La misericordia è più quotidiana di quello che pensiamo

Quest’anno la tradizionale veglia di preghiera NotteCaritas ha avuto l’opportunità molto gradita di inserirsi all’interno del rito dell’apertura della Porta Santa dell’Anno Giubilare della Misericordia. Nell’incontro di preghiera hanno portato la loro testimonianza quattro persone che hanno vissuto nella loro vita la misericordia. Franco, dell’associazione Concordia et Pax, ha raccontato del suo impegno a superare le ferite dell’odio tra italiani e sloveni residenti in Diocesi di Gorizia e di Koper dopo la tragica esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Come è difficile creare relazioni tra italiani e sloveni che condividono un territorio e una comunità che siano improntati nella centralità della persone a prescindere se italiano o sloveno, se fascista, antifascista, comunista o anticomunista. Livio, piccolo imprenditore goriziano, ha cercato nella crisi economica di aprirsi alla giustizia e alla solidarietà e nella sua attività imprenditoriale ha accolto persone disabili in borsa lavoro e disoccupati in tirocinio formativo. Ha raccontato la gioia delle cose più semplice che il suo tirocinante ha potuto rivivere dopo il periodo di disoccupazione: poter festeggiare un compleanno andando a mangiare una pizza o rinfrescarsi dalla calura estiva con un fresco gelato. Cose comuni che per un disoccupato non sono possibili.Abdul, rifugiato cittadino afghano che vive a Gorizia, ha raccontato come nella sua vita l’esperienza di sentirsi accolto dalla Caritas e dal volontariato, ma soprattutto da una famiglia goriziana li ha permesso di capire quanto è importante mettersi a servizio degli altri. Per questo motivo ha iniziato ad aiutare i volontari a superare la barriera della lingua impegnandosi gratuitamente a interpretare ciò che i volontari volevano comunicare ai richiedenti asilo afghani e viceversa.Mario, ha concluso la serie di testimonianze, raccontato di aver trascorso due anni di carcere in via Barzellini a Gorizia, perché non avendo un’abitazione non ha potuto avere una forma di detenzione domiciliare. Dopo questa esperienza di reclusione Mario ha potuto riemergere dal fondo grazie alla mano tesa da don Alberto che lo ha accolto a casa sua. Ora ha trovato un impiego lavorativo e vive in un appartamento in affitto.La veglia di preghiera è continuata con il Rito dell’Apertura della Porta Santa in Cattedrale dove l’Arcivescovo ha commentato il brano del Vangelo di Luca proclamato nella veglia riflettendo su come l’evangelista Luca ha fatto vedere il volto misericordioso di Gesù: l’accoglienza del pubblicano Levi come apostolo fino alla promessa del paradiso a quell’uomo che stato crocefisso con Lui sul calvario. Noi troppo spesso non accettiamo di essere perdonati senza scontare una pena, ma anche come il fratello del figliol prodigo, nella parabola, non accettiamo che altri vengano perdonati e riaccolti dopo aver sbagliato.Questo perdono gratis che offre Gesù ci disturba: l’Arcivescovo si domanda:  “forse perché vogliamo salvarci da soli? Vogliamo essere noi i protagonisti. Non sarà che il più grande peccato da cui dobbiamo essere perdonati è l’orgoglio?”