“Abitare il futuro dentro al popolo perchè siamo popolo”

Anche la Presidenza di Azione Cattolica di Gorizia era presente a Roma al Convegno nazionale alla Domus Pacis dal 27 al 29 aprile 2018.Seicento delegati in rappresentanza di oltre 300mila iscritti, per un’associazione presente in più di 7.000 parrocchie di tutta Italia: una meravigliosa esperienza di Chiesa.È stata una tre giorni intensa nella quale, attraverso l’interpretazione del magistero di Papa Francesco, si é voluto approfondire la dimensione concreta della Fede in Gesú.Tutto il convegno è stato, infatti, instradato dal teologo don Cesare Pagazzi e dal filosofo Luigi Alici. A loro era stato assegnato il compito di trattare il tema “Tanti popoli… un popolo: la categoria del popolo nella teologia di Papa Francesco”. Don Pagazzi ha indicato tre “luoghi di emersione” della categoria “popolo” nella testimonianza e negli insegnamenti di Bergoglio. Anzitutto la “carne”, “la carne viva delle persone, di un popolo”, espressione dei bisogni, della storia, della cultura e identità di un popolo, perché “il Papa insiste su una dimensione concreta di popolo”.Quindi i “sensi”, e in particolare il tatto, “perché il tatto non inganna, tocca – appunto – una persona o una cosa solo se è reale. Ci dà il senso  dentro della realtà e, come dice il Papa, ’la realtà è superiore all’idea’”. Inoltre “il tatto è contatto, mette in relazione con le persone”. Infine, terzo “luogo”, la casa, “fatta di persone e cose, luogo caro in cui riconoscersi, dove ci sentiamo accolti, protetti”. Ma “la casa dice anche che il mio spazio interiore, la mia vita, senza l’’esterno’, senza gli altri, non esiste. Si è in relazione agli altri. Così la Chiesa c’è se c’è un popolo, sennò – come afferma il Papa – è scarnificata, senza carne, non esiste”. “Se c’è il popolo, lì c’è la Chiesa, lì c’è il Vangelo che è Parola fatta carne”.Alici, invece, ha percorso una sorta di “viaggio”, storico e culturale, sempre sul tema del “popolo”, partendo da sant’Agostino, attraversando illuminismo, romanticismo, individualismo borghese e collettivismo marxista, approdando all’Europa comunitaria di oggi. Giungendo quindi al “bivio in cui oggi ci troviamo, come credenti e come cittadini”, tra una “società anonima, al limite dell’impersonale, che predica la tolleranza e razzola nell’indifferenza, o una comunità chiusa, al limite del populismo, che predica l’identità e razzola nell’intolleranza”. “Due modelli che a volte mescoliamo in modo opportunistico, fino ad essere gelosamente individualisti nella sfera privata e accanitamente moralisti nella sfera pubblica”.In tutto questo l’AC, con il suo bagaglio di storia, può e deve aiutare tutta la Chiesa ed essere, soprattutto, fermento nella Chiesa e nelle comunità particolari”.Questo essere fermento è stato sperimentato nel pomeriggio di sabato 28. I delegati, infatti, si sono divisi in tre miniconvegni che hanno affrontato alcuni aspetti della categoria “popolo”: la religiosità popolare (con l’assistente ecclesiastico generale di Ac, il vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi, presso il Santuario della Madonna del Divino Amore), la parrocchia popolare (con il vice assistente ecclesiastico generale di Ac, don Antonio Mastantuono, nella parrocchia di San Pio V con la testimonianza del parroco della comunità, don Donato Le Pera) ed un’Azione cattolica popolare (con Pina De Simone, docente di etica alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e direttore della rivista Dialoghi, presso le parrocchie San Barnaba e Sant’Elena al Pigneto, con la testimonianza del presidente parrocchiale di San Barnaba Daniela Lombardi).Una tre giorni intensa e ricaricante che non si è conclusa ma deve continuare nelle nostre parrocchie. L’Azione cattolica non può stare lontano dal popolo, ma viene dal popolo e deve stare in mezzo al popolo. “Non è una questione d’immagine ma di veridicità e di carisma”, ci ricorda Francesco. Non è neppure demagogia, ma seguire i passi del maestro. È una sfida alla maternità ecclesiale dell’Azione cattolica; stare tra la gente, ricevere tutti e accompagnarli nel cammino della vita con le croci che portano sulle spalle.Il Convegno, quindi, continua. Senza paura di guardare al passato ma orientati al futuro, passando dal “qui ed ora”.