Il ricordo sempre vivo di don Nino Bearzot

Ogni persona è dotata di una sua personalità, di un’indole propria che la identifica come “unica”, accezione che caratterizza anche la figura di un sacerdote, ma con una “qualifica” in più, in quanto inserito in un “Ordine”, l’”ordo presbyterorum”, e in esso integrato con l’ordinazione, atto sacramentale, che conferisce un dono dello Spirito Santo, un’investitura che permette di esercitare una “potestà sacra”, venuta da Cristo” (Catechismo della Chiesa cattolica, cap.6, n°1537-38).
Ecco perché un sacerdote è insignito di una dignità che lo differenzia da un comune fedele, è l’immagine di Gesù, il “Buon pastore”, presente nel pavimento musivo della basilica di Aquileia con la pecora sulle spalle, crioforo nell’antichità, che rappresenterà Gesù nel III secolo, e quello, sempre ad Aquileia, dall’abito “singolare”, con gli ovini alle spalle, e ancora lo stesso nella lunetta del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, dal volto giovane e sereno.
È il primo simbolo del sacrificio di Gesù per ogni uomo: “non è il potere che redime, ma l’amore” (papa Benedetto XVI).
E sempre sul sacerdozio le parole del cardinale Robert Sarah in occasione dell’ordinazione sacerdotale di alcuni diaconi, in Camerun, che ha definito “l’essere sacerdote come un immenso privilegio che aiuta a continuare l’opera di evangelizzazione iniziata da Gesù ed esige un amore molto grande per la Sua figura e le anime a lui affidate”.
Lo stesso “amore” che don Nino Bearzot, parroco di San Lorenzo Isontino per 25 anni, riconosceva preminente nell’intervento di Dio nella vita dell’uomo. “Dio ci ama”, una sua convinzione che don Bruno Sandrin ha ribadito nella sua omelia, lunedì 8 aprile in occasione della santa messa officiata in ricordo del sacerdote scomparso.
Citiamo testualmente: “Un cammino lungo quello di don Nino, immerso nel mistero di Dio, che si ritrova in quella sorta di testamento spirituale che egli stesso ebbe a scrivere in occasione del suo giubileo sacerdotale: Cos’è che riconosco con maggiore sicurezza nella mia esperienza di vita? Solo questo! L’unica cosa certa della vita è che Dio ci ama. Il resto è tutta propaganda!”
Don Sandrin ha continuato con un ringraziamento speciale alla Coral di San Lurinz, che ha animato la celebrazione, e che ha voluto da subito, portare il nome di “Don Nino Bearzot” con il quale ha avuto il suo inizio come coro parrocchiale; ha ringraziato in modo particolare anche la sorella di don Nino, Novella, i suoi parenti e tutte le persone che hanno condiviso con don Nino, “ricordi personali, aneddoti e storie, conservati nel cuore”, nei suoi venticinque anni di permanenza a San Lorenzo e che ora riaffiorano intatti nel tredicesimo anniversario della sua morte. Particolarmente “potente” nella sua intensità vocalica ed espressiva, la performance della Coral di San Lurinz che, consapevole del momento onorifico dovuto a don Bearzot, che l’ha “voluta” come istituzione, ha dato il massimo della sua virtualità.
Come brano d’apertura della cerimonia, il canto “Al sun da lis cjampanis” con il verso “Che ’l Signor al sedi simpri onorat” ripetuto più volte e con impeto, coronato dall’Alleluia finale; alla Comunione “Da font de me anime”, (Dal profondo dell’anima), il Magnificat in friulano, un “magnifico” inno, all’Offertorio “Credo in te Signore” e come coronamento lo straordinario e maestoso “Vittoria”, canto composto da don Nino, che ha immerso la chiesa in un’atmosfera plaudente.
Un inno di lode rivolto ad un sacerdote, ad un parroco, buono e tenace, nei cui confronti, alla preghiera dei fedeli, è stato chiesto al Signore di concedere il “merito” di partecipare alla Liturgia del cielo

Lucia Medeot