“Nel villaggio globale i cristiani partecipano alle gioie e ai dolori”

“Anche in un momento di crisi nessuno è tanto povero da non poter dare anche un solo momento di tempo per portare sollievo alle persone. In un mondo che oramai è un villaggio globale, è necessario sentirsi fratelli di tutti e partecipare alle gioie e alle sofferenze, alle speranze e alle angosce dell’umanità”. Con questo invito ai cristiani di tutta Italia monsignor Luigi Bressan, arcivescovo di Trento, neo presidente della Caritas italiana, della Commissione episcopale per la carità e la salute e della Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali inizia il suo mandato. Il suo incarico scadrà a maggio, quando in occasione dell’assemblea Cei verranno rinnovate tutte le Commissioni episcopali e sarà eletto un nuovo presidente. 74 anni, nato a Sarche (Trento), mons. Bressan è stato eletto arcivescovo titolare di Severiana e nominato pro-nunzio apostolico in Pakistan il 3 aprile 1989, ordinato vescovo il 18 giugno 1989, nunzio apostolico in Thailandia il 26 luglio 1993 e arcivescovo di Trento il 25 marzo 1999. È anche vicepresidente della Conferenza episcopale triveneta.In passato è stato nunzio in Pakistan e in Thailandia. Come metterà a frutto questa sua esperienza internazionale? “Cercherò di aiutare le persone a capire e rispettare le varie culture. Al di là delle provenienze, l’essere umano è uguale ovunque. Nel mondo ci sono purtroppo tante situazioni di miseria e di oppressione che spingono le persone a cercare altrove. C’è la difficoltà di capirsi ma con la buona volontà ci si può intendere. È possibile crescere in una società interculturale. Perché il concetto di cultura è sempre dinamico, non è mai stabile”. Per la Caritas la questione immigrazione è una sfida difficile, con una opinione pubblica spesso contraria e divisa, soprattutto in un momento di crisi… “Non nego che sia una sfida difficile ma è l’unica via per il futuro, perché altrimenti ci si fa solo guerra. Credo nella via del dialogo, della pazienza, per saper superare le incomprensioni senza paternalismi. I migranti hanno la loro fede, appartenenza, cultura, bisogna coinvolgerli affinché crescano e ci si arricchisca reciprocamente delle rispettive esperienze, con i limiti che tutti abbiamo, perché anche noi europei non siamo perfetti. È un cammino difficile ma possibile”. Papa Francesco ha una particolare attenzione per i poveri e le periferie. Questo per voi è un grosso sostegno? “Il Papa ci aiuta enormemente a portare avanti la prima missione della Caritas che è l’educazione e la formazione di una mentalità e dell’accogliere e aiutare i poveri. Perché l’umanesimo cristiano è orientato al servizio degli altri, e lì si realizza la propria vita. Per un cristiano il tema dell’amore al prossimo come impostazione di vita è fondamentale. Papa Francesco ci aiuta moltissimo in questo approccio, con il suo stile molto incisivo”. Quali sono in questo momento le priorità e urgenze per la Caritas italiana? “Sicuramente le urgenze sono i rifugiati e gli immigrati. In un Paese che prima era di emigrati – e ce ne sono ancora – oggi il problema più acuto è quello dei rifugiati, compresi i minori, che sono affidati ai Comuni, i quali non sanno come gestirli. Ci sono diverse fasi da affrontare bene: prima la salvezza di chi arriva via mare, alla quale devono provvedere le forze pubbliche, poi l’assistenza, quindi la convivenza, la coesione, la socializzazione. In questi campi realtà come la Caritas e il volontariato sono molto importanti”. Sul fronte internazionale ci sarà sicuramente l’Iraq…“Si l’Iraq con il Kurdistan, dove la Caritas è molto attiva nell’aiuto ai profughi. L’arcivescovo di Erbil è venuto in questi giorni a ringraziare la Conferenza episcopale italiana. Varie diocesi stanno proponendo iniziative locali, con le offerte che poi confluiranno verso la Caritas italiana. Anche noi a Trento abbiamo previsto una colletta speciale e attività di sensibilizzazione a favore delle famiglie irachene”. Le sue radici trentine daranno uno specifico al suo mandato? “Da tanti decenni abbiamo una particolare attenzione ai temi sociali e alla mondialità. Da una statistica recente, indipendente dalla Chiesa, è emerso che siamo la regione con il più alto tasso di volontariato associato, di organizzazioni non governative che aiutano i Paesi poveri. C’è una tradizione di generosità della nostra gente e anche delle istituzioni, di condivisione e aiuto reciproco. Speriamo che questo continui e si faccia onore al fatto che il loro vescovo è stato eletto presidente”.