Nascere e morire oggi

Martedì 26 novembre, presso il Centro Pastorale “Mons.Trevisan” di Cormons, si è svolto, nell’ambito del corso di formazione organizzato dall’ufficio diocesano di Pastorale della salute insieme all’ufficio liturgico, l’incontro su “Nascere e morire oggi”, con la partecipazione di molte persone impegnate nel servizio ad ammalati, disabili, anziani.Dopo l’introduzione di don Mirko Franetovich, sono intervenuti la prof.ssa Gabriella Burba, per presentare gli orientamenti legislativi sul tema e il quadro socio-antropologico sotteso, e il teologo morale don Franco Gismano, che, in risposta a vari problemi proposti dai partecipanti, ha offerto criteri etici di approccio agli interrogativi talvolta drammatici di fronte alle questioni complesse del nascere e morire oggi.Nella prima parte sono state sinteticamente esposte le linee portanti delle leggi sull’IVG del 1978 (circa 6 milioni di aborti in 40 anni); sulla fecondazione assistita del 2004, legge in gran parte smantellata dalla magistratura; sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento del 2017, per arrivare infine alle pronunce della Corte Costituzionale sul suicidio assistito e ai disegni di legge in merito.  Sia per la nascita che per la morte, appaiono a prima vista contraddittorie, da un lato, la possibilità di abortire o di avere un figlio a tutti i costi; dall’altro, l’accanimento terapeutico con il prolungamento della vita dovuto agli sviluppi della medicina e della tecnologia e, contemporaneamente, l’insopportabilità di una vita resa possibile solo “da trattamenti di sostegno vitale”, con la conseguente richiesta di suicidio assistito. Su tale aspetto la Consulta, nell’Ordinanza 207/2018, si è così espressa: “Entro lo specifico ambito considerato, il divieto assoluto di aiuto al suicidio finisce, quindi, per limitare la libertà di autodeterminazione del malato nella scelta delle terapie, comprese quelle finalizzate a liberarlo dalle sofferenze”. Nell’ambito di una concezione per cui l’uomo è completamente padrone della sua vita e quindi della sua morte, eventi non più iscritti nell’ordine naturale delle cose, autodeterminazione è diventata la parola d’ordine, che tiene insieme le apparenti contraddizioni: il figlio non è più considerato come un dono del cielo, ma il frutto di un desiderio e di una decisione autonoma dei o del genitore; analogamente prolungare a tutti i costi la vita o interromperla perché ritenuta intollerabile è una scelta rimessa alla libertà del singolo. Su questo punto, indotto dagli interventi di molti partecipanti, don Franco ha proposto una serie di approfondimenti chiarificatori, distinguendo anzitutto fra desiderio e volontà. Mentre è del tutto legittimo desiderare un figlio o desiderare la morte, cosa molto diversa è tradurre tale desiderio in volontà deliberata. Anche un prete può desiderare un figlio, e questo appartiene alla più profonda dimensione dell’umano, ma la volontà di realizzare concretamente tale desiderio sovverte l’orizzonte di senso della propria vita. Esiste, d’altra parte, un diritto a  morire, che oggi spesso si scontra con interventi medici finalizzati a “salvare” il paziente a tutti i costi, prolungando un’esistenza che poi rischia di diventare un peso intollerabile sia per l’interessato sia per chi lo assiste. Papa Giovanni Paolo II ha coscientemente rifiutato tale tipo di interventi, che costituiscono invece la prassi nei protocolli sanitari. Don Franco ha sottolineato infine la necessaria distinzione fra il piano della normativa giuridica e quello dell’etica, al cui centro si pone la scelta della coscienza, perché la norma astrattamente intesa è una linea guida che non può però trovare applicazione pedissequa senza il discernimento personale nelle situazioni concrete in cui ognuno di noi è chiamato a incarnare risposte di amore e cura verso la vita delle persone che incontriamo e ci sono in qualche modo affidate. Il prendersi cura – il più possibile e con intelligenza – nell’assistenza, nell’educazione, nei rapporti familiari e amicali, è stato quindi il filo conduttore di un incontro ricco delle esperienze e della passione (intesa anche come sofferenza vissuta nel contatto con la malattia e il dolore) di tutti i partecipanti. Un incontro di condivisione su prospettive ma anche su interrogativi sempre aperti di fronte al mistero della vita, del suo fine e non soltanto della sua fine.  Tenendo presente queste considerazioni ci si ritroverà per il prossimo incontro a Ronchi dei Legionari, presso la parrocchiale di Maria Madre della Chiesa sabato 18 gennaio 2020  alle ore 15 con “Cura della persona attraverso i gesti e il rito liturgico”.