Nuovo direttivo per il CVS

Nelle scorse settimane presso la Sala Parrocchiale adiacente la chiesa di San Valeriano a Gradisca d’Isonzo, il Centro Volontari della sofferenza diocesano ha vissuto l’importante momento del rinnovo, per i prossimi 5 anni, delle proprie cariche associative a livello diocesano (Presidente e Consiglio).  L’importante momento partecipativo ed elettivo, ha potuto contare su una ampia partecipazione di associati ed è stato preceduto dalla recita dei Vespri in chiesa, momento celebrativo al quale è seguito un breve intervento dell’assistente diocesano mons. Pasquali che ha sottolineato i principali elementi del carisma associativo e la necessità di sviluppare oggi nella Chiesa e presso ogni comunità cristiana l’impegno a servizio e a supporto degli ammalati, per fare in modo che la realtà della sofferenza e della malattia non diventino drammatica e inevitabile causa di emarginazione, ma invece preziosa opportunità di valorizzazione pastorale degli ammalati. Il Centro volontari della sofferenza prende forma e inizia la sua attività a servizio della Chiesa nel 1947 grazie ad una intuizione del suo fondatore Mons. Luigi Novarese al fine di essere risposta concreta al dramma della sofferenza umana che molto spesso conduce l’uomo ad allontanarsi dal suo creatore, a sentirsi ingiustamente isolato, abbandonato all’inutilità. Ai piedi della croce, l’apostolato del CVS riconosce la propria identità guardando al mondo della sofferenza come alla “terra “della propria missione e proponendo ad ogni uomo una scelta di vita aperta alla salvezza. Nell’azione pastorale e sociale svolta dal CVS a favore della persona sofferente, è posta in primo piano la persona disabile, quale presenza attiva ed allo stesso tempo credibile. Ma l’azione del CVS vede anche coinvolti nel medesimo ideale ammalati e sani per una feconda condivisione della medesima spiritualità. Richiamandosi a questi valori e a questo carisma, l’assistente diocesano dell’Associazione don Pasquali ha sottolineato, fra l’altro:”Oggi ci facciamo una domanda; perché siamo qui? La risposta sembra ovvia: per eleggere i nostri rappresentanti. Prima però dobbiamo chiederci: chi siamo? Un’Associazione che ha messo al centro della propria vita l’accettazione volontaria delle difficoltà, in modo particolare quelle causate dalla sofferenza fisica.Nella nostra associazione, la malattia, la disabilità, trovano dignità ed accettazione perché vengono accolte e portate in unione al mistero pasquale di morte e risurrezione di Gesù Cristo. Perché siamo Volontari? Perché desideriamo che la nostra sofferenza non vada perduta ma sia valorizzata in collaborazione con Cristo per la salvezza dell’umanità. Ciò presuppone una vita ricca di preghiera, ed una profonda unione con il Signore. Le finalità che questo modo di portare e vivere la sofferenza si propone, sono quelle indicate dalla Madonna a Lourdes e Fatima, vale a dire fare penitenza per la conversione dei peccatori e pregare per il Papa e la santificazione dei sacerdoti. Queste finalità sono state fatte proprie dal beato Luigi Novarese ideatore e fondatore dell’associazione e dei Silenziosi Operai della Croce, che hanno il compito di sostenere e guidare l’associazione che ormai è internazionale.L’intuizione di Monsignor Novarese è stata quella di valorizzare la sofferenza, specialmente quella disabile, spesso tenuta nascosta per vergogna, e portarla allo scoperto per farla partecipe della vita sociale ed ecclesiale. Egli ha aperto nella Chiesa uno spazio, una luce: la sofferenza e i sofferenti, i malati, da oggetto di cura pastorale a soggetti attivi di pastorale, coniando in questo senso lo slogan: “l’ammalato per mezzo dell’ammalato”.San Paolo nella lettera ai Colossesi (1,24) scriveva: “completo nella mia carne – spiegando il valore salvifico della sofferenza – quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa”.Al termine dello spoglio delle schede, è risultata eletta nuova Presidente diocesana dell’Associazione, Sara Peric di Ronchi dei Legionari, alla quale, dopo l’accettazione dell’incarico, sono andate le congratulazioni  per l’importante e impegnativo ruolo assunto a servizio della vasta e complessa realtà della malattia in genere e della disabilità, affinchè questa dimensione umana e sociale possa essere in qualche modo maggiorente valorizzata  ed integrata nell’attività pastorale delle nostre comunità cristiane.