La Vita consacrata: dono che la Chiesa accoglie e sostiene

La giornata mondiale della Vita Consacrata anche quest’anno è stata celebrata a livello diocesano a Cormons presso l’accogliente monastero di Rosa Mistica.”Voi siete sale della terra voi siete luce del mondo”.  Con le parole del Vangelo che hanno risuonato in tutte le assemblee eucaristiche nella quinta domenica del tempo ordinario don Giorgio Giordani, vicario episcopale per la vita consacrata, ha dato il benvenuto alle religiose e ai religiosi convenuti da tutta la Diocesi. Don Giorgio ha evidenziato il verbo al presente usato da Gesù e ha aggiunto un breve commento sottolineando che “Gesù è la vera Luce: associati a Lui come Figli di Dio godiamo dello stesso dono. Siamo luce per vivere di Luce e rendere visibile nella Chiesa e a tutti nel mondo la bontà del Signore e la gioia di seguirLo; siamo sale per gustare il buon sapore del Vangelo e testimoniarlo in ogni angolo della terra.Riuniti nella bella luminosa chiesa dedicata a Maria Rosa Mistica, i religiosi hanno cantato i vesperi  solenni della domenica presieduti dall’Arcivescovo, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli e rinnovato comunitariamente i voti. Nell’omelia, il vescovo ha commentato il significato profondo della vita consacrata che da sempre la Chiesa accoglie e sostiene come dono prezioso. Partendo dal Battesimo, fonte di ogni vocazione cristiana monsignor Redaelli ha messo in risalto la vita consacrata definita “sequela radicale di Cristo nell’assunzione dei consigli evangelici (voti) secondo il carisma e vissuta in una comunità”.Ha ricordato, poi, che la sequela non riguarda solo i religiosi, è di tutti i cristiani in forza del battesimo, fonte di ogni vocazione. Anche la radicalità è di tutti ed ha portato l’esempio dei genitori che seguono fino alla fine il figlio disabile; così avviene per molte altre persone in vari ambienti professionali e per chi opera in politica. Ciò che ci differenzia sono le forme che più specificatamente appartengono alla vita consacrata, come i consigli evangelici che conosciamo come  voti  di povertà, di verginità e di obbedienza, insieme al carisma, e la vita in una comunità.Il vescovo Carlo ha quindi fatto dono ai presenti di una bella riflessione sui voti, visti come speciali forme relazionali: con le cose, con le persone, con noi stessi. Parlando della “relazione con le cose”, ha ricordato che bisogna andare da Gesù nel deserto e imparare da Lui come vincere i pericoli – tentazioni – rappresentate proprio da queste tre relazioni se usate e vissute male. Di fronte al bisogno del pane, necessario per sopravvivere, Gesù risponde dando  la priorità alla Parola, alla Provvidenza. Col voto di povertà i religiosi rinunciamo al possesso dei beni, non al loro uso, anzi il dono della povertà chiede di più: il preciso dovere di avere cura dei beni e di contribuire ad accrescerli perché a nessuno sulla terra manchi il necessario per vivere.Affrontando il tema della “relazione con le persone”, il vescovo Carlo ha evidenziato che la verginità, non allontana le persone ma le valorizza e ne allarga il cerchio per un amore più grande di accoglienza e di cura verso tutti in particolare i più poveri. Inoltre ci mantiene gioiosi e liberi da ogni autosufficienza e vanità, ci permette di condividere e collaborare con tutti nel riconoscimento vicendevole dei doni. Infine, sulla “relazione con se stessi”, l’obbedienza -ha concluso l’arcivescovo – aiuta a non fare di noi un idolo. Ci tiene lontani da ogni forma di potere e rivalità. Ci insegna ad accogliere e a valorizzare i carismi, il dono di vivere in una comunità e le  molte opportunità di bene che nascono e si realizzano quando religiosi presbiteri e laici si mettono  nsieme, in sinodo, per la crescita della vita cristiana. La giornata si è conclusa con un gioioso incontro conviviale.