Referendum: come potrebbe cambiare la Legge n. 91 del 1992
4 Giugno 2025
Questa domenica 8 e lunedì 9 giugno gli elettori italiani sono chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari. Quattro sul mondo del lavoro e uno inerente alla richiesta di cittadinanza. Quest’ultimo quesito propone una modifica rilevante alla Legge n. 91 del 1992, che disciplina l’accesso alla cittadinanza per naturalizzazione, ossia attraverso l’iter con cui uno straniero acquisisce la cittadinanza di uno Stato a seguito di un atto della pubblica autorità, dimostrando di possedere determinati requisiti.
Il referendum dell’8 e 9 giugno propone di ridurre dagli attuali 10 a 5 anni il requisito di residenza per gli stranieri non comunitari che abbiano risieduto legalmente e continuativamente in Italia, rendendo così più veloce il percorso di integrazione e il riconoscimento della cittadinanza italiana a chi risiede ormai stabilmente nel Paese.
Il limite di 10 anni risulta attualmente uno dei più alti in Europa e la proposta referendaria si inserisce nel dibattito sulla necessità di aggiornare le norme per allinearle agli standard europei. Un paio di esempi: in Germania il requisito è stato ridotto recentemente a 5 anni, 5 anche in Francia (ridotti a 2 anni per chi ha studiato nel Paese), 5 anni anche per gli stranieri residenti in maniera continuativa nei Paesi Bassi.
Con un’eventuale approvazione del referendum abrogativo, rimarrebbero invariati gli ulteriori casi nei quali un cittadino straniero può fare richiesta di cittadinanza italiana, vale a dire 4 anni per i cittadini dell’Unione Europea che in tale arco di tempo hanno vissuto continuativamente nel nostro Paese, i 5 anni dalla data di riconoscimento dello status per rifugiati e apolidi, 3 anni per stranieri con ascendenza italiana fino al secondo grado o per chi è nato in Italia da genitori stranieri anch’essi nati nel territorio nazionale e, per chi ha contratto matrimonio con un cittadino italiano, dopo 2 anni di residenza legale in Italia dalla data del matrimonio (ridotti a 1 in presenza di figli).
Tra le “ricadute” di una modifica alla Legge 91/1992 rientrerebbe anche uno snellimento nell’accesso alla cittadinanza per i minori stranieri. Attualmente infatti un bambino nato in Italia da genitori non italiani deve attendere il compimento dei 18 anni per presentare la domanda per l’acquisizione della cittadinanza italiana, dimostrando una residenza ininterrotta nel Paese. Con una riduzione a 5 anni, più genitori potrebbero ottenere la cittadinanza in tempi più snelli, garantendo così anche ai loro figli la possibilità di acquisire automaticamente la cittadinanza italiana.
In ogni caso, il tempo complessivo per ottenere la cittadinanza andrebbe oltre ai 5 anni di residenza, infatti la pubblica amministrazione ha fino a 36 mesi per valutare la domanda, pertanto tra il tempo necessario per maturare i requisiti e l’iter burocratico potrebbero passare comunque anche 8 anni prima di ottenere la cittadinanza.
Guardando alle persone, i più recenti dati statistici rilevano come potenziali beneficiari della riforma circa 1 milione e 420 mila cittadini non comunitari; di questi 1 milione e 136 mila adulti con permesso di soggiorno di lunga durata e 284 mila minori.
Va sottolineato che, anche qualora passasse la riforma, i criteri di legge per l’acquisizione rimarranno invariati, vale a dire dimostrare di aver un’adeguata conoscenza della Lingua italiana, un reddito adeguato e documentato e l’assenza di motivi ostativi legati alla sicurezza della Repubblica.
I seggi saranno aperti dalle ore 7 alle 23 di domenica 8 giugno e dalle 7 alle 15 di lunedì 9 giugno. Gli elettori (tutti i cittadini italiani maggiorenni iscritti nelle liste elettorali) riceveranno come detto 5 schede di cui una per il quesito referendario sulla cittadinanza, nel quale sarà chiesto di esprimere un “Sì” qualora si desideri l’abrogazione della norma che prevede gli attuali 10 anni di residenza per la richiesta della cittadinanza, un “No” per opporsi alla proposta e mantenere tutto invariato.
S.T.
(Foto Ansa/Sir)
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