“I volti della modernità” raccontati da Marco Grusovin

La modernità può essere letta come il tempo di una “eclissi della tradizione” nel senso che il luminare della scienza e della razionalità ha messo in ombra quello della religione e della tradizione. Questo non vuol dire affatto che la religione sia scomparsa, ma che essa debba ora contendere l’unicità dell’orientamento del pensiero e dell’azione dell’uomo con valori e linguaggi che le sono apparentemente lontani o addirittura estranei. Un’analisi specifica di come le esigenze della modernità abbiano suscitato nelle comunità ebraiche uno straordinario dibattito interno e un ripensamento del ruolo e della forma della stessa religiosità, ci è offerta dal volume recentemente edito da Mimesis da Marco Grusovin, docente di Storia della filosofia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose e di Dinamiche Religiose presso il corso di laurea in Relazioni pubbliche dell’Università di Udine. Il volume raccoglie una serie di studi che vedono protagonisti alcuni dei nomi più importanti dell’ebraismo moderno e contemporaneo, nomi spesso sconosciuti ai più, ma paragonabili, per il loro contributo di pensiero, a quelli dei nostri filosofi più noti: da Elia Del Medigo a Moses Mendelssohn, da Samuel David Luzzatto a Carlo Michelstaedter, da Benedetto Frizzi a Elia Benamozegh, da Isacco Samuele Reggio a Emil Fachkenheim. Il libro è arricchito da una prefazione di Massimo Giuliani (Università di Trento), una delle voci più autorevoli in questo campo di studi in Italia, intitolata: Tradizione e modernità nella cultura ebraica, un circolo ermeneutico sempre vivo. Infatti, il paradosso della modernità, consiste proprio nel dover tentare di avvalorare l’innovazione con la continuità, l’originalità con la tradizione, “accettando di pagare il prezzo di una certa discontinuità e persino cesura, di un modicum di eterodossia rispetto a ogni forma ortodossa” (come scrive Giuliani). Ma la modernità è anche il tempo in cui si ridefiniscono le dinamiche tra il singolo e la comunità, l’uno e i molti, la diversità e l’eterogeneità rispetto agli standard, sia in ambito politico che civile, sociale e religioso: si pensi al tema della “tolleranza religiosa” o a quello dei “diritti civili”, piuttosto che a quello delle “minoranze etniche e linguistiche”. La modernità è ancora “intatta davanti ai nostri occhi”, e sebbene si cerchi di rimuoverla o renderla irrilevante, l’esperienza ci dice che quei problemi non sono stati ancora definitivamente superati o risolti. Essi non riguardano solo l’aspetto culturale, linguistico o religioso dell’ebraismo, ma ci sfidano a estendere le categorie della nostra stessa ragione.
Il volume I volti della modernità, sarà presentato mercoledì 12 giugno alle ore 18.00 presso la Biblioteca Pubblica del Seminario Teologico Centrale di Gorizia, via del Seminario 7.