Adulti protagonisti del cammino di iniziazione cristiana

La sala teatro della parrocchia di San Nicolò a Monfalcone ha ospitato mercoledì 4 novembre il primo incontro di formazione per i Consigli Pastorali parrocchiali ed i catechisti della diocesi. Al relatore, don Ivo Seghedoni, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Modena – Nonantola, è stato chiesto di aiutare la riflessione sul tema “Il rinnovamento dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi: l’esperienza di una Chiesa diocesana. Motivi processi ed esiti del cambiamento di prospettiva e di azione”. Nella mattinata di giovedì 5, poi, don Seghedoni ha partecipato al periodico incontro di aggiornamento del clero confrontandosi.Sul sito diocesano www.gorizia.chiesacattolica.it (oltre alla registrazione della serata di mercoledì 4) è disponibile la scheda di lavoro che guiderà il laboratorio da tenersi in parrocchia o tra parrocchie aperte alla collaborazione pastorale.Prima dell’incontro di Monfalcone, abbiamo incontrato don Ivo per farci raccontare come è nato e quali sono le caratteristiche del nuovo metodo per l’iniziazione cristiana elaborato nella sua diocesi.

Don Ivo, come è nata l’esigenza nella diocesi di Modena di mettere mano al percorso di iniziazione cristiana?Quest’esigenza è nata soprattutto attraverso la conoscenza delle realtà parrocchiali grazie ai corsi formativi che l’Ufficio catechistico organizza ordinariamente percorrendo tutti i vicariati della diocesi di Modena Ci siamo resi conto che non era più sufficiente il solo rinnovamento metodologico finalizzato alla ricerca di nuove attività o tecniche che potessero destare l’interesse dei bambini o dei ragazzi; d’altra parte, però, non bastava nemmeno più quella “piccola” formazione teologica fatta anche attraverso approfondimenti biblici, liturgici o teologici.Quello che non funzionava era proprio il dispositivo dell’iniziativa cristiana sino ad allora utilizzato ed ancora marcatamente scolastico, essendo tutto incentrato sui bambini e orientato sui sacramenti. Dinanzi alla problematicità di questi aspetti, l’Ufficio catechistico ha cominciato a muoversi anche sulla scia degli stimoli che giungevano a livello nazionale. In tal senso è stato particolarmente importante il Seminario organizzato dagli Uffici catechistico e liturgico nazionale della Cei nel 2002: allora ci fu una presa di posizione molto netta di mons. Francesco Lambiasi che affermò che il processo in uso di iniziazione cristiana non funzionava decisamente più.

Quali sono state le reazioni dei sacerdoti dinanzi alla novità proposta?Le reazioni sono state sostanzialmente di tre tipi.C’è stato un gruppetto, francamente minoritario, che ha accolto il rinnovamento con molto entusiasmo, iniziando da subito a partecipare ai corsi formativi. Da parte nostra abbiamo sempre consigliato di affrontare questo cambiamento con una certa moderazione e studio, senza accelerare i tempi facendosi trasportare dall’entusiasmo.Una seconda reazione è stata di indifferenza: i più sono rimasti alla finestra ad osservare che cosa accadeva ai pionieri.C’è stata, infine, la resistenza di un certo nucleo di sacerdoti che non hanno proprio voluto entrare nella logica del rinnovamento “perché sono troppo vecchio per cambiare…”, “perché ho sempre fatto catechismo così e solo così posso continuare…”.

Quali sono gli elementi caratterizzati questo metodo per l’iniziazione cristiana?Alla base di questo nuovo percorso ci sono tre scelte di fondo.La prima riguarda il rendere protagonisti gli adulti e non più i bambini; la seconda lo spostamento della catechesi al primo annuncio (anche se sarebbe meglio parlare di “secondo primo annuncio rivolto agli adulti) e la terza la fine della delega ai soli catechisti per investire tutta la comunità della responsabilità di generare alla fede.Senza queste questioni di fondo quanto proposto si ridurrebbe ad uno fra i tanti metodi possibili.La prima domenica del mese è dedicata in particolare ai genitori. Il primo annuncio è rivolto loro mentre per i bambini è prevista l’attività ca­techistica o ludica separata. La domenica seguente avviene la consegna con l’attività in famiglia: c’è, quindi, il tentativo di portare il discorso su Dio nelle case. Il terzo sabato del mese è in programma il catechismo strutturato ed ampio per i bambini mentre la quarta domenica, ordinariamente, il gruppo-classe viene coinvolto nella partecipazione liturgica. Nella mia parrocchia la quarta domenica facciamo le “narrazioni”: un modo di fare sintesi del cammino del mese attraverso un racconto del Vangelo. Si tratta però di un aspetto peculiare che abbiamo aggiunto nella mia parrocchia e che non rientra nel percorso diocesano o nel metodo tradizionale dei “quattro tempi” elaborato originariamente dalla diocesi di Verona.

Da quanto abbiamo visto sinora, mi pare fondamentale la novità che interessa i catechisti…È vero: la figura del catechista cambia profondamente ed il metodo ne fa tramontare l’immagine solita. Molti catechisti tradizionali non accettano questo modello perché sono talmente abituati a lavorare solo coi bambini che si sentono sfidati da un discorso rivolto agli adulti. Però il metodo fa nascere delle nuove figure ministeriali rappresentate da questi accompagnatori degli adulti (ordinariamente ci sono uno o due coordinatori per gruppo); ci sono genitori che si lasciano coinvolgere come animatori degli adulti o come catechisti dei bambini. Ripeto: c’è proprio un cambiamento delle figure protagoniste del cammino di iniziazione e quindi fra i catechisti tradizionali solo i più duttili e formati, disponibili al cambiamento entrano nel nuovo modello.

Per i genitori e più in generale per gli adulti, cosa ha significato il cambiamento?Laddove questo rinnovamento è stato attuato, da parte degli adulti è giunta una risposta positiva e per certi aspetti anche sorprendente. Tutto dipende dall’atteggiamento di fiducia e di affidamento che gli operatori pastorali rivolgono loro: devono essere trattati da adulti, non da bambini!Ci sono – come è naturale – posizioni molto variegate. Alcuni genitori si coinvolgono solo in modo apparente, partecipando saltuariamente agli incontri. Sanno che questo sistema non controlla le presenze e quindi ne approfittano per avere un catechismo “a minor costo”: il bambino va al catechismo praticamente due volte al mese invece delle quattro tradizionali. I genitori, invece, che si lasciano coinvolgere vengono due volte al mese in parrocchia e poi sono coinvolti nell’attività a casa. Fra questi adulti c’è chi riscopre la fede grazie alla metodologia degli incontri loro riservati; altri rimangono alla finestra ed altri si nascondono. Eppure la percentuale che partecipa ai momenti di formazione è decisamente alta: incontrare il 50% dei genitori due volte al mese in parrocchia è una realtà che in passato non si era vista troppo spesso.E proprio questi adulti hanno senz’altro una loro parola da dire sulla fede!