Monsignor Trevisan ha concluso la sua lunga esistenza

Ricoverato da alcuni giorni all’ospedale di Gorizia, ha concluso la sua vita venerdì scorso il sacerdote diocesano monsignor Giovanni Trevisan, canonico onorario del capitolo metropolitano teresiano. Avrebbe compiuto 98 anni nel prossimo mese di giugno; era infatti nato a Cervignano il 30 giugno 1919. Faceva parte di una numerosa classe di sacerdoti che avevano celebrato la prima messa nel corso dell’anno 1943. Dopo le scuole elementari nel paese di nascita, don Giovanni era stato alunno del seminario minore e di quello teologico centrale. Aveva avuto il privilegio di ricevere l’ordinazione presbiterale per le mani dell’arcivescovo Carlo Margotti nella chiesa madre di S.Michele arcangelo di Cervignano del Friuli.La sua vita pastorale è stata particolarmente intensa: vicario cooperatore a Romans d’Isonzo (1943) ed a Grado (1945); è stato parroco a Fogliano (1949), a Saciletto (1952), a Muscoli (1966) e San Martino di Terzo d’Aquileia (1982). Successivamente è stato vicario parrocchiale (1989) e collaboratore pastorale, ospite della comunità sacerdotale di Cervignano, a servizio dell’azione pastorale ed educativa della comunità cristiana e in stretta collaborazione con i sacerdoti della parrocchia.Migherlino di corporatura, ma resistente a tutte le vicessitudini, don Giovanni Trevisan ha festeggiato settantatre anni di Messa, un anniversario singolare di vita sacerdotale attiva. Fino ad alcuni anni fa ha potuto presiedere la Messa, ascoltare alle confessioni, visitare i malati. Una presenza attiva anche grazie al carattere semplice e aperto, alla disponibilità che lo distingueva.Partecipe della vita del presbiterio diocesano e della diocesi, offriva sempre con grande semplicità e disponibilità la sua presenza. Lascia un esempio di dedizione gli altri e una fedeltà che si è consumata come una lunga vita a servizio della Chiesa diocesana, della quale era il sacerdote più anziano.La liturgia di commiato si è svolta martedì scorso a Cervignano ed è stata presieduta dall’arcivescovo emerito di Gorizia, monsignor Dino De Antoni.