Essere famiglia aperta

Che cos’è il discernimento? Cosa significa sinodalità? Sono parole che ormai da parecchio tempo risuonano nei nostri incontri. Ma qual è il vero significato di queste parole, di questi atteggiamenti? Come ci poniamo noi battezzati nei confronti di queste due dimensioni? Ed ancora, noi aderenti all’Azione Cattolica, a quali responsabilità siamo chiamati?Con questi interrogativi da approfondire, gli adulti ed i responsabili del settore dell’AC hanno organizzato il secondo momento unitario di formazione dal titolo “Discernimento e sinodalità dell’AC nella Chiesa”; alcuni componenti dell’equipe hanno intervistato e colloquiato con il relatore, don Fabrizio De Toni, responsabile adulti nazionale.Discernimento, il cui significato letterale è capacità di valutare, scegliere, distinguere, per le nostre esperienze diventa anche capacità di comprensione, sensibilità, riflessione, giudizio, preghiera, attenzione, conoscenza, approfondimento, analisi, decisione: lo strumento per un profiquo discernimento infatti è l’ascolto.  Così come la sinodalità, tratto fondamentale dell’identità ecclesiale, per la nostra sensibilità è anche principio di decisioni condivise, comunione, ascolto, confronto, unione, partecipazione, appartenenza, mediazione, famiglia, sintesi, dialogo, cammino. Costruire ponti e relazioni, capaci di generare incontri, è fare Chiesa ed è sinodalità. Don Fabrizio De Toni, ci ha esortato principalmente ad essere famiglia aperta, in uscita, capace di creare relazioni, fatta per il kerigma, per annunciare, dove tutte le attività vengono organizzate facendo attenzione ad avere cura di ogni persona, condividendo gli obiettivi del nostro fare, in grado di vivere e costruire una seria ed autentica dimensione di correzione fraterna. Formati ed attenti alle necessità delle nostre comunità per essere quel sale che dà il giusto sapore, pronti ad essere promotori di prossimità e vicinanza, irritandoci anche, se necessario, quando magari nei nostri consigli pastorali le discussioni diventano sterili e poco inclini a generare nuovi processi: “questo è il tempo della semina” come ci ha ricordato il relatore.Non dobbiamo accontentarci di formulare belle teorie ma essere operatori di concretezza e, come dice Papa Francesco, in grado di trasformare le nostre comunità in “ospedali da campo”, non avendo paura di prendere qualche “ammaccatura”, pronti e capaci con le nostre sensibilità, di leggere e interpretare i segni che lo Spirito ci suggerisce nella realtà di oggi.