Il senso del servire

Per comprendere i bisogni, le paure, le difficoltà ma anche i sogni di chi ci sta accanto, bisogna innanzitutto mettersi in suo ascolto. Ed è stato proprio l’ascolto dell’”altro” che ha caratterizzato la serata di preghiera e testimonianza proposta dalla Caritas diocesana di Gorizia lo scorso 12 novembre, in occasione della Giornata mondiale dei Poveri 2022, ospitata presso la chiesa di Santa Maria Assunta a Gorizia.Partendo dalle parole di Gesù “Se dunque io, il Signore e Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri”, nel corso della serata si è potuto riflettere insieme sul senso del “servizio”, non solo come volontari e operatori delle Caritas parrocchiali e delle associazioni che hanno a cuore i poveri, ma anche come comunità cristiana che ascolta, accoglie e si prende cura.Quattro i momenti in cui è stata suddivisa la serata di veglia: il primo, “Siate quelli che mettono in pratica la Parola”, ha visto la preziosa testimonianza della signora Adele, membro di Rinnovamento nello Spirito Santo che ormai da molto tempo dedica parte del suo tempo al servizio volontario all’interno della casa circondariale di Gorizia. La volontaria ha raccontato di come le tante regole da seguire, che all’inizio possono spaventare, vengono assorbite in pochissimo tempo e dopo pochi incontri tutto diventa molto naturale, spontaneo, atteso, arricchente nel dare e nel ricevere.Davvero stimolante anche la riflessione proposta da Roberto Maurizio, consigliere nazionale dell’Unitalsi, il quale ha invitato a “ritrovare di nuovo l’essenzialità nelle nostre vite, dirsi “grazie” reciprocamente nella vita di tutti i giorni e “guardarsi” negli occhi, che è anche guardare alla bellezza che abbiamo, ciascuno, dentro di noi”.Il secondo momento della serata ha portato a Gorizia alcune testimonianze “internazionali”: quelle di diverse persone che, per motivi diversi, hanno dovuto lasciare il loro Paese di origine, affrontare un forte e triste distacco, ambientarsi in una nuova realtà.Si sono così potute ascoltare, all’interno del momento “Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra!”, le testimonianze di due giovani donne provenienti dall’Ucraina e che hanno potuto trovare riparo in città grazie all’accoglienza diffusa nella nostra arcidiocesi, gestita dalla Cooperativa Murice. Storie le loro segnate dal dolore della perdita di persone care sotto i bombardamenti o al fronte, di giornate trascorse nel buio dei bunker e di corse per trovare riparo allo scattare delle sirene degli allarmi. Storie di decisioni difficili, come quella di lasciare le proprie radici e i propri cari per cercare un po’ di pace, in attesa che anche la propria patria conosca di nuovo la pace.Accanto alle loro, anche le testimonianze di due giovani uomini, arrivati a Gorizia dal Pakistan dopo una lunga traversata a piedi che li ha portati a percorrere la difficilissima “rotta balcanica”. Una scelta di partenza, la loro, dovuta alla condizione di povertà estrema in cui le loro famiglie vivevano e vivono, segnata anche dai soprusi, dalle minacce e dalle violenze perpetrate dal crudo regime talebano. Quello che entrambi sperano è di poter presto aiutare la propria famiglia a uscire da questa situazione, poiché il rischio di venire incarcerati, malmenati o uccisi è quotidiano. “Ringraziamo Dio per poter essere qui, in un Paese dove c’è l’umanità”.Storie simili anche quelle di due giovani ragazzi, Minori Stranieri Non Accompagnati, ospitati presso il Convitto San Luigi di Gorizia, partiti giovanissimi per cercare un futuro migliore di quello che la sua terra gli poteva offrire e senza il rischio di essere perseguitati.Il terzo momento, “Capite quello che ho fatto per voi?”, ha visto le riflessioni dell’arcivescovo Carlo. “Il gesto del lavare i piedi, scelto come simbolo di questa serata, era un gesto che si lasciava fare agli schiavi; invece Gesù ha lasciato tutto per poterlo compiere lui stesso. È un gesto che diventa uno stile di vita, un gesto che traduce l’Amore, essenza stessa di Dio. L’invito di questa sera quindi è vedere e accogliere ogni cosa nella nostra vita come Servizio”.A chiudere la serata, la consegna del Mandato agli animatori della Carità: una pettorina distintiva della Caritas diocesana e parrocchiale di appartenenza, da indossare durante il proprio servizio, come il grembiule che Gesù non ha avuto paura di indossare per inginocchiarsi a lavare i piedi.Nella giornata successiva, domenica 13 novembre, Giornata mondiale dei Poveri, l’arcivescovo Carlo ha presieduto la celebrazione eucaristica presso Santa Maria Assunta a Gorizia. L’offertorio ha visto la consegna a monsignor Redaelli anche della brocca, del lavabo e dell’asciugamano, simboli della lavanda dei piedi e del mettersi a servizio, come volontari e come comunità.