Don Duilio Nardin, un “burbero” benefico

La Chiesa diocesana, la famiglia ed in particolare la comunità cristiana di Fogliano-Polazzo e Redipuglia piangono la scomparsa del parroco don Duilio Nardin a conclusione di una malattia breve ma senza prospettive. Il sacerdote, classe 1946, si è spento domenica all’ospedale di Cividale dove era stato ricoverato per analisi circa un mese fa: tra la scoperta del male e la morte il tempo è stato breve e di irrompente.Don Duilio Nardin era originario di S.Vito al Torre dove è nato da una famiglia contadina il 21 agosto 1946 all’ospedale di Palmanova; completate le classi elementari ha frequentato al seminario di Gorizia le scuole medie, il ginnasio ed il liceo classico; infine ha completato gli studi teologici prima a Udine e poi a Gorizia. Ha avuto il privilegio  -e se ne è sempre vantato- di essere ordinato sacerdote da Papa Paolo VI in piazza S.Pietro il 17 maggio del 1970.Il neo sacerdote ha svolto il ministero sacerdotale a Cormons, poi a Cervignano (1975) come cooperatore; è stato parroco a Gorizia (Madonna della Misericordia) dal 1980 al 1994; gli ultimi anni è stato parroco a Fogliano e Polazzo e a Redipuglia. Nel corso del suo ministero ha insegnato nelle scuole elementari e medie delle comunità che ha servito. Inoltre ha svolto un servizio ultradecennale nell’Azione cattolica diocesana come assistente dell’Azione cattolica ragazzi.Fisico imponente e voce altrettanto impegnativa e prestante, don Duilio impegnava i propri interlocutori ad un impatto non semplice, anche se dopo le prime battute ritornava ad essere insieme un burbero benefico. Intelligenza brillante, sapeva come pochi leggere le questioni intellettuali ed esprimere giudizi stringenti; tra i suoi libri, testi impegnativi come l’abbonamento alla Civiltà cattolica, opere di storia e del card. Newmann. Non sempre lo aiutava un carattere squadrato e incapace di fermarsi prima di sbottare; non solo non conservava rancori ma anzi ricercava il dialogo ed il confronto. La sua forza e la sua determinazione potevano qualche volta incutere soggezione, ma poi sopravveniva la ricerca di trovare una soluzione coinvolgente per tutte.È stato sempre presente alla vita del presbiterio e partecipava con gioia, fino alla fine quando si trascinava sulle gambe, alla vita comunitaria dei paesi dove ha servito la Chiesa e alla vita del presbiterio. Un assiduo che aveva sempre un giudizio ed un parere da proporre. Nel bailame delle idee diverse e delle proposte, preferiva rimanere legato alle esperienze consolidate rispettoso delle tradizioni popolari che difendeva accanitamente in nome di una religiosità semplice e di una vita pastorale fatta di poche cose, preghiere, missioni, catechesi e vita associativa.Là dove ha lavorato -come ha dimostrato la festa di popolo per un recente anniversario di ordinazione- ha lasciato un segno: con i ragazzi ritornava ad essere perfino festoso. Le comunità di Fogliano, Polazzo e Redipuglia hanno apprezzato pur tra qualche difficoltà la sua dedizione alle chiese, la sua attenzione alla casa del soggiorno estivo, all’impegno missionario e alla vita paesana. Così come altri hanno potuto apprezzare la sua acutezza nel cogliere le esigenze della fede, la franchezza d’animo e la disponibilità a mettersi a servizio delle esigenze della comunità e della diocesi. Ai fratelli, ai familiari ed anche alla signora Letizia che lo ha accudito i sentimenti della cristiana solidarietà.