Il pellegrinaggio? Continua quando ritorni a casa

Di solito quando viaggio non sono abituato a farmi influenzare dalle notizie, dalle parole degli amici, da ciò che si legge sui giornali. Questa esperienza però è stata diversa. Da un lato perché il primo tentativo era “fallito” e avevamo rinviato la partenza, dall’altro perché il luogo che ci aspettava è davvero unico e vuoi e speri che tutto vada assolutamente per il meglio. Allora la tua mente viaggia e prova a farsi mille piani, a costruire mille idee e mille progetti; le intenzioni sono le migliori, sia chiaro, ma inevitabilmente finisci per ritrovarti in fondo e non essere riuscito a rispettare tutto ciò che ti eri in qualche modo messo in testa. Un pellegrinaggio lo puoi ritenere tale solo se riesci a capire che inizia nel momento in cui scendi dall’aereo, ma non quando sei arrivato, quando stai tornando a casa. Ci vuole tempo, molto tempo per metabolizzare le cose che vedi, ciò che senti, i mille volti che ti scorrono davanti agli occhi nella frenesia dei giorni in cui hai tempo solo per correre, perché “quella cosa la dobbiamo assolutamente vedere”. Poi a casa ti accorgi che non hai solo visto, ma che hai preso parte a qualcosa, perché i luoghi sono stati in grado di parlarti e questo vale molto di più di ogni aspettativa. Intraprendere un pellegrinaggio è un po’ come seminare, se hai la pretesa di avere subito dei risultati stai sbagliando a priori; ci vuole tempo, bisogna saper aspettare e si deve anche continuare a lavorare ed investire. Come i semi senza acqua non crescono, così le esperienze senza un minimo di discernimento non portano frutto. Da questa esperienza porto a casa con me molte cose: porto i miei compagni di avventura, con i quali si è discusso, riso, ci siamo commossi, abbiamo condiviso qualcosa di molto forte per ognuno di noi e lo abbiamo fatto insieme; porto qualcosa di concreto e di tangibile che grazie al mio essere lì ha potuto dare forma a qualcosa che fino ad ora potevo solo leggere ed immaginare; porto un senso di tranquillità legato al fatto che forse i giornali un po’ esagerano; porto la voglia e il desiderio di conoscere e vedere altri posti; porto la consapevolezza di aver vissuto un’opportunità e di aver partecipato a qualcosa di importante per me come persona; porto il desiderio di trasformare quanto vissuto in un’occasione propizia.