Don Bruno Gallina nella Casa del Padre

La diocesi ricorda con riconoscenza il sacerdote don Bruno Gallina, spentosi all’ospedale di Gorizia dopo un ultima fase della malattia che lo aveva colpito da diversi anni. Originario di S.Vito al Torre, dove era nato il 21 gennaio 1932, aveva frequentato le scuole superiori e gli studi superiori e teologici in diversi seminari, era stato ordinato sacerdote il 5 marzo 1955 dalle mani dell’arcivescovo Giacinto Ambrosi.Numerosi o servizi svolti lungo al suo ministero pastorale: cooperatore parrocchiale a S.Ambrogio e S.Valentino di Fiumicello; è stato cappellano e adiutore a Turriaco (1958-65), cooperato ree a Cervignano; poi a Pieris dove è stato nominato parroco (1968). Successivamente ha svolto il ministero a Gorizia (1984) come incaricato per le opere diocesane di assistenza ed economo del seminario; nel 1987 è ritornato a Cervignano e, dal 1992, è stato parroco di Poggio Terza Armata fino al 2010. Aveva lasciato la parrocchia a seguito di una malattia che lo ha reso invalidante anche se ha cercato di svolgere alcuni servizi presso alcune comunità.Uomo di oratorio nel tempo degli anni giovanili, don Bruno sapeva raccogliere attorno a sé ed allo sport –anche lui praticava con notevole perizia il campo di calcio- numerosi giovani; in particolare ha avuto l’avventura di collaborare con una dei sacerdoti più caratteristici della bisiacaria., don parroco di Turriaco, Trasferito a Pieris aveva assunto insieme il servizio pastorale con la cura della vigna del beneficio che curava personalmente e con grande soddisfazione dei suoi avventori. Il ritorno a Cervignano e poi il servizio a Sdraussina ( Poggio Terza armata) aveva concluso la sua attività, inframezzata da un lungo servizio prima alla Pontificia opera assistenza e poi, con la sua trasformazione, alla Caritas diocesana. Quest’ultimo servizio prevedeva anche la cura della casa alpina diocesana di Forni di Sopra. Carattere riservato e non amante delle troppe parole, don Bruno Gallina ha vissuto tempi di grande trasformazione: l’impatto con il Concilio chiudeva un’era e ne apriva altre nelle quali con la sua formazione non è stato semplice inserirsi. Discrezione e silenzio sono stati i modi di essere della sua esistenza di uomo e di sacerdote, sempre presente agli incontri del presbiterio, disponibile al dialogo personale e all’amicizia consolidata. Preferiva sempre la concretezza che riteneva il modo autentico per evangelizzare e per testimoniare il vangelo.Il rito di commiato, presieduto dall’arcivescovo Carlo, ha avuto luogo mercoledì 26 nella chiesa parrocchiale di San Vito al Torre.