Imparate a fare il bene, cercate la giustizia (Is 1, 17)

L’ecumenismo è una questione di fede. Perchè il mondo creda i cristiani devono essere una cosa sola. Così diceva Benedetto XVI per aiutarci a comprendere come il cammino di unità dei cristiani non sia solamente un formale rapporto tra diverse confessioni, ma una priorità per la missione evangelizzatrice della Chiesa.La “settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, che  si celebra per il trentaquattresimo anno, vuole essere un’occasione per dedicare del tempo di preghiera in cui riconoscere che le divisioni tra le nostre chiese e confessioni non possono essere distinte dalle divisioni presenti nella più ampia famiglia umana.Il versetto biblico scelto per le riflessioni di quest’anno è del profeta Isaia, che dice:”Imparate a fare il bene; cercate la giustizia”(Isaia 1:17). Il tentativo di Isaia era quello di risvegliare la coscienza del popolo di Giuda dalla realtà in cui si trovava, mostrando come una religiosità prospera, formale e rituale in cui i sacerdoti del Tempio detenevano il potere e in cui solo i ricchi (elargitori di offerte) venivano considerati benedetti da Dio, mentre i poveri (che non le potevano elargire) erano ritenuti malvagi e maledetti da Dio, non fosse una benedizione ma, al contrario, una ferita aperta e un sacrilegio davanti all’Onnipotente.L’ingiustizia e la disuguaglianza avevano portato a divisioni e discordie; il profeta denunciava le strutture politiche, sociali e religiose e l’ipocrisia nell’offrire sacrifici a Dio mentre si opprimevano i poveri. Isaia si pronunciava vigorosamente contro i capi corrotti e a favore degli svantaggiati, riponendo la giustizia e la rettitudine solo in Dio.Il Gruppo di lavoro locale, nominato dal Consiglio delle chiese del Minnesota, che ha redatto i testi proposti per la preghiera del 2023, è stata ispirata dalla tragica uccisione di George Floyd che nel 2020 ha drammaticamente riportato l’attenzione su un fenomeno terribile, quello del razzismo, della supremazia etnica e delle disuguaglianze sociali che, non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa e nel resto del mondo, ancora affliggono la nostra società.Il mondo di oggi ripropone, in molti modi, le sfide della divisione che Isaia fronteggiò nella sua predicazione. La giustizia, la rettitudine e l’unità hanno origine dal profondo amore di Dio per ognuno di noi e rispecchiano chi è Dio e come Dio si aspetta che ci comportiamo gli uni con gli altri. La volontà di Dio di creare una nuova umanità “di ogni nazione, popolo, tribù e lingua” (Ap 7, 9) ci richiama alla pace e all’unità che Egli ha sempre voluto per il creato.È accaduto che, anche all’interno delle chiese, i cristiani non abbiano riconosciuto la dignità di tutti i battezzati e abbiano sminuito la dignità dei loro fratelli e delle loro sorelle in Cristo, sulla base di pretestuose differenze razziali, di sesso, di classe sociale.Ecco perché pregare insieme, specialmente pregare insieme per l’unità dei cristiani, assume un significato ancora più importante quando lo si pone al cuore delle lotte contro ciò che ci separa come esseri umani creati con pari dignità a immagine e somiglianza di Dio. Tutte le divisioni affondano le loro radici nel peccato, cioè negli atteggiamenti e nelle azioni che vanno contro l’unità che Dio desidera per tutta la sua creazione. Il razzismo è tragicamente parte del peccato che ha diviso i cristiani gli uni dagli altri, ha fatto sì che i cristiani pregassero in momenti separati, in edifici separati e in alcuni casi ha portato le comunità cristiane a dividersi. Imparare a fare il bene richiede la decisione di impegnarsi in un esame di coscienza.La Settimana di preghiera è il momento più adatto perché i cristiani riconoscano che le divisioni tra le chiese e le confessioni non sono poi tanto diverse dalle divisioni all’interno della più ampia famiglia umana. Pregare insieme per l’unità dei cristiani ci permette di riflettere su ciò che ci unisce e di impegnarci a combattere l’oppressione e la divisione della famiglia umana.Anche il Documento di lavoro per la fase continentale del Sinodo dal titolo “Allarga lo spazio della tua tenda” (Isaia 54,2) esprime il desiderio di un ecumenismo orientato al concreto impegno per la giustizia. Le Conferenze episcopali di tutto il mondo, dalle Chiese orientali cattoliche e da altri soggetti ecclesiali sintetizzano infatti: “Un ulteriore tema comune a molte sintesi è la debolezza di un impegno ecumenico profondo e il desiderio di imparare come dare nuova linfa al cammino ecumenico, a partire dalla collaborazione concreta e quotidiana su preoccupazioni comuni per la giustizia sociale e ambientale.La sfida del profeta si applica anche a noi oggi: come possiamo vivere la nostra unità di cristiani per affrontare i mali e le ingiustizie del nostro tempo? Come possiamo impegnarci nel dialogo e crescere nella reciproca consapevolezza, comprensione e condivisione delle esperienze vissute? La nostra preghiera e il nostro incontrarci con il cuore hanno il potere di trasformarci, come individui e come comunità. Apriamoci alla presenza di Dio in ogni nostro incontro, mentre chiediamo la grazia di essere trasformati, di smantellare i sistemi di oppressione e di guarire dal peccato del razzismo. Insieme, impegniamoci nella lotta per la giustizia nella nostra società.