Gesti di umiltà e solidarietà

In questi giorni che precedono la Pasqua assistiamo a ben due gesti di solidarietà, di umiltà, di rispetto, di compassione. Giovanni – l’evangelista – narra della visita di Gesù nella casa della famiglia di Lazzaro, dove ad un certo punto Maria prende in mano dell’olio profumato, lo spande sui piedi di Gesù, li accarezza e usa come asciugatoio i propri capelli. Attenzione: la chioma per una donna è un segno di bellezza, è una parte del corpo sempre molto curata, acconciata, anche impreziosita da fermagli e perle… Maria ne fa un uso diverso, non bada all’esteriorità e tanto meno al legalistico divieto di qualsiasi rapporto uomo-donna, ad esclusione dei coniugi.Ritroveremo un gesto simile qualche tempo più in là. Nella vigilia della sua passione e morte, mentre Gesù condivide per la prima volta l’Eucaristia con i suoi discepoli, ad un certo punto “depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita” (Gv 13,3). Il vestito maschile ai tempi dell’Impero romano era un segno di dignità, di ceto, di posizione sociale. Gesù depone ogni segno che possa rimandare alla gloria umana e si cinge di un corredo da schiavi, da servi. Lava, asciuga e bacia i piedi come lo fece Maria.Alcune considerazioni: sia Maria sia Gesù andarono controcorrente, stracciando la legge farisaica che era fine a sé stessa e per niente attenta alla persona. Ambedue scelgono la parte più infima, più disgustosa, più sporca, più trascurata del fisico umano. Mentre Giuda bacia per tradire, Maria e Gesù baciano per amare… eppure di bacio si tratta! Gli astanti disapprovano il gesto, l’uno e l’altro, ma Gesù è chiaro e preciso: non sono i ricchi ed i potenti (che già hanno ricevuto la loro ricompensa) i nostri interlocutori, ma i poveri, gli afflitti, gli emarginati, gli ultimi, gli sconsolati…Ecco perché Gesù ha potuto fare esperienza della propria risurrezione e Maria di quella di Lazzaro. Vogliamo sperimentare la liberazione dal male e dal peccato anche noi? La ricetta ci è stata appena presentata: da Gesù e da Maria.Buona festa di Risurrezione e santa attesa di risurrezione!Don Carlo

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Torniamo ad essere gioia

In un momento così difficile, la parola gioia l’abbiamo portata, nei giorni 2 e 3 aprile, per la 20^ Giornata Nazionale Unitalsi, con il nostro personale di servizio, sui sagrati e cortili delle chiese in quasi tutta la Diocesi, con una piantina di ulivo, simbolo di pace, fratellanza e ripartenza, e delle bottiglie di olio. Ringraziamo già fin d’ora i signori parroci che hanno permesso questo e tutto il nostro personale messosi a disposizione.Il presidente Nazionale Unitalsi, Antonio Diella, si è così espresso nella presentazione dell’evento annuale: “Siamo quelli dei ’treni bianchi’, siamo quelli dei grandi pellegrinaggi. E siamo anche una grande esperienza di condivisione con gli ammalati, con i poveri, con i bambini in difficoltà e le loro famiglie. Siamo gente di speranza, proprio dove la sofferenza sembra togliere voglia di vivere. Volontari senza corrispettivo, se non la gioia di ’spendere la vita’ per la vita e la felicità degli altri”.Per l’occasione è stato anche realizzato un video promozionale da Andrea Fulaz, ex studente dell’Istituto Agrario “G. Brignoli” di Gradisca d’Isonzo. Il video è postato sul canale YouTube “W&A Gardens” e spiega come coltivare la pianta di ulivo.  Vengono anche presentate le attività della nostra associazione, sottolineando l’importanza del servizio che l’Unitalsi fa nei confronti dei più deboli. Ad Andrea i nostri più sentiti ringraziamenti per la preziosa collaborazione.L’interesse di questa giornata è stato condiviso da tante persone che con il loro contributo daranno modo, con il ricavato, di aiutare più persone, soprattutto nella partecipazione ai vari pellegrinaggi dell’Unitalsi.Una piantina di ulivo è stata anche piantata nel giardino di una famiglia di Gorizia, italiano lui e  ucraina lei, che è diventata mamma da un mese. Ci auguriamo che l’ulivo possa portare, crescendo, la speranza di un mondo migliore.Nevina