Celebrazione di suffragio per don Claudio Cidin

Serata di preghiera e commozione a Capriva, dove nell’Ottava della morte di don Claudio Cidin, diversi sacerdoti della diocesi si sono dati appuntamento per suffragare la sua anima, con l’arcivescovo Carlo concelebravano il vicario generale monsignor Zorzin e il decano di Gradisca – Cormons don Moris Tonso. E proprio nella celebrazione all’interno di questi giorni santi del mistero pasquale, trova senso ogni vita e anche il sacerdozio. Nella sua omelia l’arcivescovo ha detto che non è solo un fatto cronologico celebrare questa Eucaristica, perché la Settimana santa ci fa sperimentare e meditare l’avvenimento principale della nostra fede, la passione, morte e risurrezione di Cristo. Partendo poi dalle letture del giorno ha detto come la prima lettura che delinea lo stile del servo di Dio, illumina anche la sensibilità di don Cidin, in particolare il suo essere sacerdote. L’essere portatore di verità, misericordia, discrezione per portare la luce di Cristo che illumina il cuore della gente, delle comunità a lui affidate. Soffermandosi sul salmo ha detto come la fede nel Signore toglie ogni paura della malattia e della morte. Questo è stato lo stato d’animo, certo con la sofferenza della prolungata malattia, che ha contraddistinto gli ultimi tempi del sacerdote cormonese. Sono state vere anche per lui le parole: “Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?… Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi”.Al vangelo mons. Redaelli si è poi soffermato sui tre personaggi evocati, Marta, Maria e Lazzaro che riassumono tre atteggiamenti del credente, l’essere commensali di Gesù, il dono dell’amore nel gesto dell’unzione, il servizio attivo, come conseguenza della fede. E ha proseguito, se il profumo non viene diffuso perde il suo vero valore che non è quello economico. E pur essendo in un certo senso inutile per vivere, la sua grandezza sta nel diffondersi per tutti esprimendo così la gratuità dell’amore. L’arcivescovo ha concluso chiedendo preghiere per don Claudio affinché possa, purificato, contemplare il volto del Signore e vivere nella sua gloria. Il canto dell’Andrò vederla un dì, ha concluso la celebrazione, mentre si scioglieva l’assemblea.