“Eccomi, manda me!”

Parole che appaiono quasi un controsenso nel tempo attuale segnato dalla chiusura, dalla riduzione dei contatti personali, dal distanziamento sociale. Ma è lo stesso papa Francesco, nel suo Messaggio per tale ricorrenza, a spiegarci il significato della scelta: “Obbligati alla distanza fisica e a rimanere a casa, siamo invitati a riscoprire che abbiamo bisogno delle relazioni sociali e anche della relazione comunitaria con Dio. Lungi dall’aumentare la diffidenza e l’indifferenza, questa condizione dovrebbe renderci più attenti al nostro modo di relazionarci con gli altri”.Da decenni tantissime persone sono impegnate in diocesi, con fatica e dedizione encomiabili, nella proposizione di iniziative e nella raccolta di fondi con cui sostenere una presenza di evangelizzazione e promozione umana accompagnata dalla preghiera: sono sorte così tante chiese ma sono stati anche scavati pozzi, costruiti dispensari, ospedali, scuole… La Chiesa che è in Gorizia, raccogliendo l’eredità Chiesa Madre di Aquileia, vive pienamente quel mandato “ad gentes” ribadito per tutta la Chiesa dai Padri del Concilio ecumenico Vaticano II e lo testimonia oggi anche con la presenza di don Michele, Ivana, Claudia, don Aldo, Anna in Africa ed America Latina e la partecipazione alla missione triveneta in Asia.Se la preghiera e la carità concreta espressa anche attraverso il sostegno economico rimangono importanti, in questo inizio del terzo millennio ci vengono offerte ulteriori e diverse modalità per rispondere alla domanda “Chi manderò e chi andrà per noi?”.I fratelli che in passato erano unicamente volti anonimi da conoscere attraverso le fotografie o nei racconti dei missionari sono oggi presenti fra noi, fisicamente: sono nomi associati ad una voce che fa memoria della propria storia. Ancora il Papa ci ricorda nel suo Messaggio che “Capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia diventa una sfida anche per la missione della Chiesa. La malattia, la sofferenza, la paura, l’isolamento ci interpellano. La povertà di chi muore solo, di chi è abbandonato a sé stesso, di chi perde il lavoro e il salario, di chi non ha casa e cibo ci interroga…”.In ogni riga dell’Enciclica “Fratelli tutti”, Francesco non si stanca di richiamare due elementi fondamentali per i credenti: la dignità che deve sempre essere riconosciuta ad ogni persona umana e l’importanza dell’essere in relazione come parte costitutiva dell’uomo. E la dinamicità della relazione fra noi ed ogni fratello non è altro che la naturale continuazione della dinamicità di un Dio che “è Amore in perenne movimento di missione, sempre un uscita da sé stesso per dare vita”.Rispondere “Eccomi, manda me!”, facendoci missionari nella nostra quotidianità potrà aiutare anche noi a ritrovare pienamente il “gusto della fraternità” ed a vivere in modo diverso il sostegno ai nostri missionari, ovunque essi operino.