Catechismo a 4D

La necessità di trasmetterle in una maniera Adeguata ai bambini di oggi è stato l’argomento centrale della 3 giorni di formazione ai catechisti della nostra Diocesi, svoltasi dal 26 al 28 agosto presso il ricreatorio “Galupin” di Romans d’Isonzo.Il percorso intitolato “Catechismo a 4D” ha chiarito 4 dimensioni dell’evangelizzazione: identità, incontro, accompagnamento e missione. Promotori del progetto NET, i formatori nelle serate hanno spiegato le finalità di questo progetto dove il messaggio resta sempre quello, ma devono cambiare i metodi e i materiali proposti ai ragazzi di oggi.

La prima serataAperto con il saluto dell’arcivescovo Carlo Maria Redaelli e da una breve presentazione di fra Luigi Bertié, la prima serata, ha visto la relatrice Monica Siorpaes Gandin, impegnata nel delineare il profilo del catechista come evangelizzatore, come guida che ispira la via da seguire ispirato dallo Spirito e agendo sulla mente.Il catechista non ha il compito di insegnare, ma deve essere lui stesso il testimone che attrae grazie all’amore che prova per Dio e per il prossimo che gli è stato affidato. Il catechista è amico di Gesù e ha fede in lui, è un amante della vita e una persona di preghiera, è chiamato a brillare e a benedire, a essere umile e a lodare, a coltivare la propria vita spirituale per poter donare quello che è.Nella seconda parte della serata, prendendo spunto da una famosa espressione di Paolo VI – “testimoni non maestri” – la relatrice ha offerto tanti suggerimenti su come gestire gli incontri di catechesi. Tenendo conto degli obiettivi, del tempo a disposizione e della cadenza temporale, ogni incontro dovrà essere preparato bene in ogni suo singolo momento: accoglienza e preghiera, valutazione della missione, catechesi, gioco/ laboratorio, merenda/dinamica, missione, preghiera e saluti. Il tutto è pensato per una formazione all’evangelizzazione.

La seconda serataNel corso della seconda serata ci sono stati due interventi, il primo a cura della professoressa e psico-pedagoga Carla Manfreda, il secondo di padre Andrea Giustiniani.Il primo tema trattato era la gestione di un gruppo di bambini e di come comunicare con loro. La professoressa Carla ha dato in realtà degli spunti sui comportamenti che, come catechisti, dovremmo avere verso i bambini.In primo luogo un’accoglienza che sia sorridente, serena, gioiosa, che faccia sentire loro la gioia di incontrarli, cercando di lasciare i problemi personali a casa. Questo permette di ascoltarli, dando spazio alle loro considerazioni, al racconto delle loro esperienze e che li fa sentire accolti.Da evitare un errore, purtroppo comune e molte volte sottovalutato, è quello di colpevolizzare o rimproverare il bambino di fronte ai compagni. Se deve essere fatto un richiamo, deve essere fatto in separata sede, da soli e senza toni inquisitori.E’ molto importante, inoltre, dare delle regole che devono essere alla base del gruppo, regole che il catechista deve insegnare ai bambini e che loro devono imparare a rispettare.L’intervento della prof. Carla è stato molto interessante, svolto con una dialettica che non ha mai permesso alla platea di distogliere l’attenzione da quanto lei esposto.Il secondo intervento condotto da padre Andrea aveva come tema “I genitori: la sfida dell’evangelizzazione”.Dopo aver fatto un’analisi dell’adulto di oggi, che risulta scettico di fronte alla realtà e incredulo di fronte alla fede, padre Andrea lo ha definito “moralista”, secondo il quale la legge morale viene prima della fede; “liberista”, cioè si può fare quello che si vuole tanto Dio ti perdona.Evangelizzare gli adulti, o queste categorie di adulti, sembrerebbe quasi impossibile ma in realtà esiste una chiave che apre i loro cuori e sono i loro figli, che sono interesse comune dei genitori e del catechista. Il compito del catechista è quello di andare a cercare questi genitori, parlare con loro facendo capire che i ragazzi sono importanti per il catechista e proprio perché importanti non si può prescindere dalla famiglia.Il catechista deve saper condividere con gli adulti ciò che è la sua esperienza di vissuto, sia positiva che negativa, deve cioè testimoniare con sincerità, quella vera, quella che non fa sconti ma che non è crudele, perchè permeata di rispetto e carità.Tutto deve essere fatto con pazienza, senza fretta, spiegando le cose lentamente, con semplicità, permettendo all’ascoltatore, il genitore, di recepire e accogliere ciò che si è detto.E soprattutto il catechista deve accompagnare, non ergendosi a giudice o inquisitore ma mettendosi a fianco del genitore per iniziare insieme un cammino di crescita reciproca, accettando anche eventuali critiche, perché molte volte le critiche contengono un po’ di verità, e servono come punto di riflessione sul comportamento del catechista stesso.Ambedue gli interventi sono stati semplici ed esaustivi.Gli argomenti trattati possono essere considerati regole di vita in comunità e per la comunità, regole che sono alla base della vita sociale e che si possono riassumere in: rispetto verso gli altri e condivisione.

