Sostegno psicologico in tempo di epidemia

Le fonti dello stress

La prima cosa da fare è riconoscere le fonti della tensione e della frustrazione, dando un nome a quanto siamo vivendo. Tutti siamo passati attraverso delle fasi: prima abbiamo sentito una notizia di quanto sta accadendo in Cina e l’abbiamo percepito come lontana; poi ci siamo accorti che ci sono anche delle persone vicine che sono in Cina; dopo abbiamo ascoltato del primo focolaio di Codogno; ma solo in seguito abbiamo compreso come questa epidemia ci avrebbe coinvolto così da vicino.Una prima fonte di stress può essere legata al senso di colpa per non aver compreso in precedenza la gravità della situazione e magari di averla sottovalutata, ma poi c’è anche la tensione accumulata perché ci siamo confrontati con persone che stavano attraversando altre fasi di questo processo di comprensione e con le quali magari ci siamo scontrati. “Non avevo capito che la cosa fosse così grave… avrei avuto un comportamento diverso fin dall’inizio…”.Il tema della responsabilità può caricare l’apparato psichico: il fatto di poter essere asintomatici, di poter essere fonte di contagio nei confronti degli altri, o di essere tramite attraverso il quale il virus può entrare nelle nostre famiglie e nelle famiglie degli altri, può farci sentire in colpa e può farci vivere nella paura di fare del male agli altri, oltre che a se stessi, con la propria disattenzione. “Sono io che ho contagiato mio cognato…”. Percepiamo tutti un grande senso di vulnerabilità e mancanza di sicurezza. Sappiamo che i medici possono solo accompagnare i malati, ma non c’è una medicina capace di guarire.La scienza che sembrava capace di risolvere tutti i problemi, non è in grado per il momento di affrontare questa sfida. Il contagio può arrivare attraverso molti canali. Anche se si riesce a stare a casa e non si deve uscire, nemmeno dentro le propria mura non ci si sente sicuri. “Anche a casa non mi sento al sicuro… chi mi porta la spesa ha toccato i prodotti e chissà se lui è contagioso….?”. Il non avere controllo sulla situazione e non sentirci capaci di affrontare le sfide è una fonte ulteriore e potente di stress. Si può anche affrontare una situazione pericolosa se si ha il controllo e il senso di autoefficacia, ma il pericolo diventa panico se non possiamo fare niente. “È tutto inutile… non posso far niente… non in balia degli eventi”. Alcune persone al senso di impotenza reagiscono cercando di identificare un colpevole per tornare a percepire un livello di controllo su cosa fare, come e chi punire. Allora nasce la rabbia e il giudizio verso gli “untori”. Spesso tutto ciò diventa una ricerca compulsiva di informazioni in internet su teorie alternative che indicano “un colpevole”. “Non ci dicono tutta la verità…”. A queste fonti di stress si aggiungono anche le fatiche del vivere “reclusi”, tanto più se in spazi piccoli e senza un minimo di giardino. Marito e moglie che avevano i propri ambiti di autonomia devono rinegoziare la convivenza gomito a gomito 24 su 24… c’è la fatica di imparare nuovi modi di lavorare, senza che qualcuno insegni o abbia risposte certe… i bambini e i ragazzi sono tutto il giorno a casa, con molti compiti e richieste dalla scuola, senza la possibilità di sfogarsi all’aperto e con le attività sportive… non c’è la possibilità di andare a trovare i parenti e gli amici… si sa che qualcuno è in una situazione di bisogno e non si può stare vicini come si vorrebbe… Oltre a tutto ciò la paura per un futuro incerto: non sappiamo quanto tempo durerà ancora l’epidemia e quanto ci vorrà per venirci fuori; comprendiamo che le cose saranno diverse dopo; siamo preoccupati per il futuro dell’economia e del lavoro; il blocco delle attività produttive ci rassicura per il momento, ma ci spaventa per il dopo.

Reazioni allo stress e alla paura

Quando ci troviamo di fronte a un forte stress mettiamo in atto delle risposte che, se da un lato hanno un valore adattivo e ci permettono di affrontare la situazione al meglio, dall’altro possono comportare irritabilità, iperattivazione, aggressività verbale, disturbi del sonno e della concentrazione. Tutti comportamenti normali e legittimi che, tuttavia, se tendono a mantenersi ed aumentare nel tempo, ci impediscono  di vivere e sentirci al meglio delle nostre possibilità e tendono a creare delle dinamiche relazionali che autoalimentano lo stress. Davanti alla paura e allo stress c’è qualcuno che diventa aggressivo e tende ad accusare e ad attaccare gli altri, più o meno vicini. C’è chi vorrebbe fuggire e rintanarsi nelle proprie cose, senza interessarsi della situazione e degli altri.C’è anche chi si blocca, si paralizza, diventa incapace di scelte e di gestione anche del quotidiano.Oppure alterniamo un po’ tutti questi modi di reagire. Riflettere su cosa ci sta accadendo e su come stiamo non elimina lo stress e la paura, ma potrà aiutarci a ridurli, contenerli e limitarne gli effetti, permettendoci di affrontare al meglio l’emergenza che stiamo vivendo.Come gestire lo stress

