Madonna della Salute: rinnovato affidamento dinanzi all’incertezza del futuro

Attorno alla metà del diciassettesimo secolo (1630), il nord Italia subisce una delle più gravi epidemie di peste, quella stessa che fornirà spunto ai “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.Particolarmente colpita la città di Mantova, che oltre al morbo si trova a dover affrontare anche la carestia causata dal cordone sanitario che gli stati confinanti le hanno imposto.Il ducato dei Gonzaga è faccia a faccia con il totale annientamento, e in un impeto di disperazione riesce a far passare clandestinamente lungo la rotta fluviale un gruppo di ambasciatori diretti a Venezia (cui Mantova è legata da un gemellaggio fra città d’acqua e arte, più che da alleanze politiche), con la richiesta di inviare aiuti alimentari per via fluviale.La Serenissima onora il patto di mutuo soccorso e accoglie l’ambasceria, mettendola però in quarantena nell’isola di San Servolo, allora disabitata. Si da incarico ad alcuni “marangoni” di approntare ricoveri per l’alloggio dei dignitari, e sarà uno di questi artigiani, abitante nella zona di San Vio, il veicolo attraverso cui l’epidemia azzannerà anche Venezia. L’escalation dell’infezione è impressionante, dopo la morte del falegname e di tutta la sua famiglia, già nella settimana seguente i morti si contano a decine nel quartiere e in quella ancora seguente a centinaia in tutta la città.In un breve volgere di tempo, nonostante i bandi sempre più severi dei Savi alla Sanità, la popolazione è letteralmente decimata. La malattia non risparmia l’aristocrazia né il clero: periscono anche il Doge e gran parte della sua famiglia.  Sul limitare dell’inverno è la Dominante che a sua volta si confronta con il pericolo di venire totalmente cancellataFallisce ogni ricerca di rimedio farmacologico, nonostante i ricchissimi premi promessi a chi ne avesse scoperto di efficaci ad arginare l’epidemia.Famoso resta quel bando che ordinava, a chiunque si sentisse i sintomi del male, di orinare subito e di berne almeno mezzo litro; quasi già allora qualche illuminato cerusico avesse intuito la dinamica degli anticorpi. E ancora una volta il Cielo sembra venire in aiuto alla Repubblica. La settimana seguente lo svolgersi della processione l’epidemia arresta la sua scalata e nel giro di altre due scema completamente.In questi termini viene introdotta la storia della festa della Madonna della salute a Venezia. Un racconto che si completa con la storia della costruzione del tempo nella città lagunare dedicato alla Madre di Dio e con la storia della devozione che nel corso dei secoli caratterizza il popolo veneziano che ancora oggi, in occasione del 21 novembre, costruisce un ponte di barche per rendere possibile l’omaggio e della riconoscenza di ogni veneziano (e visitatore della città) alla Madre di Dio e dell’umanità. Immagini anche recenti testimoniano in modo esemplare questo attaccamento e questa devozione che va oltre ad ogni calcolo e spiegazione culturale e sociologica.Tale tradizione si arriva e raggiunge territorio della Repubblica Serenissima in tempi diversi. Una presenza che avvertiamo tra noi -nel Mandamento- con diverse tradizioni a Fogliano e Pieris, a Monfalcone dove per iniziativa del parroco decano monsignor Oliviero Foschian nel 1947 la processione della Madonna della salute viene riconosciuta come la principale della città e, nel 1968, l’arcivescovo monsignor Pietro Cocolin -parroco già di S.Ambrogio- proclama la Madonna delle salute Patrona del Mandamento.Tradizione viva, dunque, dentro ad un contesto culturale e umano che la coinvolge e la interpreta in nome di valenze e significati che riguardano un voto da soddisfare ma soprattutto un affidamento da rinnovare che le situazioni mutate pongono come esigenza. Voto e affidamento, davanti ai rinnovati pericoli che non sono più solo la pestilenza o le sue forme, ma la preoccupazione del futuro; perfino la paura del futuro incerto e complicato per ragioni diverse (sicurezza del lavoro, mutazioni rapide, angosce e rischi vari).E per il futuro? La semplicità d’animo e la fede restano alla base di gesti e tradizioni che hanno al centro paure varie ma anche il bisogno di riferimenti non fatui e di riconoscimento nella storia di un popolo che fa della fedeltà ma soprattutto della certezza della vicinanza della Madre di Dio con le sorti delle persone, della famiglie e delle comunità un dato certo e definito. Un legame che abbisogna di riti (a volte anche poco razionali e, apparentemente, fuori dal tempo) e che tiene legata una comunità di uomini e di donne, oltrepassando la comprensività dei segni per cogliere domande ancestrali e riferimenti fondanti.Ogni tradizione, poi, ha bisogno di motivare se stessa per il futuro cogliendo anche le domande inespresse di chi o è andato oltre alla fede o di chi fedi diverse o viene da lontano: nella Festa della salute, pertanto, c’è un qualcosa che può diventare insieme aggancio con ogni uomo  e con i fratelli e le sorelle che, venuti da lontano, condividono a Monfalcone, Pieris, Fogliano ed altre località, con noi lavoro, vita quotidiana, paure e incertezze, attese e speranze. In questa condivisione – bisogno che tutti ci comprende ed esprime – possono riconoscersi e trovare risposta soprattutto per vincere la paura del futuro incerto e imprevedibili, la paura degli altri considerati come pericolo per noi, la paura di se stessi e del proprio destino. E’ questa la evangelizzazione del domani che già oggi; è questa la salvezza che la Madonna della salute ottiene ai suoi figli e figlie.La Madre di Dio, Madonna della salute, non solo intuisce queste domande ma le suggerisce e le indica come modo di essere fedeli al patto, come “salute” per le esistenze di tutti.