La sinodalità: il modo di vivere della Chiesa

Si è svolta da domenica 29 agosto a mercoledì 1 settembre la tre-giorni di formazione che ha coinvolto 18 presbiteri dell’arcidiocesi. Negli ultimi anni queste tre-giorni sono state l’occasione per riflettere, pregare e conoscere più da vicino la realtà delle diocesi sorelle di Vittorio Veneto, Trento e di Belluno-Feltre. Quest’anno l’incontro è avvenuto con la diocesi di Treviso che ha messo a disposizione il centro “don Paolo Chiavacci” di Crespano sul Grappa e alcuni dei suoi presbiteri che hanno aiutato i sacerdoti di Gorizia a riflettere e aggiornarsi. Don Luca Vialetto ha offerto una lettura molto interessante del capitolo 21 del vangelo secondo Giovanni, riletto alla luce del tempo di pandemia che stiamo attraversando. Questa lettura è stata maturata nei mesi scorsi negli incontri fatti dai presbiteri di Treviso a livello di “decanato”. In particolare ha evidenziato che il gruppo di coloro che si ritrovano a pescare sul lago di Tiberiade dopo la risurrezione non è la comunità dei discepoli di partenza, un po’ come noi che non ritroviamo tutti coloro che frequentavano le nostre comunità. Dopo una pesca infruttuosa i discepoli gettano nuovamente la rete dal lato inaspettato e inadatto. La pesca abbondante avviene quando si sanno incrociare doni e competenze, sapendo che per vivere la comunione bisogna essere disposti a perdere qualcosa. Don Luca Pizzato, incaricato per la formazione dei giovani sacerdoti, invece, ha offerto una riflessione sul tema “il Noi presbiterale”. Questo argomento è stato affrontato dalla diocesi di Treviso nell’ambito della formazione permanente del clero. La costituzione delle “collaborazioni pastorali” (l’equivalente delle nostre unità pastorali) ha messo in evidenza come a volte ragioniamo a partire da ecclesiologie differenti che hanno bisogno di dialogare. È importante ripartire dalla consapevolezza che è la Chiesa è comunione, ed è evangelizzatrice: nella Chiesa, popolo di Dio, i presbiteri agiscono come un “noi”. Il presbiterio non è un’associazione di persone che fanno lo stesso lavoro, ma è uno dei luoghi in cui agisce lo Spirito Santo. Mentre il clima culturale incoraggia il sorgere di appartenenze specifiche in contrapposizione, è quanto mai importante pensare in termini di “noi”. Don Mario Salviato, vicario per la pastorale, ha presentato il percorso sinodale fatto dalla diocesi di Treviso quattro anni fa che ha permesso di individuare tre priorità da tener presenti nell’azione pastorale: la vicinanza alle famiglie, la revisione degli stili di vita, la prossimità ai poveri. Perché queste priorità possano essere attuate è importante coinvolgere e rinnovare il modo di agire dei consigli pastorali e degli affari economici, in modo che sempre più non solo si facciano delle cose insieme, ma si diventi capaci di progettare insieme. Don Stefano Didonè, docente di teologia fondamentale, ha aiutato ad approfondire il tema della sinodalità. La sinodalità è il modo di vivere della Chiesa, popolo di Dio, che cammina insieme per evangelizzare: la sinodalità è sempre in vista dell’evangelizzazione. La sinodalità chiede a tutti i battezzati di essere soggetti nella Chiesa e non oggetti della cura pastorale di qualcuno. C’è molta strada da fare perché anche le strutture possano cambiare e aiutino a vivere la comunione. Per vivere consapevolmente la sinodalità è necessario distinguere tra il processo di costruzione della decisione (decision making) e l’atto di prendere la decisione (decision taking). La sinodalità si vive come stile, richiede dei processi e delle strutture, si manifesta in alcuni eventi. Non sono mancati i momenti di preghiera, ma anche l’apprezzamento della bellezza del territori, in particolare della cittadina di Asolo che è stata meta di una visita guidata. A conclusione della tre giorni i presenti hanno cercato di far emergere quali sono le idee più feconde maturate insieme attorno ai temi del noi presbiterale, della sinodalità e della conversione pastorale.