La Riconciliazione nel tempo di Covid

L’infinita misericordia e l’immensa creatività di Dio stanno all’origine delle molteplici strade per conoscere il perdono di Dio. Dio dona sempre il suo perdono, ma noi abbiamo bisogno di preparare il nostro cuore per rendercene conto e per renderlo efficace dal nostro punto di vista: se non c’è una collaborazione da parte nostra rischia di essere un dono ricevuto e nemmeno aperto. S. Giovanni Crisostomo indica che si può accedere al perdono di Dio riconoscendo il proprio peccato, perdonando agli altri, con la preghiera fervente, attraverso dei gesti di carità, con l’umiltà ovvero confessando i propri peccati. Anche la celebrazione della messa, con il riconoscimento della grandezza della misericordia di Dio è occasione per ricevere il perdono. Il sacramento della riconciliazione riassume un po’ tutti queste dimensioni del perdono e assicura l’efficacia. Cioè Dio non ha bisogno del sacramento della riconciliazione per perdonare, ma dal nostro punto di vista nel sacramento noi sappiamo di ricevere il perdono con certezza e integrando tra di loro diverse dimensioni del perdono. Nel sacramento della riconciliazione c’è l’ascolto della Parola, c’è la preghiera fervente fatta insieme, c’è la dimensione comunitaria (si sa che il peccato danneggia non solo il peccatore ma anche la comunità a cui appartiene… la comunità va coinvolta anche nel processo di guarigione), c’è un riconoscimento umile del proprio peccato, c’è il pentimento sincero, c’è la riparazione attraverso la carità, c’è la parola autorevole che attesta il perdono ricevuto. Proprio perché la misericordia è infinita e la creatività di Dio è immensa, anche le forme per vivere il sacramento della riconciliazione sono diverse. Il rituale indica tre possibilità, tre forme: 1) il rito per la riconciliazione dei singoli penitenti, 2) il rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale, 3) il rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale. In ogni caso gli ingredienti sono sempre la preparazione personale del sacerdote e dei penitenti, un’accoglienza reciproca che fa sentire parte di una comunità di peccatori amati, l’ascolto della Parola di Dio, la confessione dei peccati e i proposito di cominciare a cambiare vita, la preghiera intensa, il segno dell’assoluzione, il rendimento di grazie. La logica del sacramento è quella di attivare dei processi che durano nel tempo e aiutano una maturazione della coscienza e una crescita della capacità di amare. Purtroppo nell’esperienza ordinaria molte volte nella confessione individuale si usa una forma abbreviata (che dovrebbe essere solo straordinaria) che rischia di svuotare del respiro comunitario ed educativo dell’esperienza della riconciliazione. La forma del rito che prevede l’assoluzione in forma collettiva a più penitenti, senza la previa confessione individuale (cosiddetta “terza forma”), è riservata ad alcune circostanze particolari in cui il numero di penitenti elevato, la scarsità di confessori, le condizioni esterne non permettono un colloquio individuale. Non si tratta di un’amnistia, o di uno sconto sulla fatica del processo della riconciliazione, ma è la possibilità di riconoscersi insieme peccatori ed invocare la misericordia e il perdono di Dio. Anche nella “terza forma” si prevede che chi partecipa alla richiesta di perdono manifesti il suo pentimento, abbia la consapevolezza di quello che avviene, la volontà di non peccare più e vivere da cristiano, ma anche l’impegno ad accostarsi individualmente al sacramento della riconciliazione, quando questo sarà possibile, soprattutto per confessare gli eventuali peccati che feriscono di più se stessi e la comunione ecclesiale. Data la situazione pandemica che si sta attraversando, il vescovo Carlo ha stabilito che a certe condizioni si possa usare anche questa forma “straordinaria” di vivere la riconciliazione in questo tempo di preparazione alla Pasqua. Visto il permanere del rischio del contagio da Covid-19 e tenuto conto che in alcune parrocchie dell’Arcidiocesi per carenza di spazi adatti (dove garantire la distanza, l’areazione e allo stesso tempo la discrezione) e/o per mancanza di sacerdoti disponibili a ricevere le confessioni non sarà di fatto possibile prima della Santa Pasqua offrire ai fedeli l’opportunità di accedere al sacramento della Riconciliazione nella forma individuale e che la stessa situazione può ricorrere nelle RSA e nelle case di riposo e di cura, si assicura anche una forma in più per gustare la riconciliazione. Dal vescovo vengono date alcune indicazioni per vivere questa forma della riconciliazione con dignità e in modo fruttuoso. Prima di tutto si comprende che è un’opportunità legata al momento che stiamo vivendo che vede l’arrivo della Settimana Santa e una terza ondata di contagi: è possibile proporre celebrazioni penitenziali con assoluzione collettiva dal 23 al 31 marzo 2021. È importante che i fedeli vengano informati sul perché e sul senso di questa forma celebrativa della riconciliazione straordinaria, e siano formati sul senso del peccato, sull’esigenza di una continua conversione, sul dono della misericordia.Rimane poi l’invito a confessare quando possibile i singoli peccati gravi in forma individuale. Per un’adeguata valutazione della situazione e per trovare le soluzioni migliori, è richiesto ai sacerdoti di confrontarsi col vicario generale o col vicario per la Pastorale. Chiaramente questa forma straordinaria della celebrazione del sacramento della riconciliazione si unisce anche allo sforzo di garantire in sicurezza per i penitenti e per i sacerdoti le occasioni per accostarsi alla confessione individuale e ancora meglio a preparare delle celebrazioni comunitarie con la possibilità delle confessioni personali.