“Continuiamo in questa direzione”

L’ultimo appuntamento con l’Assemblea diocesana, svolto lo scorso 27 giugno, ha rappresentato anche l’occasione per rileggere quanto emerso dalla prima fase sinodale, quella dell’Ascolto, svolta nel corso dell’ultimo anno.Abbiamo incontrato don Giulio Boldrin, segretario dell’équipe sinodale diocesana, il quale ha tracciato per noi un bilancio su questa prima annualità, aprendoci anche le prospettive per i prossimi passi di questo cammino.

Don Giulio, cerchiamo di trarre un bilancio da questo primo anno di cammino sinodale. Un anno non facile, segnato prima da pandemia poi dalla guerra che hanno certamente condizionato se non sconvolto le idee iniziali. Il “tema” di questo primo anno era l’Ascolto. Ecco, cosa abbiamo “ascoltato”?Esattamente, questo primo anno non è stato molto facile: all’inizio non c’erano indicazioni operative dettagliate – è vero che si voleva lasciare uno spazio anche allo Spirito, ma ciò ha reso i primi passi di questo cammino un po’ incerti -. Va poi tenuto presente che fino a febbraio/marzo, ancora in piena pandemia, era evidentemente impossibile svolgere gruppi di consultazione e incontri in presenza, era vietato dalle stesse norme e dal buonsenso. Dobbiamo considerare quindi che i passi concreti svolti, sono partiti con il periodo quaresimale, quando ci sono state messe a disposizione anche linee guida più precise; il tempo della consultazione è corrisposto quindi con il tempo della Quaresima e della Pasqua.Cosa abbiamo ascoltato? Le voci di tante persone che si sono rese disponibili a partecipare a questi gruppi; non nascondiamo che da parte di alcune c’erano state delle perplessità iniziali ma si sono ricredute strada facendo, vedendo il buon lavoro svolto.Aspetto fondamentale è stato l’aver intercettato un bisogno delle persone di ascoltarsi, di aprirsi dopo il tempo della pandemia che ci ha un po’ ristretto, condizionato, compresso. Il fatto di trovarsi insieme, parlarsi, confrontarsi sulle difficoltà, sugli aspetti tristi ma anche gioiosi della vita è stato molto positivo e anche coloro che avevano espresso alcune difficoltà all’inizio – a causa anche di un pregresso di disillusione – con questa occasione di ascolto hanno trovato un’opportunità positiva in termini umani e spirituali.La realtà diocesana è sempre variegata: alcune realtà si sono limitate al singolo incontro, altre un po’ più strutturate hanno allargato l’ascolto non solo ai Consigli pastorali o ai catechisti, ma anche ai fedeli che frequentano la Messa alla domenica; hanno utilizzato i materiali messi a disposizione, anche rielaborandoli a seconda delle necessità e peculiarità delle proprie comunità. Tutti hanno risposto bene e rielaborato bene questa fase.Non va poi dimenticato che cammino sinodale si è svolto anche in maniera interdiocesana, con il coinvolgimento e la collaborazione delle quattro diocesi della Regione. Un cammino che si è aperto ad Aquileia e che è proseguito con la condivisione di quattro tematiche: Carità, Pastorale giovanile, Pastorale del Lavoro, Ministerialità laicale. Ogni diocesi ha elaborato, con operatori e delegati, uno dei temi; ne è uscita quindi una sintesi di questi incontri, che ha dato molti spunti interessanti. Certo un lavoro non semplice – eravamo ancora in piena pandemia – ma le tecnologie ci sono venute in soccorso. Ciò che è veramente importante sono l’aver creato dei contatti e la condivisione di buone pratiche, in un cammino davvero sinodale, di unione e condivisione.

