Credenti responsabili verso i migranti

Vi ha partecipato un gruppo di adulti delle 4 diocesi del Friuli Venezia Giulia. Negli scorsi numeri di Voce abbiamo sentito l’esigenza di inviare “a caldo” una riflessione; è anche vero, però, che un argomento così ampio e importante non poteva esaurire le sue sollecitazioni in poche righe. Ecco perché desideriamo condividere il contributo di un ulteriore riflessione ed un approfondimento.Durante il convegno si è approfondito un tema il cui titolo è un invito a essere consapevoli e allo stesso tempo attivi e partecipi, all’interno di questo scottante tema dell’accoglienza di coloro che bussano alla nostra porta. Dopo un momento di preghiera, per aiutare la riflessione è stato proposto un filmato tratto da uno sceneggiato” I miserabili” di Victor Hugo che trattava il tema dell’ospitalità vissuto in modi diversi che vanno dal rifiuto all’accoglienza incondizionata. È seguito l’intervento di Mons. Giancarlo Perego direttore nazionale di Migrantes che ha aiutato ad entrare nel cuore del tema delle migrazioni del quale spesso si parla in modo superficiale e sviante. Spiega il relatore che non esiste un unica tipologia di migrante: c’è il profugo ambientale che fugge dalle carestie dovute ai cambiamenti climatici causati dall’inquinamento e dall’innalzamento della temperatura della terra; ci sono profughi che si allontanano da Paesi dove non c’è libertà politica e religiosa e quelli che fuggono dalle numerose guerre che insanguinano la terra. Inoltre tutt’oggi nel mondo ci sono 160 milioni di persone che vivono nella schiavitù. Ci ha portati a riflettere sul cambiamento demografico dell’Europa e dell’Italia, dove vivono 5 milioni di stranieri che provengono da 196 nazioni diverse e sono occupati in prevalenza nell’agricoltura, nel turismo e nella collaborazione familiare. A conclusione ci ha lasciato 4 parole chiave: incontro, accompagnamento, tutela e cittadinanza. Incontrare per conoscere e quindi relazionarsi con i nostri fratelli che bussano alla porta, accompagnandoli, tutelandoli nei loro diritti e guidando nel percorso di cittadinanza coloro che da molti anni contribuiscono alla crescita del nostro paese.Abbiamo quindi partecipato alla Messa presieduta da Mons. Crepaldi vescovo di Trieste che ci ha esortati come cristiani a farci carico dei migranti che sono nostri fratelli, facendo diventare più partecipi i laici nelle parrocchie.A conclusione della mattinata in collegamento Skype abbiamo condiviso l’esperienza di accoglienza che stanno vivendo alcuni giovani e adulti dell’AC di Carpenedolo (BS) nei confronti di 5 giovani migranti in attesa di riconoscimento dello stato di rifugiato. Accoglienza che si esprime attraverso lezioni di italiano e il trascorrere del tempo con loro in attività ricreative per stringere relazioni e migliorare la loro integrazione.

Il Pozzo di Sicar

L’esperienza degli amici dell’AC di Brescia, rientra nel programma promosso dall’Aci intitolato “Il progetto Pozzo di Sicar”. Questo è uno dei percorsi proposti per il cammino annuale degli adulti che spinge per una dinamica spirituale che nei tre passi (“La vita di racconta” – “La Parola Illumina” – “La vita cambia”) ci conduce dalla vita alla Parola e dalla Parola alla vita, esprimendo le convinzioni di fondo tipiche di una spiritualità laicale. Solo attraverso l’intreccio tra vita e Parola possiamo diventare davvero testimoni di fede autentica. Ci vengono proposti degli “esercizi di laicità”: la parola “esercizio” richiama la dimensione di lotta della vita, quando è necessario tirare fuori i muscoli e fare fatica. Ma dentro questa lotta c’è una beatitudine: la felicità non è facilità ma bellezza di superare le difficoltà. È esercizio per diventare esperti di vita rispondendo visibilmente alla vocazione a cui Dio ci ha chiamato, vocazione laicale (esercizi di laicità), che è vocazione a essere “umani” (esercizi di umanità).Questo cammino può aprire un gruppo adulti ad intraprendere un viaggio unico che permetta la partecipazione degli stessi immigrati alla vita della comunità.La presidenza nazionale chiede che le associazioni parrocchiali e diocesane di Ac diventino sempre più soggetti attivi nel favorire una maggiore e più significativa presenza degli immigrati nella vita ecclesiale e civile delle nostre diocesi.Non si tratta di facilitare l’inserimento delle persone provenienti da altri luoghi e da altre esperienze in un contesto già dato, definito, ma di impegnarsi con loro per cambiare insieme la realtà esistente delle nostre comunità locali. Si tratta cioè di lavorare insieme con le persone immigrate per dare vita a una nuova comunità ecclesiale e a un nuovo contesto civile, fermentate da una reciproca conoscenza, da una maggiore consapevolezza, dalla condivisione di una ricchezza.Si tratta, insomma, di crescere nel senso di comunità.Per chiunque fosse interessato ad approfondire l’argomento può contattare la presidenza diocesana.