“È questa la porta del Signore…”

Tale è l’espressione con la quale il Papa e tutti i Vescovi pronunceranno al momento in cui sarà aperta in San Pietro in Vaticano la Porta Santa e le Porte della Misericordia in tutte le diocesi del mondo.Annunciando il Giubileo straordinario della Misericordia lo scorso 13 marzo, Papa Francesco ha detto: “Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della Misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio”.Un “percorso straordinario” verso la salvezza che i fedeli intraprenderanno guardando a Cristo che di sé dice: “Io sono la porta” (Gv 10,9). E’ questo il significato simbolico dell’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, il rito che dal 1499 segna ufficialmente l’inizio dell’Anno Santo. Si tratta di un accesso che viene spalancato soltanto durante il Giubileo, mentre negli altri anni rimane sigillato da un muro. Oltre a San Pietro, presentano una Porta Santa anche le altre tre maggiori basiliche di Roma: San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Il rito, molto semplice, prevede dopo l’allocuzione del diacono, la preghiera del Santo Padre, una breve sosta sulla soglia e il Pontefice che varcherà per primo la porta.La prima “testimonianza” di questa cerimonia d’apertura è contenuta in una lettera del XV secolo, nella quale si specifica che “passando per tre volte per questa porta della basilica lateranense, si riceveva la perdonanza della colpa e della pena”.Oltre a segnare la via verso la salvezza, il simbolo della Porta Santa indica anche la casa comune, immagine della Gerusalemme celeste, mentre il “muro” viene identificato con la “roccia” che, colpita, diventa fonte di salvezza. Inoltre il Papa, percuotendo il muro con il martelletto, ripete il gesto di Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia per ristorare la sua gente. Seguiva poi da parte dei muratori “l’abbattimento” del muro alla presenza del Romano Pontefice.Viste le complicazioni che comportava un simile rito, alla chiusura dell’Anno Santo indetto da papa Paolo VI (1975), la sequenza rituale venne modificata: il Pontefice non usò più la cazzuola e i mattoni per dare inizio alla ricostruzione del muro, ma si limitò a chiudere i battenti della porta di bronzo del 1950. In questo modo Paolo VI volle spostare l’attenzione dal muro alla Porta e stabilì che le Porte non fossero più murate all’esterno. I battenti, che fino ad allora erano “sigillati” all’interno della basilica, diventarono visibili dall’esterno. Il muro che chiude la Porta divenne così “interno”, costruito dietro i battenti. Il 27 febbraio dello stesso anno vi venne murata la tradizionale cassetta con le monete e la pergamena che ne attestava la chiusura. Le pareti sono realizzate con mattoni che hanno impresso il nome del Papa che ha aperto e chiuso l’Anno Santo. Le monete che si trovano nelle Porte Sante evocano il 23° anno di pontificato di papa Wojtyla, quando venne celebrato l’ultimo Giubileo del 2000.Il Giubileo Straordinario dell’Anno della Misericordia, ha però una dimensione speciale. Ce lo ricorda la Sacra Scrittura sin dai suoi inizi. Giacobbe in fuga (Gn 27, 41-45), una notte, sogna una scala che poggia sulla terra mentre la cima arriva al cielo e vede degli angeli che salgono portando su le preghiere dell’uomo e scendono portando giù le benedizioni di Dio. Al risveglio il fuggitivo capisce che per lui c’è speranza, perché il cielo non è chiuso e quella ne è la porta spalancata (Gn 28, 10-17). In quel sogno è chiaramente implicito il desiderio dell’uomo di incontrare Dio e la risposta di Dio a questo desiderio. Nell’Antico Testamento i segni che da parte di Dio il cielo non è chiuso sono molti. Secondo la Lettera agli Ebrei (Eb 11), lungo tutta la storia Dio risponde ai bisogni di salvezza dell’umanità “molte volte e in diversi modi”. Si pensi all’Esodo, al Libro dei Giudici, ai profeti.Il sogno di Giacobbe si realizza pienamente in Gesù. Il cielo si apre già al suo venire nel mondo e poi al suo battesimo nel Giordano mentre scende su di lui lo Spirito Sano. Dopodiché egli stesso un giorno dirà esplicitamente ai suoi discepoli: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” (Gv 1, 51). Infine più avanti dirà definitivamente: “Io sono LA PORTA”: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9).Il Papa, aprendo la Porta Santa del Giubileo della Misericordia, si fa portavoce di Gesù: “Chi ha sete venga a me e beva” (Gv 7, 37). Se accoglieremo l’invito, “attingeremo acqua con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12, 3).Potremo comprendere perché il papa abbia indicato che in ogni Chiesa particolati ci siano delle porte della Misericordia da aprire e tenere aperte, perché tutti possano “sperimentare l’amore di Dio che consola, perdona e dona speranza” (MV 3) .Il 13 dicembre saranno aperte le “Porte della misericordia” in ogni diocesi del mondo: potrannoessere nelle Cattedrali o in una chiesa di speciale significato, ma anche nei santuari dove i pellegrini possono sperimentare “la misericordia di Dio […]. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni” (MV 9).Il Giubileo Straordinario sarà un’esperienza di misericordia con la quale sentire più vicino a sé l’amore di Dio che come un Padre tutti accoglie e nessuno esclude. Sarà un momento forte per tutta la Chiesa per ricordare che la misericordia è l’essenza del suo annuncio nel mondo e per rendere ogni credente strumento tangibile della tenerezza di Dio. *Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Arcivescovili