I migranti e i rifugiati: cambiamo la prospettiva

Senza voler entrare nei dettagli  dell’incontro tenutosi sabato 27 gennaio a Ronchi dei Legionari “Migranti  e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” che ha visto la partecipazione della Prof.ssa Desirèe  Pangerc e del dott. Simone Orsolini, interessante e ricco di provocazioni,  credo si possano focalizzare alcuni punti.Il primo è culturale. Abbiamo la presunzione che il modello sociale in cui viviamo sia assoluto è assodato. Ma questo può valere per gli stati europei che lo hanno voluto fortemente ed è frutto di un percorso storico lungo e complesso.Il secondo è storico. I nostri stati dopo due guerre mondiali, hanno fatto una scelta radicale nel scegliere il dialogo e non la guerra come strumento per raggiungere gli obiettivi .Il terzo è l’attenzione ai fatti. Anche se aleggia uno spirito  revisionista negazionista o settoriale, solo i fatti concreti, la realtà tangibile, ci permette di dare giusto peso e misura alle situazioni.Queste considerazioni ci permettono di chiarirci le idee nei confronti di persone che vengono da una realtà per noi alle volte inconcepibile.Durante l’incontro si sono poi evidenziati alcuni aspetti che ci hanno raccontato come coloro che raggiungono i nostri paesi lo facciano per cercare non solo un riscatto sociale ma anche umano.  Non ultima questa considerazione:  se l’accoglienza si risolve con un letto e un piatto di cibo, forse non assolve il suo compito solo parzialmente? Accoglienza non ci richiede uno sforzo di integrazione sociale, quindi conoscenza di lingua, regole  sociali?

  

L’esperienza di bambini e ragazzi: un percorso di educazione alla pace

Ma diverso da chi?La riflessione dei giovanissimi si è svolta dopo la cena e ha avuto come tema la diversitàCiò è stato fatto partendo da un esperimento sociale in cui si chiedeva ai ragazzi di immedesimarsi in diversi personaggi (donna in carriera, studente universitario, anziana pensionata, ecc)  e di relazionarsi ed interagire mantenendo il ruolo affidato, mettendo in scena una situazione reale, riscontrabile nel quotidiano: il tutto doveva svolgersi in una cabina di treno, luogo in cui i personaggi si trovavano forzatamente gli uni vicino agli altri.Le caratteristiche dei personaggi sono emerse subito nelle loro diversità e peculiarità, ma ciò che è emerso è stata anche la difficoltà ad entrare in relazione: ogni personaggio viveva la propria quotidianità nella propria individualità facendo emergere indifferenza o diffidenza nei confronti dell’altro.Al termine i giovanissimi sono stati guidati a riflettere sulla forza o potenziale pericolosità del concetto di “diversità”: se la diversità viene  percepita come differenza tra una persona e l’altra si rischia di cadere nella discriminazione.Se invece ci si domanda “Ma io da chi sono diverso?” ci si accorge che le differenze diventano risorse: i questo caso diversità è arricchimento e questo ci porta ad assumere atteggiamenti di apertura e accoglienza.

Scatti di paceL’ACR ha visto coinvolti più di un’ottantina di partecipanti alla festa della Pace. I bambini e ragazzi appartengono a sei parrocchie della diocesi: Cormons, Capriva, Cervignano, Gradisca, Ronchi e Sagrado. Seguendo la linea nazionale, il tema guida è stata la fotografia. I bambini delle elementari si sono cimentati nel conquistare, attraverso diversi giochi, i filtri fotografici per allenare lo sguardo su quali sono le buone pratiche per essere operatori di pace. I ragazzi delle medie invece, sono stati coinvolti nell’osservare foto di contesto bellico in cui sono presenti gesti di pace; rispetto ogni foto, poi, hanno dovuto riprodurre in gruppo l’atteggiamento positivo. E’ solo con partecipazione attiva, rispetto dei luoghi comuni, attenzione al creato e all’altro, corresponsabilità, solidarietà e accoglienza che possiamo essere insieme ai bambini e ragazzi operatori di pace. Grazie a ogni singolo partecipante dai piccoli agli adolescenti. Grazie a tutti gli educatori ACR che ci credono e hanno creduto in questa Festa, senza di loro non sarebbe possibile essere a servizio dei più piccoli.