Maddalena, la donna del secondo annuncio

L’iconografia tradizionale la rappresenta con l’attributo esteriore canonico del personaggio evangelico: i fulvi capelli, sciolti e lunghissimi. E’ sufficiente questo dettaglio ad evocare il profilo di Maria di Magdala o Maria Maddalena, la cui memoria liturgica ricorre, nel calendario romano, il 22 luglio e che la Chiesa ortodossa celebra la terza domenica di Pasqua, detta “delle mirofore”, dal nome delle donne che, morto Gesù, agli albori del giorno si erano recate al sepolcro con i vasetti degli aromi per completarne la sepoltura, avvenuta in fretta e rimasta incompiuta per l’imminenza del riposo sabbatico.In Occidente, Maria di Magdala, dalla quale “erano usciti sette demoni” (Lc 8,1-3), fu presto assimilata ad una prostituta redenta da Gesù, sulla scorta di una pagina evangelica contigua (Lc 7), in cui, senza farne il nome, si racconta della conversione di una nota peccatrice che, nella casa di Simone il fariseo, aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, li aveva bagnati con le sue lacrime ed infine asciugati con i suoi capelli.Gesto di venerazione che un’altra Maria, di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro, aveva compiuto nei confronti di Gesù (Gv 12,3). L’identificazione della mirofora con la peccatrice pentita, ad opera soprattutto di papa Gregorio Magno, diede corso alla vulgata secondo cui Maddalena, da donna perduta e causa di perdizione, si mise alla sequela di Cristo, avendo conosciuto l’amore del Padre nella misericordia usatale dal Figlio. Ai cui piedi chiodati, accanto alla Vergine Annunciata, si raccolse nella cupa afflizione dell’ora estrema. Lei che, corsa al sepolcro, lo trovò vuoto e cedette al pianto, sino alla svolta, quando, dal Risorto, ascoltò la rivelazione pasquale: l’oscurità della morte è stata vinta, illuminata dal Dio dei viventi.E’ una donna dal passato discusso, la testimone prescelta della resurrezione. Al di là del rigido dualismo oppositivo tra gli archetipi del femminile: la donna idealizzata (obbediente, pura, morigerata) e la donna demonizzata (trasgressiva, promiscua, immorale). Cristallizzate nelle rispettive parti, a ciascuna assegnata dalla società patriarcale. Gesù, rifiutando l’automatismo degli schemi che ingabbiano, ha aperto un’altra strada percorrendo le vie polverose della Palestina: va incontro “alle/agli scartate/i”, a cui -scandalo per i malpensanti- rivolge la parola capace di sollevare dalla polvere.Portento della buona notizia, che rovescia la logica del mondo in nome di un amore incondizionato. Cammina, Gesù, e semina misericordia. Incurante dell’immagine pubblica che inquadra il peccatore identificandolo nel suo peccato. Ai condannati senza appello Gesù scrolla di dosso il marchio d’infamia, il macigno della colpevolezza, la pietra del giudizio. Alla sentenza irrevocabile che annienta con lo stigma dell’esclusione, oppone un dono gratuito: la piena fiducia che risana e rilancia. Lo sprone di Gesù all’adultera pentita (“Va’ e d’ora in poi non peccare più”, Gv 8,11) e all’indemoniato guarito (“Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro la misericordia che il Signore ti ha fatto”, Mc 5,19) si rinnova nelle parole del Risorto a Maddalena, eletta testimone privilegiata di una speranza di senso risalita dalle tenebre della sfiducia alla luce della Vita. “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20,17) le dice Gesù, esortandola a non chiudersi nel rimpianto sterile, a cercarne la presenza nel suo corpo eucaristico (Noli me tangere), a crescere nel desiderio del Bene. Gioia del Signore della vita è che i suoi figli si scoprano amati e, perciò, capaci di amare. Di qui il mandato ecclesiale conferito a Maddalena di farsi apostola degli apostoli annunciando ai fratelli smarriti la salvezza garantita dalla Pasqua. La realtà della nuova creazione proclamata dal “resurrexit” ripete ancora, alle donne e agli uomini del tempo presente: “Va’”, cogli il mistero dentro la vita, nel suo essere germe di eternità.