La famiglia missionaria piange la morte di Daniele

Tre anni di malattie, tre anni di tante speranze, tre anni circondato dall’affetto e dalla vicinanza incredibile della moglie Mariachiara, del piccolo Mateo, della mamma Maria, dei fratelli e sorelle, cognati e cognate, zii e zie e da tanti parenti ed amici, ma, alla fine il corpo robusto di Daniele Mocchiutti ha ceduto al male. Un tumore ha posto fine alla sua vita terrena, venerdì 15 gennaio alle 20,30, all’età di 53 anni. Una, purtroppo morte comune a tante persone ancora giovani come lui. Ma una morte che colpisce la diocesi e la grande famiglia delle missioni. Daniele me lo ricordo, quando venne in un tardo pomeriggio al nostro Centro Missionario nell’estate del 1982, per la prima volta. Amava profondamente la terra e aveva frequentato l’Istituto Agrario a Cividale e da un professore venne a sapere che invece del servizio militare di un anno in Italia, poteva svolgere il servizio civile nel Terzo Mondo, anche se per 2 anni. Aveva sentito che a Gorizia c’era un Centro Missionario che inviava in terra di missione sacerdoti, suore della Provvidenza, missionari/e e volontari laici. Unitamene al compagno di classe Andrea Fragiacomo, di Ronchi dei Legionari, non ebbe dubbi su quella che era la sua strada, avvalendosi della legge Pedini sul volontariato internazionale.Occorreva prepararsi e non si tirò indietro, incoraggiato anche dalla famiglia, una famiglia profondamente cristiana e con uno spiccato spirito missionario.Dapprima un corso di 40 giorni a Verona per missionari  e volontari di prima partenza per l’Africa, poi lo studo della lingua francese a Parigi e poi, nel novembre 1983, la partenza per il Centro agricolo per la formazione dei catechisti a Brobo in Costa d’Avorio, Centro che faceva riferimento alla missione di Nimbo-Bouakè, ove operava anche il nostro don Michele Stevanato.Nel corso della preparazione una inattesa e gradita sorpresa. Papa Giovani Paolo II, ora santo, nel suo primo anno di pontificato, nel 1983, volle dare nella giornata missionaria mondiale, terza domenica di ottobre, personalmente a tutti i missionari, religiosi e laici il mandato missionario, assieme ad un crocefisso, nella Basilica di S.Paolo a Roma, strapiena dei parenti e amici dei missionari fra i quali anche mamma Maria, papà Angelo e il fratello Renzo. Purtroppo, mentre Daniele si trovava in Africa, venne a morire, ancora giovane, il papà e su Daniele ricadde tutta la responsabilità della azenda agricola. Ma nel cuore aveva sempre le missioni e così, quando dopo la caduta di Ceausescu, le suore della Provvidenza aprirono una loro prima casa in Moldavia, fu lui ad accompagnarmi nel luglio 1992, in macchina, con un viaggio avventuroso, in quella lontana regione che con gli anni si sarebbe sempre più aperta alla missionarietà.Poi il matrimonio con Mariachiara, la cui festa fu celebrata sull’aia in vero spirito contadino e l’arrivo, dopo alcuni anni, in famiglia del piccolo Mateo.E quì è da segnalare un fatto particolare. Il 7 dicembre scorso Papa Francesco ha mandato una particolare sua preghiera e benedizione a Daniele, a sua moglie Mariachiara  a mamma Maria, accompagnando la benedizione con un rosario da Lui espressamente benedetto e scrive “con una tenera carezza per il piccolo Mateo”.Ora Daniele non è più fisicamente in mezzo a noi ma la diocesi e la grande famiglia delle missioni gli è tanto grata perchè è stato tra i primi ad aprire alle missioni diocesane decine e decine di persone.Se la diocesi di Gorizia viene qualificata da Padre Pietro Gheddo nella prefazione del secondo libro che ho scritto sulla storia delle nostre missioni diocesane, come “la diocesi più missionaria d’Italia”, lo dobbiamo anche a lui e a tutti quelli altri laici che lo hanno imitato. Il Signore darà a Daniele il suo Paradiso che riserva a chi ha un cuore altruista e generoso.