Fase di ascolto… e poi?

Con il mese di marzo la fase di ascolto del cammino sinodale della Chiesa italiana, anche nella diocesi di Gorizia è entrata nel vivo. Grazie al provvidenziale attenuarsi delle misure di distanziamento legato alla fine dell’emergenza epidemiologica è stato possibile riprendere in presenza e con maggiore tranquillità gli incontri di consultazione sinodale. In questo modo il tempo liturgico della Quaresima per tante realtà si è intrecciato con quello della consultazione sinodale.A questo punto entro la fine di aprile, l’équipe sinodale diocesana, si occuperà di elaborare una sintesi diocesana da inviare alla Segreteria della Conferenza episcopale italiana sulla base delle sintesi elaborate dalle varie Parrocchie, Unità Pastorali, settori pastorali o dai vari gruppi di consultazione che si sono attivati e che hanno poi condiviso il loro lavoro.Possiamo dire con tranquillità che, dopo una fase di avvio caratterizzata da qualche difficoltà – legata alla metodologia sinodale e ai materiali proposti – e forse con qualche dubbio, nella quale qualcuno forse si è chiesto “a cosa serve?”; abbiamo ora maturato una certa serena consapevolezza dell’interesse del percorso intrapreso e della voglia di dialogo che esiste a tutti i livelli del Popolo di Dio, a cominciare dagli organismi di partecipazione pastorale.Ritengo che i punti di forza che hanno caratterizzato questo cammino, possono essere i seguenti:

Ascolto come stile di essere ChiesaIl carattere specifico di questa fase è stato l’ascolto. L’esercizio dell’ascolto è utile per consolidare uno stile e un modo di stare nella Chiesa camminando assieme, “sinodale” appunto. Questo ascolto è partito anzitutto dalle piste che sono state suggerite (i dieci “nuclei tematici”), che la Segreteria del Sinodo ha proposto e che in questi mesi abbiamo imparato a conoscere. Esso si è poi allargato fino a coinvolgere la vita delle persone e delle comunità. E’ stato apprezzato che come Chiesa ci siamo messi in ascolto, in ascolto delle nostre voci come anche delle voci degli “altri” (associazioni, gruppi di volontariato, amministrazioni civili, ecc) che condividono il loro cammino.

Il metodo della “conversazione spirituale”Non si tratta solo di semplici istruzioni pratiche per programmare e partecipare agli incontri, bensì di una dimensione spirituale come prospettiva fondamentale di tutto il percorso sinodale nel quale si presenta e si accoglie quanto lo Spirito suggerisce e lo si offre per il comune discernimento comunitario. Questo implica anche la valorizzazione delle esperienze vissute. In questo dobbiamo riconoscere che da questa fase di consultazione sono derivate talvolta delle indicazioni davvero preziose. Anche la preghiera per il sinodo, Adsumus, che abbiamo riscoperto ci suggerisce questo stile di stare assieme in presenza dello Spirito.L’allargamento del camminoSi è visto anche un certo allargamento del cammino sinodale anche oltre il percorso strettamente inteso, attivando dei circuiti di consultazione sinodale “collaterale” in vari altri ambiti. Ricordo in particolare degli esempi in alcune realtà: il coinvolgimento delle amministrazioni comunali, l’allargamento della consultazione a tutta l’assemblea liturgica domenicale, l’attivazione di percorsi specifici di consultazione per le famiglie, per i bambini e ragazzi, per il mondo del lavoro. Voglio ricordare anche la consultazione dei ragazzi delle scuole medie e superiori attraverso la preziosa collaborazione degli insegnanti di religione, che ha portato a dei riscontri importanti.

Quale frutto di questa fase di ascoltoLe sintesi dei vari gruppi di consultazione che sono arrivate alla Segreteria diocesana, saranno la base per l’elaborazione del documento sintetico diocesano. Sembra già possibile però condividere almeno due primi frutti significativi di questa fase di ascolto. Il primo, corrisponde al rilancio degli organismi di partecipazione; dopo la fese della pandemia che ha reso più difficoltoso il trovarsi assieme. La fase di consultazione sinodale è stata, in tante realtà pastorali, la prima occasione di rilanciare un confronto “in presenza” a vari livelli (per diversi anche dopo due anni di interruzione).Il secondo è il “metodo” sinodale, che abbiamo imparato ad utilizzare e ad apprezzare e che è diventato uno strumento utile per ogni incontro pastorale; un metodo di attenzione e discernimento che evitando le contrapposizioni ci invita a “trovare assieme” delle strade da seguire. Anche questa è un’acquisizione di uno stile di essere Chiesa e di stare assieme che ci è stata donata dal Cammino sinodale della Chiesa.