La terza serataNella terza ed ultima serata, il filo conduttore dell’incontro è stato il tema della missionarietà (intesa come vocazione primaria di ogni battezzato) dei catechisti nell’ambito del Percorso di Nuova Evangelizzazione dei bambini e dei loro genitori.Anche questa giornata è iniziata con un canto, con la lettura della Parola e con una bella preghiera, scaturita dal cuore di un grande educatore quale è stato Don Bosco. La prima relatrice della serata, Monica Siorpaes Gandin ha, nella prima parte dell’appuntamento, adottando un taglio molto pratico e simpatico, dato largo spazio allo sviluppo di alcune dinamiche ludico/creative di gruppo per l’evangelizzazione, illustrando e realizzando, grazie alla collaborazione di una decina dei catechisti presenti, alcuni giochi da proporre ai bambini e ai ragazzi durante gli incontri di catechesi, effettuabili sia all’aperto che nelle sale adibite agli incontri, e utilizzando supporti facilmente reperibili e armandosi di una buona dose di fantasia. Monica ha sottolineato che il gioco può essere considerato un valido strumento per la conoscenza tra i bambini e i ragazzi, per l’ascolto, per abituarli ad attendere, per il rispetto degli altri e naturalmente anche un mezzo per veicolare loro la Parola di Dio.Conclusa la parte pratico/ludica l’attenzione dei partecipanti è stata concentrata, grazie ad Emanuele Pica, sull’aspetto legato agli errori che involontariamente si possono commettere nell’evangelizzazione, in particolare sulle false immagini di Dio che le persone possono portarsi dietro e che poi trasmetto agli altri, errori che spesso conducono all’allontanamento della gente dalla Fede, confusa a volte con la religione. Il relatore, nel suo intervento che ha catturato l’attenzione dei presenti, ha indicato una serie di immagini errate di Dio (Dio dei buonisti, Dio degli intellettuali, Dio meritocratico, Dio dei perfetti, Dio dei sentimentalisti) da riconoscere e da superare. Per ogni immagine ha descritto sia le caratteristiche principali dei sostenitori, sottolineando gli aspetti di criticità presenti, sia passi tratti dai Vangeli che antagonizzano tali loro convinzioni, dalla cacciata dei mercanti dal tempio, all’incontro con la Samaritana, e con Zaccheo, alla peccatrice assolta, alle vergini stolte. In conclusione Emanuele Pica ha sottolineato che la vera immagine di Dio è quella del Dio Misericordioso e che pertanto è su questo approccio che va fatta fare esperienza alle persone, bambini e adulti che siano.Nell’ultima parte della serata, dopo una breve pausa conviviale per la condivisione della cena e lo scambio di qualche parola e opinione, e prima dei doverosi saluti finali, nuovamente Monica Siorpaes Gandin ha intrattenuto i partecipanti analizzando, anche con alcuni esempi del proprio vissuto personale di catechista, il tema della chiamata alla missione, evidenziando che, pur con le innegabili difficoltà, è necessario uscire dalla propria parrocchia per andare incontro all’altro con il fine di evangelizzare. Diverse possono essere le modalità di uscita, da effettuare anche con i bambini, differenziando l’impegno a seconda dell’età degli stessi, con il buon rischio che i bambini stessi poi, fatta l’esperienza, potranno essere evangelizzatori dei genitori o degli amici. Il punto fondamentale indicato dalla relatrice è che l’incontro fatto con il Signore sia da stimolo a voler che anche il nostro prossimo possa fare altrettanto incontro.La serata si conclude in un clima rilassato con la visione di un bel video su parole di don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le Vocazioni della Diocesi di Roma, incentrato sul valore di ciascuna persona, indistintamente, agli occhi di Dio.Possiamo dire di essere usciti dall’intero percorso formativo più ricchi e soddisfatti, per aver ricevuto una carica di gioia e per esserci confrontati con persone che, con Fede sincera, annunciano in Vangelo in un periodo non privo di ostacoli.