I giovani, la speranza del Burkina

In un caldo pomeriggio africano cerchiamo un po’ di refrigerio sotto i rami di un mango che estende la sua ombra sul cortile di J., per l’occasione bene scopato (non c’è un filo d’erba) e tutto in ordine. Una telefonata qualche sera prima ci invitava a fargli visita nella nuova abitazione in affitto, a 7 euro al mese. Si tratta di un monolocale in “banko”, cioè in mattoni di fango, tetto in lamiera, molto più vicina al posto di lavoro di quella di prima. Siamo in un quartiere nato attorno alla zona industriale che si sta sviluppando a nord-ovest della capitale. Da un paio di mesi J. è stato assunto in prova, da uno dei più grandi complessi industriali del Burkina, come quadro superiore, dopo aver conseguito brillantemente una laurea breve.Sono quasi le cinque del pomeriggio. “Vi ho preparato qualcosa” – ci dice con un certo pudore.  Ci aspettava a pranzo! Ed è con nostra grande sorpresa che esce dalla “sua casetta” con due piatti fumanti di spaghetti al sugo di pesce che abbiamo condiviso a tre con vero piacere sotto lo sguardo incuriosito dei passanti, perché il cortiletto è sprovvisto di cancello. Per J. è stato un onore avere “les tanties” (ziette)  alla sua mensa. Durante questo momento di relax ci racconta  del suo lavoro e condivide la gioia del suo primo stipendio.”Ho inviato  qualcosa alla mia famiglia,  al villaggio”. La conferma ci viene data dallo zio che lo ha seguito in questi anni e accolto in famiglia, (a Dedugu dove lavora nel campo dell’insegnamento) per curarlo, quando il ragazzo si trovava in uno stato di prostrazione ed esaurimento per poco cibo e troppo studio. Lo zio lo ha seguito fino alla guarigione, con impegno e sacrificio da parte sua e della giovane moglie che proprio in quel periodo ha perso una gravidanza.J. raramente ha avuto qualcosa di suo, se non gli aiuti dati da grazie al Centro Missionario, per gli studi universitari e per la mensa. Il giorno della prima  “paga”, per lui è stato un avvenimento eccezionale; ha telefonato subito allo zio per annunciargli la bella notizia. Lo zio che in tutti questi anni lo ha sempre consigliato con tanta saggezza, lo ha invitato a condividere la somma, oltre che con i genitori al villaggio, anche con altre persone e con un fratello maggiore, che già lavora da tempo, e che non lo ha mai aiutato nei momenti di bisogno. “È bene che tu dia qualcosa anche a lui” è stato il consiglio dello zio e J. così ha fatto.Tra un familiare e l’altro, non so cosa sia rimasto nelle mani del giovane ma certo tanta gioia nel cuore nel condividere il frutto delle sue fatiche di tanti anni di studio e preparazione per il suo primo mese di lavoro.Ora J. con il suo stipendio mensile ha acquistato due sedie di plastica e qualche stoviglia, così ha potuto invitarci quella domenica. Ora pensa di economizzare per il futuro, pensa ad una casetta tutta sua  e potersi creare la “sua famiglia”.Anche noi condividiamo la gioia di tanta generosità di questo giovane, che con molto impegno, caparbietà nel voler superare gli ostacoli e tanti sacrifici ha terminato i suoi studi brillantemente e che ora ha preso in mano il suo futuro e lo gestisce con saggezza, sulle orme dello zio.