Il mettersi a servizio dei malati di Covid

Livio Piovesana lavora presso l’RSA Covid di Cormons, struttura che accoglie malati Covid di media gravità, bisognosi di cure, ossigenoterapia e riabilitazione. Ha raccontato di come improvvisamente il reparto si sia riempito di questi malati particolarmente fragili, per patologie ed età.”Da quasi un anno dobbiamo fare i conti con questa malattia nuova che si è abbattuta sulle nostre vite, ma credo che per un lavoratore della Sanità l’impatto sia stato ancora più forte. Le conseguenze immediate per la popolazione, per tutti noi, sono state la paura e la distanza sociale, con il suo corollario di solitudine.Ci avevano detto, qualcuno aveva detto, che la strategia migliore dell’affronto del Covid era quella di aspettare passivamente che tutto questo finisse, per tornare alle condizioni precedenti. La strategia del divano insomma. Io non sono d’accordo con questa ipotesi, e lo stare a contatto con i malati durante il lavoro e la mia fede mi hanno fatto fare alcune osservazioni che mi sembrano importanti. Siamo diventati i loro nuovi parenti, coloro che durante le giornate dei malati hanno sostituito di fatto i mariti, le mogli, i fratelli, i figli, riempiendo il loro orizzonte comunicativo ed affettivo.Abbiamo dimostrato “resilienza”, termine che definisce la resistenza e l’adattabilità di chi ha la missione di curare questi ammalati. Carezze, parole, informazione sono terapeutici. Un turno di lavoro gestito con le modalità che ho descritto può essere molto faticoso e lungo, ma sentivo che l’assunzione di responsabilità era necessaria, magari inventando semplici strategie di comunicazione col malato per mantenere i contatti, o condividendo con i colleghi l’esperienza.In queste circostanze la fede mi ha aiutato. La fede per me è ciò che mi dice: “OK, ci sei tu in questo preciso momento a pulire, a curare, a mettere la mascherina dell’ossigeno a questa persona. Lo puoi fare solo tu.”Ti ringrazio Signore, perché mi hai mostrato il tuo volto ed io ci metterò le mie mani. Se dimenticassi questo non sarei più un essere umano, ma sarei un automa che esegue gesti magari utili, ma freddi ed impersonali”.Livio Piovesana è stato anche barelliere a Lourdes. Gli abbiamo chiesto quale messaggio giunga oggi da Lourdes in tempo di pandemia. “Lourdes non cambia. È la sede di un triangolo terapeutico i cui tre vertici sono il malato, Maria madre del Signore ed i volontari: barellieri, sorelle, infermieri e medici. È il luogo dove la psicosi della pandemia, la malattia cronica o la disabilità possono trasformarsi in circostanza positiva”.