Canterò in eterno il nome del Signore

La Caritas diocesana in questa quarta tappa del cammino verso il Natale vi propone di cantare l’amore, che abbiamo ricevuto gratuitamente da Dio senza aspettarsi contraccambio, donando la nostra vita al nostro prossimo tramite tanti gesti di amore, accoglienza e ascolto. Impegnarsi nel volontariato dedicando una parte del nostro tempo a servire il prossimo e la nostra comunità è una maniera per cantare e testimoniare l’Amore di Dio che ci ha amati per primi.

Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. (Rm 12,2).

Dalla Lettera Pastorale

 Infine, sempre anzitutto nell’ambito del consiglio pastorale parrocchiale, può essere significativo individuare quali siano i ministeri, già esistenti o da avviare, caratterizzati dall’accoglienza Se ne possono indicare, sempre in chiave esemplificativa, alcuni: chi cura le celebrazioni affinché nessuno si senta straniero o a disagio nella comunità che celebra; l’équipe che accompagna il Battesimo (come sopra indicato); i sacerdoti e le coppie che preparano al Matrimonio e seguono la pastorale familiare; i sacerdoti (diaconi, religiosi e laici) che visitano tutte le famiglie della comunità; i sacerdoti, i ministri straordinari della comunione, i volontari che visitano i malati; i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e i fedeli laici operatori della Caritas che curano l’attenzione ai bisognosi. Con riferimento all’accoglienza, ma in generale a tutti coloro che svolgono un ministero pastorale nella comunità, la diocesi avvierà da quest’anno una “scuola diocesana di formazione ai ministeri”, che avrà una particolare attenzione più che sui contenuti, sul “come” annunciare il Vangelo e accogliere le persone. (Dalla Lettera pastorale “Una Chiesa che ascolta e accoglie” n. 63-64).

Testimonianza di volontariato

L’estate appena trascorsa è stata l’occasione per partecipare all’iniziativa “Cantieri della solidarietà” promossa dalle Caritas diocesane del Nord- Est in collaborazione con la Caritas diocesana di Agrigento, si trattava di campi di servizio per giovani fino ai 28 anni.

Abbiamo partecipato in otto, provenienti da tutto il Triveneto, ci era stato chiesto di non crearci troppe aspettative, ma alla fine è stata una di quelle esperienze che hanno cambiato il mio modo di vedere il mondo. I dieci giorni sono stati organizzati presso la Caritas diocesana di Agrigento, che ha proposto e organizzato, alternando momenti di formazione a momenti di servizio; formazione sui temi “disabilità, immigrazione, povertà e mafie” e servizio che abbiamo prestato presso la mensa dei poveri in centro città, e presso l’”Ability Camp” organizzato dalla Caritas per un gruppo di disabili presso una parrocchia della periferia.

Lo stile di accoglienza ci ha rapiti, creando un forte affiatamento con gli operatori, in particolare quelli della mensa, che prestano servizio tutte le mattine, 7 giorni su 7, nonostante ognuno di loro abbia una propria vita e famiglia fuori di lì, famiglia di cui ci hanno fatto sentir parte. Ci era stato chiesto di non limitarci a dare un servizio, e questo dovevamo avercelo chiaro in mente, e così abbiamo sfruttato i momenti liberi (tra la colazione ed il pranzo) per conoscere gli utenti della mensa, e lasciarci coinvolgere dalle loro storie, dai loro volti e caratteri, anche se non sempre pacifici.

Ci siamo poi lasciati stupire dall’esperienza con i disabili, che per molti di noi era la prima, dalle loro capacità straordinarie e dal bisogno di normalità che si leggeva nei loro occhi.

Forti e commoventi sono stati i momenti dedicati all’immigrazione, attraverso le testimonianze di soccorritori, non quelli che vanno in mare ma ragazzi come noi che, svegliandosi la mattina e vedendo decine di persone infreddolite davanti al sagrato della parrocchia, non fanno a gara a chi costruisce la critica migliore da postare sui social, ma corrono a casa a recuperare il possibile senza porsi troppe domande. Con l’aiuto di persone informate e formate al tema, ci sono state illustrate le verità politiche che, purtroppo vengono filtrate dai TG televisivi, le motivazioni, i flussi, le modalità di gestione del fenomeno migratorio, senza tralasciare le questioni etiche, perché “la fortuna è questione di geografia” e nessuno di noi ha calcolato dove nascere.