Farò la Pasqua da te…

Inizia la Settimana Santa, settimana della tenerezza, del dono.Due anni fa eravamo tutti in casa, raccolti in famiglia. Sembrava proprio che Gesù volesse venire a fare Pasqua con i suoi discepoli dentro le nostre case. Un’occasione davvero unica che ci ha riportato alle origini di questa festa, la notte della fuga dall’Egitto, quando il popolo celebra la liberazione consumando un agnello nel circolo ristretto della famiglia. Così è stato per la Chiesa dei primi secoli: il gusto di una celebrazione domestica, che richiamava proprio la notte del dolore e la luce sfolgorante della risurrezione, che Gesù anticipa nella sera dell’ultima cena.”Farò la Pasqua da te” (ivi), nell’intimità della tua casa. Siamo noi quel “tale” (Mt 26,18) interpellato dai discepoli, affinché mettesse a disposizione la sua sala perché Gesù potesse “mangiare la Pasqua” (Mt 26,17). Gesù sceglie di venire a casa nostra per stare nella nostra intimità. Desideroso di trasfigurare le nostre relazioni, soprattutto quelle più quotidiane, nelle gioie e nelle fatiche; desideroso di scavare la profondità del nostro cuore, per far fiorire vita dalle spine.”Farò la Pasqua da te” (ivi).Gesù dice preparate la stanza, preparate il vostro cuore. Ciascuno di noi, nella grande dispersione o nell’agitazione di certi preparativi, deve sentire il Signore che dice: “Farò la Pasqua da te” (ivi). La tua vita diventa la tavola imbandita, il luogo dell’offerta e l’altare. Gesù a questo momento ci arriva con l’intensità dell’amore e della preghiera al Padre.Forse ci pensiamo poco alla preghiera con cui Gesù ci porta davanti al Padre. Ciò è estremamente incoraggiante, perché significa che non siamo destinati alla dispersione, all’indifferenza, ma siamo chiamati per nome e portati davanti al Padre. Ciò avviene tutti i giorni attraverso l’Eucaristia.”Farò la Pasqua da te” (ivi).  Succede anche quando io non sono a posto, allora Lui più che mai li è presente. Quando si mette a tavola e dice: “Uno di voi mi tradirà” (Mt 26, 21). Gli apostoli sono rattristati profondamente e dicono ciascuno: “Sono forse io?” (Mt 26, 22). Nessuno si sente a posto intorno a quel tavolo. Andiamo all’Eucaristia portando e consegnando noi stessi con quello che siamo e facciamo. Attorno a quella mensa che io possa diventare sempre di più come Pietro, come Giovanni e un po’ meno come Giuda. Ma è l’Eucaristia che trasforma, che mi dà, non perché sono giusto, la capacità di ascolto e di accoglienza.Concedimi Signore un cuore contrito non per stracciarmi le vesti, ma per piangere di commozione al pensiero che Tu mi aspetti, preghi per me e ti doni a me.Tu mi aspetti … sì Gesù aspetta ognuno di noi e sceglie di venire da ognuno di noi!”Per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana” (1Cor 15,10).Buona Settimana Santa.