Sedej: a difesa della propria Chiesa e del suo popolo

L’esperienza pastorale e la vita dell’Arcivescovo Francesco Borgia Sedej si collocano in uno dei periodi di maggiori cambiamenti per la realtà politica e sociale del Goriziano. Durante il suo lungo episcopato (1906-1931) la città e la provincia di Gorizia videro la fine dell’appartenenza allo stato asburgico, vissero l’esperienza tragica e traumatica della Grande Guerra ed affrontarono l’inserimento, non sempre facile, all’interno dello Stato italiano. Mons. Sedej cercò di leggere i tempi nel loro repentino mutare, cercando di mettere davanti a tutto le necessità della propria Chiesa e delle sue genti.

L’infanzia e gli studiFrancišek Borgia Sedej nacque il 10 ottobre 1854 (giorno in cui la Chiesa ricorda san Francesco Borgia: a questo deve il nome inusuale) a Cerkno (Circhina), centro montano allora compreso nell’arcidiocesi di Gorizia. In famiglia lo zio materno era sacerdote: come spesso accadeva anche qualche nipote intraprendeva il cammino che lo avrebbe portato al sacerdozio. Oltre al futuro arcivescovo anche il fratello Janko, il più giovane, seguì la strada della vita sacerdotale; così più tardi avrebbero fatto anche alcuni suoi nipoti. Il giovane Sedej venne accolto nel 1866 come convittore del Seminario minore di Gorizia e, congiuntamente, si iscrisse al Ginnasio statale di Gorizia. Assieme a Simon Gregorcic e ad altri giovani seminaristi sloveni diede vita alla “Lipa” giornaletto studentesco, sul quale comparvero i suoi primi scritti, spesso dedicati alla cultura popolare slovena. Nel 1873 venne iscritto come allievo “esterno” al primo anno di teologia presso il Seminario Teologico Centrale di Gorizia: era un modo come un altro per evitare agli elementi migliori del Seminario minore il servizio militare e per avviarli subito al cammino che li avrebbe portati all’ordinazione sacerdotale. Frequentò con ottimi risultati il corso teologico, del quale divenne allievo effettivo a partire dal secondo anno di corso (1874), dopo il superamento dell’esame di maturità. La sua brillante carriera scolastica goriziana si concluse con l’ordinazione sacerdote, ricevuta il 26 agosto 1877 da parte dell’arcivescovo Andreas Gollmayr nella cattedrale di Gorizia.

Al Frintaneum di ViennaSubito dopo l’ordinazione, come primo incarico gli venne assegnato l’ufficio di cappellano nella natia Cerkno. Gli vennero subito riconosciute notevoli capacità intellettuali tanto che mons. Gollmayr, nell’anno seguente (1878), lo scelse come alunno diocesano del Frintaneum di Vienna. Questo Convitto, nato per favorire la formazione dei migliori elementi del clero austriaco, permetteva di seguire gratuitamente i corsi della Facoltà teologica viennese. Sedej si fermò così nella capitale come convittore del Frintaneum dal 23 settembre 1878 al 27 ottobre 1882.Le sue attenzioni andarono subito verso la filologia biblica e lo studio delle antiche lingue orientali. Grazie ad una borsa di studio ottenuta come studente di teologia riuscì ad effettuare anche un viaggio di studio in Palestina. Al termine dei quattro anni passati a Vienna venne richiamato in diocesi con l’incarico di cappellano e catechista presso il convento e la scuola delle Madri Orsoline a Gorizia.Completò gli studi universitari conseguendo il dottorato in Teologia presso l’Università di Vienna il 25 giugno 1884, con una dissertazione nella quale metteva in relazione i testi cuneiformi di area mesopotamica con la tradizione biblica.

Docente al Seminario Centrale di GoriziaNel maggio del 1883, poco prima del conseguimento dei gradi accademici, succedette al defunto Stefan Kocjancic sulla cattedra di Antico Testamento e Lingue orientali presso il Seminario Centrale di Gorizia, inizialmente come docente supplente e poi (dal 1884) come titolare. Raccoglieva così idealmente l’eredità di uno dei maggiori intellettuali che avevano arricchito la Chiesa Goriziana. Ricevette anche l’incarico di prefetto della Biblioteca del Centrale oltre che di maestro di canto sacro per gli allievi del Seminario Minore. In questi anni ebbe modo di coltivare anche i sui interessi per la lingua e la cultura popolare slovena, e soprattutto per il canto, sia popolare che sacro. La sensibilità e la competenza che aveva in campo musicale lo portarono a partecipare nel 1883 alla costituzione della sezione goriziana della Società di Santa Cecilia, sodalizio nel quale avrebbe avuto in seguito anche ruoli direttivi.

