Come vivere con fede questa prova

Molte sono le prove che la vita ci presenta, spesso tragiche ed imprevedibili, e molte sono le domande e le sfide che esse provocano al nostro credo.  Al di là dei molti perché, cui risposta su questa terra non potremmo mai avere in modo pieno ed esaustivo, come cristiani è importante chiederci come vivere con fede questi frangenti.La risposta può sembrare semplice e scontata oppure troppo impegnativa ed utopistica per incidere nella realtà, eppure essa contiene tutto: viviamo le prove, ed anche questa della pandemia, come un’occasione di grazia. Come un passaggio per diventare più cristiani, più fratelli. Come un’attraversata verso “l’altra riva” (Mc 4,35), un salto di qualità della nostra fede e della nostra umanità. Insomma nelle prove siamo chiamati a santificarci. Come concretamente viverle? Un primo passaggio è accettare la sofferenza, accogliere il male e le prove che ci investono, guardarle in faccia con realismo e verità. Sapendo che esse faranno sempre parte della vita ed è con esse che noi cresciamo. Il male non accettato fa più male e non può dischiudere tutte quelle occasioni di bene che può aver nascosto in sé.Non dobbiamo nascondere né falsificare né mitizzare con visioni fataliste il male che ci colpisce. Una tentazione è concentrarsi sul cercare una colpa ad ogni costo, un capro espiatorio su cui scaricare tutta la nostra frustrazione e rabbia. Non dobbiamo nemmeno volgerla verso noi stessi, entrando nella sindrome del vittimismo o di coloro che scontano una giusta punizione divina per i propri errori. D’altra parte non possiamo arrenderci, rinunciando alla nostra responsabilità ad agire.  Qualcuno in questa pandemia si è chiesto: ma questo virus viene da Dio o viene dal diavolo? Non viene né da l’uno né dall’altro. Sappiamo però che questa pandemia Dio può usarla per un maggior bene, il diavolo invece per un maggior male. Si, lo spirito nemico in questa, come in tutte le prove della vita, ci instilla paura, angoscia, disperazione, tristezza, senso di abbandono. Se iniziamo ad ascoltare la sua voce, egli farà emergere il peggio della nostra umanità: l’egoismo, l’individualismo, l’illusione di “salvare sé stessi” a scapito deli altri, la sfiducia in Dio, la rinuncia alla verità con la distorsione della realtà, la spinta alla divisione, l’illusione di una scorciatoia facile. Sappiamo, al contrario, che se colpiti dal male Dio ci dona coraggio, fiducia, speranza, forza, perseveranza, discernimento, pace, docilità e con la luce e la potenza del Suo Spirito proprio nelle prove più dure può far emergere il meglio delle virtù e delle risorse umane.Nello scontro con il male Dio risponde con il bene ricavandone un bene più grande. Si, Dio anche dal più grande male può trarre un bene enorme, inaspettato. L’esempio eloquente è il Crocifisso. Tutto il male del mondo si è scatenato contro l’uomo più mite e innocente, il Figlio di Dio: “Si fece buio su tutta la terra” in quell’ora. Ci può essere un male più grande male? Un peccato più grave e imperdonabile? Eppure da questo grande rifiuto di Dio Egli ha fatto scaturire il Bene più grande: l’esplosione della Vita nella Risurrezione, la nuova umanità.   Vivere con fede le prove della vita significa dunque fare di una disgrazia un’occasione di grazia, di santità. Questo significa rispondere al male con un aumento di fede, di speranza e di amore. Anche di fronte a questa pandemia dobbiamo agire così. Cogliere quest’occasione per un aumento di fede. Per un salto di qualità nella nostra conversione personale e comunitaria. Questo significa cambiare modo di pensare e di agire, iniziando con un atto di umiltà. È vero che, almeno nell’emisfero nord, eravamo un po’ tutti presi da un delirio di onnipotenza. I progressi della tecnologia ci avevano dato l’illusione di avere il mondo in mano e tutto sarebbe sempre “andato bene”. Questo virus ha messo a nudo i nostri limiti. Convertiamoci, riconoscendo la nostra realtà di creature fragili e provvisorie su questa terra che solo in Dio trovano una prospettiva sicura. Cambiamo modo di agire considerandoci sempre più come un’unica famiglia legata dallo stesso destino. In essa come cristiani siamo chiamati ad essere preghiera incessante al Padre, con intercessione della Vergine Maria, per tutta l’umanità.  Cogliamo l’occasione per un aumento di speranza. Per aprirci ad un orizzonte più ampio, più grande. Essa significa la certezza di un fine di bene per l’umanità, di una vita in pienezza davanti a noi. La speranza è il motore della vita. Come cristiani siamo chiamati sempre ad annunciarla. Il mondo ne ha estremo bisogno oggi. Anche il mondo laico si accorge sempre più che le realtà umane, l’economia, la politica, la tecnica, la scienza per funzionare devono avere una visione superiore.  Cogliamo l’occasione per un aumento di amore. Tanti sono stati gli atti di carità eroici nella tempesta di questa pandemia. Pensiamo a quelli del personale sanitario, così come i molti servizi del volontariato. Ma l’umanità intera è chiamata, direi quasi obbligata, a un salto di qualità nella solidarietà e nella fraternità. In questi giorni i paesi più ricchi stanno valutando piani per donare milioni di vaccini ai paesi più poveri e per potenziare i loro sistemi sanitari. Nulla infatti varrebbe sconfiggere la pandemia in un paese senza sconfiggerlo in tutto il mondo. Davvero se non ci salviamo tutti non si salva nessuno.  Come ai tempi di Noè, dopo il grande diluvio, anche oggi Dio sogna per l’umanità un nuovo inizio. Non basato su ambizioni, orgogli e poteri umani per una sorta di “grande reset”.  Un nuovo inizio sulla base invece di una nuova relazione con Dio, con i fratelli, con il creato: la “nuova alleanza” in Cristo. Questa pandemia può obbligarci ad un grande passo in questa direzione. È per questo che Egli ci ha creati: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo…In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nell’amore.” (Ef 1,3.4).