Incontro davanti al presepe a Monte Santo

È meraviglioso che una generazione che si difende dal caldo con un condizionatore e dal freddo con il riscaldamento centralizzato, che viene alloggiata in alberghi immacolati, possa sentire il desiderio spirituale o fisico del viaggio. (Bruce Chatwin)È meraviglioso, nel suo arrivo su questo mondo, il Signore! In quella stalla, costruita sopra l’altare, su quella mangiatoia, ai suoi piedi adagiata.Arriviamo da Gorizia e da Nova Gorica, da Gradisca e da Vipavski Križ  in una questa prima gelida domenica dopo l’Epifania del Signore, all’ora di pranzo o poco dopo, quando il sole, ancora alto in cielo, tenta di scaldare, invano a dire il vero. Arriviamo, a differenza dei Magi, con poco oro e molto mohair, poco argento e molto cashmere, poca mirra e molta angora. Arriviamo lassù, sullo Sveta Gora, dove lo sguardo si perde oltre la foschia, ed entriamo, tutti insieme nel Santuario, ognuno con la propria candelina in mano, e, giunti come i Re dal Bambino, ci inginocchiamo a deporre quelle piccole luci con cui formiamo le parole Mir e Pace.A quel Bambino, creatore di tutto, che tutto porta e mantiene, offriamo quel poco che abbiamo per chiedere ciò di cui mai come ora, il Mondo intero ha bisogno. A quel Bambino, che ha accettato tutto quello che è umano, che si è fatto piccolo come noi, che è cresciuto e maturato nella saggezza e nella grazia, sensibile verso chi gli si avvicinava, che si rallegrava e rattristava, che ha pianto sulla gente e si è arrabbiato con i profanatori del tempio, uguale a noi in tutto, eccetto nel peccato, diciamo Hvala e Grazie perché tutto questo è incominciato col suo arrivo sulla Terra.Nel mistero del suo dono e del suo arrivo tra di noi, a quel Bambino, chiediamo che la sua generosità faccia ardere la nostra generosità, soprattutto in questi tempi duri, e le sue braccia aperte facciano spalancare i nostri cuori, soprattutto verso i poveri, gli ultimi, gli marginati, come ha saputo fare San Francesco d’Assisi. Questo momento vede le fraternità italiane e slovene unite, anche quest’anno, per il tradizionale incontro davanti al Presepe. “O Gospod odpusti mi”, “Res je prijetno”, “Dolce sentire” sono solo alcuni dei canti con cui una ventina di bambini formano nuvolette di condensa fuori dalle piccole bocche rosee e sciolgono l’inverno dei cuori che accolgono anche paroline salmodiate in lingue diverse.Quanti pellegrini, come pastori, hanno accolto, come una stella, il desiderio di mettersi in viaggio lasciando il tepore delle loro case per ritornare al Natale Francescano, con la riflessione di P. Michael e fra’ Lorenzo, in una Chiesa in cui solo la temperatura è fredda. Abeti con calde luci, gialle o rosse, blu o verdi, sull’altare e lungo la navata, colorano la grande Basilica, gremita di fedeli che, dopo aver attorniato il grande Presepe che circonda tutto l’altare, prendono posto riempiendo tutti i banchi. Sull’altare vien posto il Santissimo Sacramento, guidano l’adorazione il ministro della fraternità di Kostanjevica e fra’ Lorenzo, assistente spirituale della fraternità di Gorizia e le chitarre di Kristina e fra’ Jernej fanno da sottofondo musicale.Alle 16 ha inizio la Santa Messa celebrata dall’Arcivescovo, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli. Karmela e Morena si alternano nelle letture in sloveno ed in italiano e fra’ Lorenzo legge il Vangelo del Battesimo di Gesù. Segue l’omelia dell’Arcivescovo di Gorizia che Kristina, poi, tradurrà in sloveno. Zlatka introduce “Oce Nas” e, invitati da fra’ Lorenzo, tutti si stringono le mani forte come un pugno tirato a quel muro che, dal 2004, non è più lì a dividere due terre martoriate e ci si abbraccia  lentamente, come l’andar del fiume smeraldo che qualcuno chiama Isonzo, qualcuno chiama Soca, e tanti ricordano come il fiume rosso, teatro della Grande Gierra. Durante la Messa, Kristina, all’organo, suona “Astro del ciel” in italiano e “Adeste fideles” in latino, senza smettere di salire sull’ambone ogni volta che si rende necessaria la sua traduzione e vengono raccolti 287,70 euro che saranno devoluti al Caritas Baby Hospital nel segno della continuazione e nel desiderio di arrivare fin oltre al confine ed ancora più in là.Al termine di una sentita celebrazione, i due ministri delle fraternità slovena e italiana, Stanko e Daniele, ringraziano per la partecipazione e invitano a essere ancor più entusiasti e numerosi al prossimo appuntamento che, se non sarà a Betlemme come auspicato dall’Arcivescovo, si svolgerà a Gorizia nel rispetto dell’alternanza.Dopo la Santa Messa segue un festoso agape nella sala da pranzo del Convento: è bello ritrovarsi un anno dopo, scaldarsi con un the’ bollente tra le mani e chiacchierare con la bocca piena di pandoro. Uscendo dal bianco Santuario che si staglia bello e luminoso nella nera notte, si alzano gli occhi ad un cielo che, dopo aver steso un caldo tramonto su Gorizia e Nova Gorica, lascia una luna quasi piena a illuminare la strada verso casa.

Meglio rimanere fuori al freddo che al tepore della rinuncia. (Beno Fignon)