Amici sulla terra, amici in cielo

C’era un pellegrino. Ogni anno. Mi telefonava sempre molto in anticipo, per essere informato sulle date e per effettuare l’iscirzione: mons. Metod Pirih, Vescovo emerito di Koper-Capodistria. Scrivo questa semplice testimonianza perché è abbastanza eloquente dell’amore del Vescovo Metod verso l’UNITALSI e verso Notre Dame di Lourdes. Ormai sona passati molti anni da quando è salito per la prima volta con noi sul treno, ancora “giovane” e sano. Era di routine per lui: arrivare alla stazione ferroviaria, salutare le persone nelle vicinanze del treno e salire in carrozza per trovare il posto assegnato. Appoggiati i bagagli non si è mai seduto, ma ha sempre iniziato con il suo “giro”. E “buon giorno” di qua e “come state” di là e… Non solo. Aveva una ferrea memoria e incontrando i pellegrini ricordava una parola, un gesto, un avvenimento del passato vissuto da lui e dal suo interlocutore. Il sorriso? Mi chiedo se l’ho mai visto rabbioso o tenebroso. Anche nei momenti di difficoltà o incertezza non faceva traspirare attraverso il suo sguardo e le sue labbra il dolore interiore. Gioviale e gioioso fino all’ultimo.L’ho conosciuto nel 1983, anni del Seminario. E’ stato fin d’allora il mio padre spirituale, ma prima di tutto un amico e confidente. Ci teneva ad essere in ordine, specialmente quando celebrava: mitria pulita, pastorale decoroso, anello semplice; ma sulla scaletta dei valori il primo ordine era quello interiore che, una volta impresso, poteva essere dispensato anche alle persone in relazione con lui. Ordine visibile si, ma mai ordine da superbia o supremazia o sufficienza. Un po’ era il suo carattere, l’altro po’ era il frutto dei suoi studi di teologia spirituale presso il Theresianum a Roma. Questo periodo l’ha tanto arricchito da diventare per nove anni la guida spirituale nel Seminario teologico di Ljubljana. Fino al giorno in cui (era il 25 marzo 1985) s. Giovanni Paolo II non lo annoverò tra i membri del Collegio episcopale e qualche anno più tardi li diede la responsabilità della guida della Chiesa di Koper-Capodistria. Le è stato un buon pastore, padre amorevole, medico dell’anima e, anzitutto, amico dei fedeli, fratello tra i fratelli, semplice tra semplici.Il suo amore per Lourdes? Non è nato alla Casa natale Mouline de Bouly, nell’abbraccio di mamma Luise, non lontano dal Gave, dietro il Santuario dell’Immacolata, ma alla casa paterna di Lokovec (Bainsizza), tra le braccia della madre Štefanija, non lontatno dal fiume Isonzo, all’ombra del Santuario dell’Assunta di Monte Santo. E’ sempre stato il suo punto di riferimento. Un giorno, sul sagrato della basilica della Regina di Monte Santo mi disse, indicando con la mano verso Ponente: “Ecco, vedi, Lourdes è in quella direzione!” E quando eravamo in pellegrinaggio mi diceva: “Mamma mia, dove potremmo ospitare tutti questi fedeli se venissero nel nostro Santuario di Monte Santo!?”. Quindi, una cordata ferrata: Regina sul trono in Monte di qua, Madre nella nicchia della Grotta di là. Ma sempre Madre. A conferma di questo suo amore per la Madre e per mamma e papà, il suo anello episcopale: composto dall’unione delle fedi nuziali dei genitori e con l’incisione del monogramma di Maria.Dove ci sono i genitori e figli, ci sono anche fratelli. Non vado ad elencare quelli naturali del Vescovo Metod, ma un fratello nella fede, nel servizio e … nell’età. Col tempo abbiamo scoperto che anche nell’infermità. Nati nel 1936, pastori delle Chiese sorelle, figlie dell’unica Madre Aquileia, accomunati dal sorriso contagioso, dalla semplicità del pescatore, dalla serenità del montanaro, i Vescovi Dino e Metod hanno unito le proprie anime in una bellissima testimonianza di fraternità cristiana. E, ora posso dirlo: dopo la morte del Vescovo Dino, il Vescovo Metod continuava a ripetermi: “Ora è la mia ora, ora vado anch’io, come Dino”.E alla fine? Dopo anni di velata sofferenza a causa della malattia, affrontata con dignità e fortezza, il suo corpo riposa di nuovo là, nell’abbraccio della Mamma, accanto all’Arcivescovo Sedej, nella Cripta dei Vescovi a Monte Santo. Lì, come Bernardette a Nevers, attende le visite e invita a rivolgerci alla Madre. Ci mancherà, ma prima di partire ci ha lasciato un bel bagaglio di ricordi e testimonianze – da imitare.