Si possono avere delle attenzioni per gestire lo stress e non farsi dominare da esso.Parliamo anche d’altro Il tema del Coronavirus sembra aver preso tutto lo spazio nell’informazione, ma anche tutto lo spazio nelle nostre conversazioni. Sentiamo il bisogno di acquisire dati sempre nuovi e di condividere informazioni sulla situazione attuale. Parlare di continuo dello stesso argomento non fa che aumentare lo stress percepito.È importante scegliere due momenti al giorno per informarsi, attraverso dei canali ufficiali e attendibili (proprio la paura aumenta la produzione di fake news), evitando di essere sempre al computer o alla TV a cercare nuove informazioni.Sarebbe importante scegliere di parlare dell’epidemia solo in momenti prestabiliti durante la giornata ma per tutto il resto del tempo concediamoci di parlare di altre cose, portiamo la mente e i pensieri altrove!Può essere l’occasione anche per parlare di Dio e del nostro rapporto con Lui.Stiamo attenti alla comunicazione interpersonale La convivenza stretta e forzata in casa, ma anche il clima teso che ci può essere sul posto di lavoro per l’incertezza circa il futuro, ci può portare a rivolgerci agli altri in modo aggressivo e scontroso, oppure al contrario a chiudersi e non parlare.Questi sono comportamenti comuni e normali quando siamo stressati. Eppure la comunicazione aggressiva o passiva complica le cose, rende difficili le relazioni e sicuramente aumenta lo stress in noi e negli altri.Ricordiamoci allora di comunicare il meglio che possiamo: in modo tranquillo, chiaro e rispettoso.Facciamo il pieno di cose belle Deve esserci un’attenzione maggiore del solito nel concedersi dei tempi per fare delle attività piacevoli e che ci possano aiutare a scaricare lo stress e a ricaricare le energie: leggere, stare con la famiglia, fare giardinaggio, meditare, pregare, cantare… Se è possibile facciamo un po’ di movimento, anche in casa, perché aiuta a smaltire le tensioni.Per riposare bene è consigliabile non vedere notiziari o speciali sul Coronavirus prima di addormentarci per non portarci nel sonno il senso di allerta e pericolo.Avere delle restrizioni di movimento non deve annullare la socializzazione. Si possono usare i mezzi tecnologici di oggi (videochiamate, videoconferenze), ma anche quelli di ieri (telefono, carta e penna) per mantenere i contatti con chi ci fa bene. Troviamo delle nuove certezze Dopo i primi giorni di riassestamento, probabilmente adesso stiamo trovando delle nuove routine nella quotidianità.È importante stabilire delle giornate tipo, sia per gli adulti che per i bambini, a cui essere fedeli.Bisogna decidere a che ora svegliarsi, quando mangiare insieme, quali nuovi riti (lavarsi le mani, disinfettare gli oggetti comuni), quando accendere la TV o il computer, a che ora andare a dormire.Se fino ad adesso mancava può essere questa l’occasione per inserire nella vita familiare la preghiera come parte della quotidianità.Parliamo di come ci sentiamo Sentirsi stanchi, sopraffatti o spaventati davanti a qualcosa di  nuovo e poco chiaro è assolutamente normale.Parlare con qualcuno a noi vicino di come ci sentiamo può, in questi casi, aiutarci, liberarci da un peso e farci sentire meno soli… forse potremmo scoprire che anche gli altri hanno emozioni difficili con cui convivono e condividerle potrebbe sollevarci reciprocamente.Anche la preghiera, come dialogo libero con Dio, può essere l’occasione per parlare di come ci sentiamo e di che cosa stiamo vivendo. Chiediamo aiuto Il protrarsi della situazione, l’intuire che gli effetti dell’epidemia saranno lunghi e provocheranno diverse trasformazioni, può farci sentire impotenti e incapaci di affrontare da soli i nuovi scenari. Possiamo allora cercare aiuto in qualcuno che riconosciamo come dotato di competenze che superano quelle dell’amicizia. Possiamo confrontarci con una persona che riconosciamo capace di guidarci spiritualmente (i sacerdoti possono essere chiamati al telefono, ma ci si può rivolgere anche a religiosi o a laici che ci possono accompagnare spiritualmente), ma possiamo anche rivolgerci a dei professionisti. L’ordine degli psicologi ha predisposto un portale per cercare professionisti che offrano anche consulti online grazie al portale https://www.giornatapsicologiastudiaperti.it/ o cercando “psicologionline”.Sarà da selezionare l’opzione “psicologia delle salute”.Anche i counselor possono essere punto di riferimento in questo tempo. In Regione si può trovare l’Aspic Friuli Venezia Giulia per che gratuitamente offre supporto a genitori, coppie, imprenditori, persone che si sentono sole.Il servizio è attivo tutti i giorni dalle 09 alle 18 (sms/whatsup 24 ore su 24) al numero 3201941125. Per maggiori informazioni si può consultare www.aspicfvg.it