Armida Barelli, carisma e genio al femminile

Papa Francesco ha autorizzato in questi giorni la promulgazione dei Decreti che porteranno agli altari la cofondatrice, insieme a padre Gemelli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e che riconoscono le virtù eroiche altri di sette Servi di Dio. Per l’Azione cattolica  L’incontro con i “padri” della vita associativa si sviluppa sempre nell’intreccio fra l’ammirazione per la forza innovativa da loro espressa e la consapevolezza delle mutazioni che sono intervenute. Se si parla di “madri”, ossia delle protagoniste femminili dell’Azione Cattolica – nelle varie forme con le quali essa si è presentata nel tempo – la distanza fra il loro sentire e il nostro sembra essere meno condizionata dal trascorrere del tempo. Forse perché le loro vicende umane si sono sviluppate piuttosto sul piano del “sentire” e della dedizione ai progetti di altri, che sul piano dell’affermazione delle idee e delle opere da sé generate. È questa una possibile chiave di interpretazione della vita di Armida Barelli, giovane rampolla della borghesia milanese, giunta a “governare” dalla sua stessa città la Gioventù femminile di Azione cattolica di tutt’Italia fra le due grandi guerre mondiali, e a far sorgere dalle fondamenta l’Università cattolica. Spesso di lei si traccia l’immagine di una volitiva signorina che, in virtù della sua intraprendenza e della sua diplomazia, riuscì a costituire la più estesa associazione in Italia – la “Gieffe”, appunto – e a dare vita al più significativo organismo di cultura cattolica nel nostro Paese. Descritta solo così, la sua biografia lascerebbe però nell’ombra gli aspetti più legati alla sua intima percezione della fede cristiana. Ma chi era veramente  Armida Barelli? Nacque nel 1882, a Milano, da una famiglia della laboriosa borghesia di quella città. Studiò a Milano e poi in un rinomato collegio della Svizzera tedesca, retto dalle Suore francescane; ne uscì con il diploma di maestra. Trascorse la giovinezza come tante ragazze della Milano-bene, dapprima nelle comodità poi, per la morte del padre, con la sofferta responsabilità della conduzione familiare. Ma la sua giovinezza fu connotata sempre, e in modo crescente, dalla ricerca di un senso da dare alla propria vita. È a questo punto che viene da chiedersi: qual è il mistero di tale vita, il mistero di una persona veramente “irripetibile”? Dalle note del suo diario, che rivelano una personalità ricca, viva, piena di interessi, emerge sempre più chiara e precisa “l’attrazione verso il Vangelo e l’attenzione agli altri”. Ma il grande evento decisivo della sua esistenza fu l’incontro con Padre Agostino Gemelli, il grande, intelligente e volitivo francescano, convertito da poco. Da allora la sua “tensione verso l’Assoluto” divenne progetto e fiorirono le opere. Al centro della sua azione rimaneva sempre l’Amore di Dio – il Sacro Cuore – a cui Armida si affidava. “Mi fido di Te”: era questo il suo motto e lo stile del suo abbandono in Dio.

La Gioventù femminile di AcNel 1918, per volontà del card. Ferrari, Armida Barelli dette inizio alla “Gioventù femminile cattolica milanese”, diventandone presidente. Essa fu veramente la sorella maggiore, educò le giovani attraverso la formazione alla fede, una fede convinta, aggiornata, preparata alle sfide del ’900. Questa educazione le consentì di operare anche nell’ambito civile dove contribuì alla formazione corretta della donna, alla sua promozione contro l’ignoranza e i pregiudizi; formò nelle ragazze la coscienza civile e politica, secondo la concezione cristiana della persona e della società. Attenta al mutare dei tempi, “seppe rinunciare a posizioni e metodi che aveva ritenuto solidi, per orientare le giovani tra le correnti ideologiche insidiose” e prepararle alla realtà pubblica, insistendo sulla validità della famiglia, della competenza professionale, della presenza nel civile.L’Università del Sacro CuoreLa sua fede generò cultura, o meglio, attenzione alla cultura. L’Università Cattolica uscì dal pensiero di Padre Gemelli e dalle mani operose di Armida. Venne inaugurata il 7 dicembre 1921 dal card. Ratti (il futuro Pio XI).

Le missionarie della Regalità di CristoIl 19 novembre 1919 istituisce con padre Gemelli quello che sarà l’”Istituto secolare delle missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo”. Una vocazione non facile quella che intraprendono Armida Barelli e le sue compagne, ma insieme stimolante e straordinaria: vivere la fedeltà al Vangelo, camminando insieme con tutta l’umanità, “condividere le ansie, le fatiche e le gioie”. Una vocazione che ha dato, e può dare ancor oggi, voce all’originalità del genio femminile chiamando le donne a vivere e inserirsi con responsabilità nei diversi campi della vita sociale, politica, culturale, religiosa.Armida Barelli muore il 15 agosto 1952 a Marzio (Varese) nella festa dell’Assunta. È sepolta nella cripta della cappella del Sacro Cuore all’Università Cattolica di Milano.È bello ricordare qui le parole di Papa Giovanni Paolo II ai partecipanti al convegno su Armida Barelli. “Seguite con fedeltà la via tracciata da questa donna forte e intrepida, imitando la sua tensione alla santità, il suo zelo missionario e il suo impegno civile e sociale per fermentare con il lievito del vangelo i vasti campi della cultura, della politica, dell’economia e del tempo libero”. Ecco chi era Armida Barelli  una donna che ha precorso i tempi contribuendo ad aprire strade nuove per il ruolo della donna nella vita della Chiesa e della società e  che  ha saputo affrontare con straordinario coraggio sfide nuove e sostenere opere profetiche che ancora oggi si rivelano ricche di frutti pastorali, sociali e culturali”.