“Cari sacerdoti, nel tempo del Sinodo…”

In occasione della Festa di San Giuseppe Patrono della Chiesa, lo scorso 19 marzo, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, il cardinale Mario Grech, e il prefetto della Congregazione per il Clero, monsignor Lazzaro You Heung Sik, hanno indirizzato una lettera accorata a tutti i preti del mondo, sollecitandoli a proseguire senza timori nel cammino sinodale che si è intrapreso lo scorso ottobre e che ora è giunto nelle varie diocesi alla sua “fase di ascolto”.

Una Chiesa come “casa ospitale”“Metterci in cammino, insieme, nell’ascolto reciproco, nella condivisione di idee e progetti, per far vedere il vero volto della Chiesa: una casa ospitale, dalle porte aperte, abitata dal Signore e animata da rapporti fraterni”. È questo lo scopo del Sinodo convocato dal Papa per la Chiesa universale. Preti, laici, consacrati, persone lontane o emarginate, coloro che sono esterni agli ambienti ecclesiali e tutta la società civile hanno bisogno di sentire un rinnovato annuncio del Vangelo e una coerenza di stile ecclesiale. Questo percorso non è possibile se non con l’entusiasmo e la fattiva collaborazione dei sacerdoti, di tutti i sacerdoti.Tuttavia, affinché non si cada nei rischi che Papa Francesco ha più volte evidenziato – cioè il formalismo che riduce il Sinodo ad uno slogan vuoto, l’intellettualismo, che fa del Sinodo una riflessione teorica sui problemi e l’immobilismo, che ci inchioda alla sicurezza delle nostre abitudini perché nulla cambi – è importante aprire il cuore e metterci in ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce alle Chiese. Di questo percorso di ascolto e partecipazione i sacerdoti devono sentirsi promotori e primi protagonisti in quanto guide e padri delle comunità loro affidate.

Corresponsabili con il Popolo di DioCerti della ricchezza di esperienze di sinodalità vissuta in questa fase diocesana, gli estensori della lettera invitano i sacerdoti a non considerare il cammino sinodale come un ulteriore carico di lavoro pastorale, come una cosa in più da fare, ma incoraggiano a usare quello sguardo contemplativo che si compiace di osservare germogli che già, in maniera spontanea e informale, stanno germogliando. L’altro timore da dissipare riguarda il ruolo di guida e la specifica identità dei ministri ordinati. Se l’invito è quello di “scoprire sempre più l’uguaglianza fondamentale di tutti i battezzati”, ciò non esclude ma anzi valorizza il peculiare  carisma dei ministri ordinati di servire, santificare e animare il Popolo di Dio; sacerdoti per il Popolo di Dio e nel Popolo di Dio per scoprire sempre più l’uguaglianza fondamentale di tutti i battezzati e di stimolare tutti i fedeli a partecipare attivamente al cammino e alla missione della Chiesa.  In sintesi il percorso sinodale dovrà poggiare su due pilastri: corresponsabilità e ministerialità per l’evangelizzazione.

L’ascolto della Parola e della vita dei fratelliL’ascolto è il tema fondamentale di questo percorso sinodale e si declina in diversi atteggiamenti concreti. Esso è anzitutto ascolto della Parola di Dio: “appassioniamoci alla Sacra Scrittura, lasciamoci scavare dentro dalla Parola, che svela la novità di Dio e porta ad amare gli altri senza stancarsi”. Ma l’ascolto è anche ascolto dei fratelli, un reciproco ascolto deve portare a una vicendevole accoglienza: è quanto si sottolinea ancora nel testo in cui si mette in guardia anche sul rischio di autoreferenzialità. “Prima ancora dei risultati concreti, sono già un valore il dialogo profondo e l’incontro vero”. Qui le parole della lettera si fanno accorate: “come pastori possiamo fare molto perché l’amore risani le relazioni e guarisca le lacerazioni che spesso intaccano anche il tessuto ecclesiale, affinché ritorni la gioia di sentirci un’unica famiglia, un solo popolo in cammino, figli dello stesso Padre e quindi fratelli tra noi, a cominciare dalla fraternità fra noi sacerdoti”.

Andare incontro a tuttiIn questo percorso di Chiesa, dovremo attuare un’attenzione fondamentale, ovvero: “aver cura che il cammino porti non all’introspezione ma stimoli ad andare incontro a tutti”. Come Papa Francesco con i suoi documenti e i suoi gesti concreti ci sta sollecitando già da tempo, invitandoci ad attuare un dinamismo “in uscita”, verso i fratelli – soprattutto i più lontani –  con il fuoco della carità e la bussola della Parola. Come sacerdoti, sentiamo forte questo anelito; “come servitori del Popolo di Dio siamo in una posizione privilegiata per far sì che ciò non rimanga un orientamento vago e generico, ma si concretizzi là dove viviamo”.

Per una Chiesa che è il sogno di DioCi dobbiamo sempre ricordare, come viene ripreso nella conclusione del testo della lettera ai sacerdoti, che lo scopo del Sinodo non è produrre documenti – ce ne sono già in abbondanza e su ogni aspetto della vita ecclesiale – bensì “far germogliare sogni”. Di questo sì c’è bisogno, della capacità di sognare come sognava San Giuseppe mentre accoglieva come custode e guida il Bambino Gesù, insieme con il protagonismo di tanti sacerdoti che alla realizzazione di questo sogno dedicano la loro vita, la loro intelligenza e il loro cuore.