Dal tuo punto di vista personale, quali sono le tue impressioni sul lavoro svolto? Come si è mossa nel lavoro l’équipe e quale spirito hai visto in essa?Il lavoro è stato buono, perché tutte le realtà hanno risposto, tutti hanno inoltrato il loro elaborato alla segreteria e già questo oggigiorno è una cosa da non sottovalutare – non so quale altra iniziativa coinvolga veramente tutte le parrocchie, tutte le realtà -.L’équipe è stata una scoperta in positivo, nel senso che abbiamo lavorato molto bene, con persone molto volenterose e soprattutto grazie ai giovani che sono stati designati, i quali si sono dati molto da fare e hanno creduto in questo percorso.L’équipe si è mossa molto bene, sia in forma in presenza che sfruttando le modalità online al bisogno; avendo poi delle “antenne” in varie parti della diocesi, abbiamo avuto il “polso” dei movimenti un po’ 360° su tutto il territorio diocesano – che può sembrare piccolo ma alla fine, quando si svolge un lavoro così capillare, ci si rende conto di come sia composito -.Guardando alle parrocchie, come sono state da queste recepite le Schede di lavoro?Parto dicendo che uno dei temi emersi fortemente da questa prima fase è stato quello del Linguaggio, percepito spesso come un linguaggio “ecclesialese”, che fa difficoltà oggi a permeare. Queste schede, purtroppo, sono esempio di questo linguaggio e da un lato viene chiesto di ampliare il confronto anche agli esterni – associazionismo, volontariato, società civile a tutto tondo – dall’altro lato erano un po’ difficili e con un linguaggio molto “nostro”. Il primo lavoro che abbiamo svolto come equipe quindi è stato proprio semplificare queste schede, mettendole poi a disposizione anche sul sito diocesano, così da avere del materiale “nostro”, di più semplice fruizione.Era poi nelle previsioni che ci fosse, come in alcuni casi è stato, una rielaborazione dei materiali sulla base degli utilizzi e delle necessità delle singole parrocchie, riadattando e ulteriormente semplificando le schede.Il metodo sinodale è stato un po’ la vera scoperta per tutti. Non era nella nostra forma mentis il potersi trovare insieme per confrontarsi e per formarsi, in questo quindi c’è stato uno “scatto” di mentalità. Noi stessi abbiamo acquisito i primi passi di questo metodo sinodale, fatto di preghiera, di confronto, di ascolto e di cammino insieme. In questa prima fase lo abbiamo “assaggiato” e, chiaramente, questo stile di Chiesa che cammina insieme ha richiesto ad alcuni di fare uno “scalino” in più nella loro vita cristiana, di riqualificare il modo di essere in un Consiglio pastorale, in una riunione e via dicendo secondo questa metodologia, che non è ora acquisita al 100%, però abbiamo iniziato a lavorarci sopra.Non è importante arrivare solo ed esclusivamente a delle deliberazioni, a decidere delle cose; formarsi, ascoltare e “stare” nell’ascolto reciproco sono altrettanto importanti.

A tal proposito, da quanto avete potuto osservare, questo percorso è visto dalle comunità come un’opportunità per essere ancora più Chiesa, o come un ulteriore onere nella pastorale ordinaria?Onestamente è stato questo e quello nel senso che, secondo le indicazioni, questo doveva essere un percorso che innervava, che si inseriva nella pastorale ordinaria. Questo inserirsi alla fine è corrisposto anche con un qualcosa di specifico che è stato intrapreso e che ha visto formazione, incontri di consultazione… Va tenuto poi anche presente che alcune parrocchie non si incontravano in Consiglio pastorale da quasi due anni, soprattutto a causa della pandemia. La consultazione sinodale è corrisposta quindi anche con la parziale riattivazione di questi organismi.

Quali sono le tematiche, le richieste maggiormente emerse da questa prima fase sinodale?Il documento di sintesi, consegnato alla Conferenza episcopale italiana e messo a disposizione di tutti sul sito diocesano per la consultazione, credo sia un documento molto ben realizzato. Presenta un riepilogo di tutte le tematiche e proposte emerse.Come ogni sintesi, in esso troviamo anche alcuni elementi contraddittori, proprio perché la sintesi dà voce e raccoglie un po’ le espressioni di tutti. Non ci dobbiamo meravigliare che alcuni dicano, per esempio, che la liturgia deve ritornare alla chiarezza, mentre altri che il linguaggio debba essere riformulato; oppure che alcuni dicano che la catechesi vada fatta in un certo modo, altri tutt’altro. Evidentemente il vissuto delle diverse realtà è diversificato ed è normale che emerga anche questo.La sintesi del percorso sinodale ha ripreso le 10 schede: in équipe ci siamo divisi il materiale arrivato; tutti abbiamo letto tutto, tutto è stato condiviso; poi ci siamo suddivisi e, a coppie, abbiamo lavorato su singoli temi. Ci siamo poi ritrovati per l’elaborazione del documento, dove insieme abbiamo ridiscusso e rivisto tutto e devo dire che anche questo è stato un po’ un lavoro sinodale.Trasversalmente sono emerse 5 traiettorie: rilancio degli organismi di partecipazione; assunzione di un metodo sinodale (mettersi insieme in ascolto per trovare strade da seguire); corresponsabilità e valorizzazione a tutti i livelli; presenza dei giovani, percepita come urgente e mancante, e la ripresa del “progetto Oratori”; il linguaggio, per un rinnovamento di quello ecclesiale e per un linguaggio che esprima accoglienza e speranza.Ad un certo punto del percorso sinodale c’è stata inoltre l’intuizione di coinvolgere i giovani – che difficilmente prendono parte autonomamente a queste consultazioni – attraverso il circuito degli insegnanti di religione. Si sono dimostrati molto sensibili rispetto alla realtà sinodale e, grazie al lavoro svolto in classe, ci è giunto un bel po’ di materiale che esprime la voce dei ragazzi.Abbiamo così pensato che questo materiale poteva rappresentare una specie di “allegato” alla sintesi sinodale e abbiamo così realizzato un documento a parte.Sono arrivate circa 250 schede personali e una decina di sintesi di classe o scuola. Da queste è emerso un atteggiamento un po’ ambivalente: i ragazzi per lo più esprimono un senso di lontananza verso la Chiesa – niente che non si sapesse – ma riferiscono una forte volontà, un grande desiderio di sentirsi ascoltati. Hanno presentato anche un ricordo grato per alcune esperienze di fede fatte, per lo più legate all’età del catechismo. Le proposte che sono state fatte sono quelle di una catechesi esperienziale, favorire l’associazionismo e i gruppi, riattivare gli oratori, valorizzare il ruolo femminile, orientarsi verso una Chiesa aperta a tutti e affrontare l’attualità con coraggio. Tematiche molto attuali e molto rilevanti.Proprio perché i ragazzi hanno espresso questa sensazione di non essere ascoltati (spesso nelle schede si leggeva “scrivo questo ma tanto non lo leggerà nessuno”) l’arcivescovo ha voluto far arrivare a tutte le classi, a tutti gli alunni, una lettera di ringraziamento per il loro contributo in questo percorso sinodale.

