Economia, lavoro, territorio: visioni del mondo a confronto

L’ultimo appuntamento dei “Dialoghi di Corte S. Ilario” è in programma venerdì 17 settembre quando si parlerà di un’altra crisi – fortemente connessa agli aspetti educativi e socio-economici -: quella ambientale e climatica, che anche quest’estate ha prodotto gravi danni e vittime in varie parti del mondo. Già nel 2015 papa Francesco, con l’enciclica “Laudato si’”, aveva rivolto all’umanità intera “un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta”.Con la conduzione di Gabriella  Burba, dibatteranno sul tema “La cura della casa comune per uno sviluppo sostenibile e integrale” il dott. Arturo Pucillo, previsore di Arpa Fvg, e Anna Postorino, attivista di Fridays For Future Gorizia.

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Corte Sant’Ilario a Gorizia ha ospitato venerdì 10 il secondo dei “Dialoghi” proposti dall’Arcidiocesi in questo mese di settembre.Ripercorrendo le forti parole di papa Francesco nelle encicliche EG e FT, il prof. Nicola Strizzolo ha introdotto il dialogo su “Economia, lavoro e territorio: visioni del mondo a confronto” fra il segretario regionale CGIL, Villiam Pezzetta, e il presidente di SBE-VARVIT a Monfalcone, Alessandro Vescovini.Nel 2013 l’enciclica EG poneva l’attenzione su una serie di problemi sociali derivanti dalla mancanza di solidarietà e da un’economia dell’esclusione che crea “rifiuti” umani e squilibri mondiali. In tale contesto già molto problematico ha fatto irruzione la pandemia, che ha smascherato le nostre false sicurezze e “la nostra incapacità di agire insieme”. In Fratelli Tutti, viene ribadita l’insostenibilità del modello economico dominante, assolutamente inefficace “per lo sviluppo umano integrale”. Da qui l’appello a una politica che dica “no alla corruzione, all’inefficienza, al cattivo uso del potere, alla mancanza di rispetto delle leggi”, impegnandosi invece, con riferimento ai migranti, ad “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Sulle grandi sfide proposte dal papa, le domande del conduttore hanno aperto il confronto fra l’imprenditore e il sindacalista.Secondo il dott. Vescovini, la crisi del 2008 aveva avuto effetti peggiori per il settore industriale di quella innescata dalla pandemia. Dopo il primo lockdown, infatti, l’industria si è subito rimessa in moto e oggi la ripresa economica è enorme, addirittura eccessiva, in un contesto di grande carenza di materie prime e di guerra commerciale fra Occidente e Cina. Il gas naturale ha già triplicato il prezzo e il rischio è che divampi l’inflazione, dopo 20 anni di tendenziale deflazione. Una spirale inflazionistica aumenterebbe a dismisura le disuguaglianze, ben più di quanto è successo finora. Il dopo-Covid ci presenta una rivoluzione totale, che richiede di convertire i nostri paradigmi interpretativi e le nostre politiche, in particolare quelle della formazione. Siamo già di fronte a una situazione opposta a quella che abbiamo ancora in mente, in cui la Cina era la fabbrica del mondo: oggi tecnicamente si parla di reshoring, cioè il “rientro a casa” delle imprese che avevano delocalizzato la produzione, e l’industria italiana, almeno al Nord, non riesce a trovare lavoratori. Il problema diverrà sempre più grave a causa del declino demografico e dello scollamento fra i mondi dell’istruzione e del lavoro. Pezzetta ha sottolineato gli effetti negativi della pandemia sia a livello sociale che psicologico: da un lato sono state compromesse le abituali relazioni, con costi che si vedranno nel tempo, dall’altro, è emersa una grandissima precarietà in un mondo del lavoro destrutturato e frammentato, prodotto di una globalizzazione che ha minato anche la solidarietà fra lavoratori, incentivando la competizione e mettendo in crisi la stessa rappresentanza sindacale. Oggi il mercato del lavoro appare polarizzato fra una parte di soggetti molto specializzati e richiesti dalle aziende e un’altra di lavoratori fragili, non qualificati, soprattutto donne, che vanno a ingrossare una manovalanza “esternalizzata”, poco tutelata e mal pagata. Alla pandemia, dal punto di vista della sicurezza sanitaria, il mondo del lavoro regionale ha risposto bene: solo il 4% dei contagiati in Friuli Venezia Giulia ha contratto il virus in ambiente lavorativo, con netta prevalenza in ambiti sanitari. Il ruolo dello Stato e della sanità pubblica si è dimostrato centrale, ma quest’esperienza drammatica ha fatto emergere la necessità di una maggiore autosufficienza produttiva, visto che non eravamo in grado neppure di produrre mascherine e ventilatori. Vescovini ritiene che il problema non sia il mercato, almeno non il mercato teorizzato dal liberismo, che non esiste più, perché i problemi sono stati determinati dai grandi monopoli, come Amazon, e da politiche di dumping attuate dalla Cina. Sulle priorità degli investimenti previsti dal PNRR, con particolare riguardo al nostro territorio, si è manifestata una sostanziale convergenza fra i relatori: anzitutto formazione e ricerca, con sinergia fra scuola e lavoro, e poi infrastrutture, di cui sia l’Italia che la nostra regione hanno grande bisogno. Ma anche, ha aggiunto Pezzetta, rafforzamento della sanità territoriale e servizi per famiglie e anziani. E una riflessione sul nostro modello di convivenza per rimettere al centro le domande fondamentali sul senso della vita.Il dialogo fra parti sociali generalmente percepite come avversarie ha registrato invece molte posizioni condivise.Un dialogo vivace, interessante, competente, appassionato, apprezzato dai partecipanti. Peccato che fossero pochi: meglio seguire sui social le star pop del momento che confrontarsi con chi affronta i problemi sul nostro territorio?