Ogni guerra è anche un tempo opportuno

“Oggi ricordiamo due anniversari, l’inizio della prima e la fine della seconda guerra mondiale. Ogni guerra è certamente un grande disastro che provoca tante lacrime e tanti guai. D’altra parte ogni guerra è anche un ’kairos’, cioè un tempo opportuno: in ogni guerra c’è un seme piccolo di verità, una goccia di giustizia, un raggio di santità.” Un approccio tutto biblico quello che il vescovo di Koper-Capodistria monsignor Jurij Bizjak ha inteso dare alla riflessione omiletica durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto al santuario di Monte santo in occasione del pellegrinaggio interdiocesano delle diocesi di Gorizia e di Koper a conclusione del mese di maggio. Insieme a lui oltre trecentocinquanta fedeli delle parrocchie limitrofe alle due diocesi, numerosi sacerdoti e l’arcivescovo  di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli.”Anche la guerra – ha proseguito il vescovo della vicina diocesi slovena – è tempo di purificazione di disinfestazione, tempo di penitenza e di contrizione, tempo della ricerca della sobrietà e del disincanto. Il Signore vuole che le passioni umane vengano allo scoperto e che gli uomini sappiano rendersi conto sulla loro vera identità: come delle bestie”, ha commentato riprendendo un testo del Qoelet (3,18) che sta al cuore della riflessione biblica appunto sulle guerre e sulla natura umana.La sensibilità del biblista è venuta alla luce con il realismo che è proprio del libro sacro e con l’invito conclusivo “Possiamo essere grati ai nostri predecessori per le sofferenze ed i sacrifici con i quali ci hanno guadagnato i tempi tranquilli che noi viviamo e sperimentiamo. La nostra preghiera  -ha concluso – si rivolge al Signore per la pace stabile e duratura. La Vergine Maria, regina della pace, prega per noi” . I pellegrini delle due diocesi, accompagnati da alcuni sacerdoti, hanno ascoltato anche il saluto che l’arcivescovo mons. Redaelli ha rivolto a tutti: “Ancora una volta le nostre chiese si fanno pellegrine al santuario caro da secoli alle popolazioni che vivono lungo l’Isonzo, pregando insieme per il dono della pace e ricordando in modo particolare i fratelli cristiani perseguitati; unendo la preghiera per le vittime delle due guerre ma anche per i fratelli cristiani perseguitati in tante parti del mondo e per quanti soffrono a causa di situazioni analoghe a causa delle guerre e delle ingiustizie.A conclusione del pellegrinaggio tutti i presenti hanno sostato brevemente in preghiera – come ormai consolidata tradizione – davanti al monumento che da venti anni ormai ricorda l’azione portata avanti dall’associazione “Concordia et pax” e che intende porsi come significativa testimonianza di riconciliazione dopo le tragedie delle guerre del secolo ventesimo.