Quali saranno ora i prossimi passi?Sono ancora, in parte, in via di definizione. Questo è stato il primo anno di ascolto, ce ne sarà un secondo dove verranno delineate tre piste, ovvero i “cantieri” – villaggi, case, diaconie -. L’icona evangelica che accompagnerà questo secondo anno sarà quella di Marta e Maria.Si tratterà, dalle prime indicazioni, di continuare nell’ascolto, prestandone anche a quei “mondi” che non sono stati ancora adeguatamente ascoltati nella prima fase. Per esempio il mondo delle professioni, il mondo del lavoro, quello della fragilità, i poveri, il mondo delle “divise”… Varie realtà che sono rimaste ancora un po’ “ai margini” nel corso del primo anno e che in qualche modo bisognerà ora coinvolgere, con delle modalità che verranno chiarite probabilmente già nei prossimi giorni.Il sinodo poi, dopo i due anni di ascolto, vedrà una fase cosiddetta sapienziale e una conclusione profetica.Siamo quindi ancora all’interno della fase iniziale, dove ci viene chiesto di prestare ascolto ad una Chiesa che è nel mondo e che ascolta la realtà nella quale si trova, nella quale vive e nella quale è immersa.

Proprio guardando ai passi del prossimo futuro, due osservazioni: come possono i laici trovare ancora più un ruolo nella Chiesa senza clericalizzarsi? E come coinvolgere nel percorso ancora di più i giovani?Io dico di prendere sul serio gli elementi emersi da questo primo anno, sempre parziali ma che esprimono cose interessanti e soprattutto che non vanno sprecate.Quando si parla ad esempio del “progetto Oratori” si fa riferimento a qualcosa di cui si parlava già alcuni anni fa, nel senso di sostenere realtà nella diocesi, puntare su queste e sostenerle a vari livelli (sostegno economico, di persone, di formazione…). Puntiamo quindi alla presenza dei giovani attraverso questi oratori!Oppure si fa riferimento alla “rivitalizzazione dei diversi organismi di partecipazione”: non va sprecata quest’occasione per valorizzare i Consigli pastorali, anzi strutturiamoli ancora meglio di com’erano prima. Abbiamo apprezzato questo metodo sinodale di ascolto e di cammino insieme; mettiamoci in gioco anche su questo. Sono cose semplici ma che si possono fare. Chiaro che alcuni elementi si distendono in un orizzonte più lungo, ma alcuni, molto semplici, possono essere messi all’ordine del giorno e affrontati.Riguardo ai giovani devo dire che uno sforzo in questo senso è stato fatto e un risultato c’è stato. Quando si ha la possibilità di avere la partecipazione di qualcuno che sta al gioco, che si presta e collabora, i frutti ci sono.Ora attendiamo di sapere come verranno configurati questi “cantieri”, anche per capire come poter, nel secondo anno, rendere partecipi i giovani in questo cammino. Continuiamo in questa direzione.