Centro di ascolto: una mano tesa verso tutte le povertà

Povertà ed esclusione sociale sono due fenomeni che possono essere rappresentati da un iceberg: come questo, non emergono completamente, ne vediamo solo una parte, ma quella forse maggiore rimane nascosta alla vista, sommersa.A tendere la mano a queste situazioni e cercare di far emergere ciò che non si vede, il Centro di Ascolto della Caritas diocesana, che oltre a prendere in carico le storie di sofferenza e a dare risposte ai bisogni più urgenti, definisce con le persone un vero e proprio progetto di uscita dalla povertà, orientandole a una rilettura delle esigenze e alla ricerca di soluzioni e servizi adeguati presenti sul territorio.Fondamentale in questo è l’accompagnamento: “chi sperimenta la mancanza di punti di riferimento e di interlocutori – ha illustrato Agnese De Santis, referente Caritas – necessita di qualcuno che lo aiuti a trovare la speranza nel cambiamento”. Ciò avviene mettendo in contatto la persona con i servizi presenti sul territorio ed attivando tutte le risorse possibili.

Le cifre della povertàAndando a guardare da vicino i dati forniti dalla Caritas diocesana, da gennaio ad ottobre 2018 sono state ben 216 le persone ascoltate presso il Centro; di queste il 56,48% sono di cittadinanza italiana, il 43,52% stranieri.Chi fa riferimento al Centro di Ascolto è per lo più uomo (il 57,41%) e questa percentuale è particolarmente alta nel caso dei cittadini di origine straniera, fatto che trova spiegazione nella cultura del Paese di provenienza: in molti di questi ad occuparsi delle relazioni del nucleo familiare con i soggetti esterni è infatti il marito, mentre la cura della casa e l’educazione dei figli è compito della moglie. Non si può inoltre dimenticare che, nella prima parte del percorso migratorio, ad arrivare in Italia sono gli uomini e solo successivamente la famiglia del migrante si ricongiunge con lui. Va ricordato poi che, nel caso di un evento che crei una crisi economica per il nucleo familiare del cittadino straniero come ad esempio la perdita dell’occupazione, è comune che la madre e i figli tornino nel Paese di origine e il padre vada a vivere con altri connazionali, con lo scopo di suddividere le spese abitative. Sono pertanto gli uomini ad essere presenti sul territorio italiano proprio nei momenti in cui i cittadini stranieri abbisognano di un sostegno.Per quanto riguarda le età che maggiormente necessitano di un aiuto, la fascia più consistente tra i cittadini italiani si ha tra i 51 e i 60 anni – momento della vita in cui si è ancora troppo giovani per la pensione, ma purtroppo spesso considerati troppo “vecchi” per un’assunzione -, mentre tra i cittadini stranieri la maggior richiesta si registra nella fascia d’età tra i 41 e i 50 anni.

Le motivazioniIl 96,30% di coloro che si rivolgono al Centro di Ascolto presentano una problematica economica dovuta alla mancanza di reddito o a un reddito insufficiente per far fronte alle spese quotidiane, come ad esempio la spesa alimentare, l’acquisto di farmaci, il pagamento del  canone di locazione o delle utenze domestiche. Il 58,75% degli utenti del CdA è disoccupato e non percepisce alcun reddito. Una parte delle persone che si rivolge al Centro, il 3,70%, riscontra poi una problematica abitativa connessa con la mancanza di una dimora o ad un rischio di sfratto. Infine il 2,31% ha dei problemi di salute connessi con una malattia fisica o psicologica.L’82,41% di coloro che si rivolgono al CdA hanno fatto una richiesta di sussidio economico che in genere è finalizzato a far fronte alle utenze domestiche e ai canoni di locazione, il 19% ha richiesto dei beni materiali quali vestiario, viveri o mobilio.Tra le varie forme di aiuto prestate, anche l’orientamento giuridico e sociale: il 4,63% delle persone prese in carico ha richiesto un servizio di orientamento e di consulenza per risolvere un problema legale o su come poter accedere alle misure di sostegno del welfare pubblico.Non mancano infine le situazioni di disagio abitativo: c’è infatti un 1,85% che ha chiesto l’accoglienza in dormitorio, perché si trova senza dimora.