A Betania

Gesù voleva bene a tutti, ma aveva degli amici, delle persone con cui aveva una relazione speciale, con cui si trovava bene, nella cui casa trovava un po’ di ristoro e poteva rilassarsi. In particolare sembra che Gesù nutrisse un’amicizia più intensa con la famiglia di Marta, Maria e Lazzaro che abitavano a Betania, vicino a Gerusalemme. I Vangeli raccontano le visite che Gesù ha fatto in quella famiglia e fa intuire la relazione di amicizia che lo stringeva a quelle persone. Dopo la pandemia, dopo il primo anno di ascolto richiesto dal processo sinodale che la Chiesa Italiana sta vivendo e a cui ha partecipato anche la nostra diocesi, è emerso chiaro che ciò che ci si attende dalla comunità cristiana è che sia un luogo che sa di casa, che sa di famiglia, un luogo che profuma di amicizia e di che fa sentire il calore dell’affetto. La Chiesa è attraente se offre un ambiente familiare e amichevole, dove al centro c’è Gesù che dice una parola di senso sul nostro vissuto, dove c’è Gesù che ci aiuta a vivere con più profondità la nostra quotidianità. Abbiamo bisogno di una comunità cristiana che sia accogliente, amichevole e che sappia comunicare speranza… e non solo come strategia di marketing o come captatio benevolentiae, ma come parte del suo stesso contenuto, come espressione della sua esperienza spirituale. L’accoglienza, il calore familiare, l’interesse per coloro con cui dialoghiamo è indispensabile perché desideriamo comunicare un Dio che si fa vicino alla nostra vita, che ci accoglie con le nostre miserie, che entra nel nostro vissuto e nella nostra quotidianità portando speranza e la capacità di amare. La modalità per far sperimentare tutto questo è dedicare tempo all’ascolto: ascoltare il vissuto delle persone, ascoltare le attese sulla comunità cristiana, ascoltare le critiche e i suggerimenti, ascoltare quelli che di solito non vengono ascoltati da nessuno… ascoltare per comunicare un Dio che si fa vicino e per coinvolgere. La Lettera Pastorale per l’anno 2022-2023 scritta dall’arcivescovo Carlo e presentata alla diocesi giovedì 6 ottobre a Monfalcone, si intitola “A Betania” e aiuta la nostra Chiesa ad inserirsi nel cammino che le Chiese in Italia stanno facendo. Il titolo e la copertina con la foto di Gerusalemme e Betania fanno intuire che la nostra Chiesa è chiamata ad essere come la casa amichevole di Betania. All’inizio della Lettera, nella parte introduttiva, il vescovo Carlo esplicita il bisogno che abbiamo di speranza in un tempo non facile per la Chiesa e per il mondo e poi accompagna il lettore a conoscere la casa di Betania, a gustare le relazioni di amicizia che Gesù ha con la famiglia di Marta, Maria e Lazzaro. Segue una declinazione specifica per la nostra diocesi di quelli che nei documenti della Conferenza Episcopale Italiana vengono chiamati i “cantieri”, ovvero quegli aspetti che meritano maggior ascolto e attenzione nella nostra esperienza ecclesiale. Tre cantieri sono suggeriti dal percorso delle comunità cristiane in Italia, e un cantiere è specifico per la nostra diocesi.Nella nostra Chiesa vorremmo prestare attenzione in modo particolare all’iniziazione cristiana dei bambini e ragazzi, ma anche degli adulti, come occasione per incontrare e ascoltare delle persone che manifestano, magari in modo non sempre esplicito, il bisogno della speranza che Gesù offre. Insieme a tutte le altre diocesi d’Italia rifletteremo poi su come dialogare con la realtà attorno a noi, vista non come un avversario o un concorrente, ma come un alleato nel vivere la Parola; cercheremo di rileggere i nostri modi di fare perché siano più familiari, più caldi e amichevoli; proveremo ad immaginare delle comunità capaci di valorizzare i diversi carismi e ministeri. Il vescovo Carlo suggerisce poi che non tutti facciano tutto, ma che i diversi cantieri siano aperti da soggetti differenti nella nostra comunità, in modo che molte persone siano coinvolte e non si percepisca questo cammino come qualcosa di gravoso, ma come un’occasione preziosa. Il testo presenta in appendice anche una serie di schemi che aiutano a capire chi fa che cosa, e quali sono i tempi da dedicare alle varie fasi dell’ascolto. Il riferimento alla Lettera Pastorale, espressione del magistero ordinario del nostro vescovo, da attuare nella vita delle nostre comunità, è necessario se vogliamo essere famiglia che cammina nella stessa direzione. Ci si sente molto a disagio e non si entra volentieri in una famiglia dove all’interno ci sono dei litigi, delle incomprensioni, dei pettegolezzi, e non c’è il desiderio di camminare insieme.Gesù stesso ci ha detto che il mondo crederà se saremo uniti… se la nostra comunità assomiglierà alla casa accogliente di Betania.