Incarichi viennesiNon rimase a lungo a Gorizia: nel novembre del 1889 lasciò l’insegnamento presso il Seminario Centrale perché chiamato a Vienna a ricoprire l’importante incarico di direttore degli studi presso il Frintaneum. Congiuntamente venne nominato di cappellano di Corte, e gli vennero affidate le mansioni di bibliotecario ed economo dell’Istituto.Mentre ricopriva questo incarico, poté viaggiare in Europa partecipando anche a convegni scientifici e compiere un nuovo pellegrinaggio in Palestina. La sua preparazione nel campo degli studi di filologia biblica e nelle lingue orientali era tale che nel 1892 venne anche presa in considerazione la sua candidatura per la cattedra di Antico Testamento presso l’Università di Vienna. In questi anni pubblicò diversi scritti su molte riviste scientifiche.

Arcivescovo di GoriziaDopo un decennio di permanenza a Vienna, nel 1898 l’arcivescovo Missia lo fece rientrare a Gorizia nominandolo Canonico teologo del Capitolo metropolitano e Parroco-decano del Duomo. Nell’anno accademico 1902-03 riprese l’insegnamento presso il Seminario Centrale di Gorizia, come professore supplente della cattedra di Nuovo Testamento.Il suo nome era intanto emerso nelle trattative per la nomina dei titolari delle sedi episcopali delle diocesi del Litorale, a partire da quella per la diocesi di Trieste-Capodistria del 1896.Dopo la morte di mons. Jordan (1905) Sedej venne nominato arcivescovo metropolita di Gorizia dall’Imperatore il 20 gennaio 1906, nomina confermata il 21 febbraio dal pontefice Pio X. Venne consacrato vescovo il 25 marzo nella Cattedrale di Gorizia dal vescovo ausiliare di Vienna, parroco di corte e direttore del Frintaneum mons. Laurenz Mayer, alla presenza anche dei vescovi mons. Nagl di Trieste-Capodistria, mons. Jeglic di Lubiana, e mons. Mahnic di Veglia.

La nascita delle forze politiche cattolichePiuttosto defilato rispetto alle lotte politiche e nazionali come sacerdote (anche se vicino alle posizioni della corrente cristiano-sociale di Anton Mahnic), come vescovo, dimostrando continuità rispetto i suoi predecessori (in particolare con il card. Missia), guardò con favore alla formazione di forze politiche cattoliche, sia in ambito italiano che sloveno, in nome di una presenza cattolica autonoma ed incisiva tanto nella società quanto nella vita politica. Nel 1907 infatti mons. Luigi Faidutti organizzò l’Unione cattolico-popolare del Friuli quale partito di orientamento cristiano-sociale per i cattolici di lingua italiana della Contea di Gorizia, mentre in ambito sloveno alla vecchia società politica Sloga si sostituì la Slovenska Ljudska Stranka.

Caratteristiche dell’episcopatoPastore scrupoloso e di grande levatura culturale e spirituale, Sedej riservò un’attenzione particolare alla formazione del clero, cercando da un lato di stemperare le tensioni nazionali ben vive tra candidati al sacerdozio (a Gorizia studiavano chierici italiani, sloveni e croati provenienti dalle quattro diocesi del Litorale austriaco) e dall’altro selezionando con cura i nuovi docenti del corso teologico ed introducendo anche nuovi insegnamenti (come quello di Storia dell’Arte) volti a irrobustire la qualità della formazione culturale dei futuri sacerdoti.Proprio a sostegno di una solida formazione dei candidati al sacerdozio, Sedej si impegnò con decisione nella costruzione del nuovo edificio del Seminario Minore, avviata nel 1908; nel 1912 egli riuscì ad inaugurare la struttura, già prospettata dai suoi predecessori. L’imponente, austero ma al tempo stesso moderno edificio, progettato dall’architetto benedettino Werner, ospitava non solo il convitto ma anche un corso ginnasiale autonomo (novità significativa per la Chiesa Goriziana), con l’insegnamento affidato ai padri Gesuiti. Inoltre nei locali del Seminario Minore trovava posto anche un Museo diocesano di Arte sacra.Sedej dimostrò una particolare attenzione e sensibilità per la tutela del patrimonio artistico diocesano, che lo aveva portato nel 1906 a presiedere la neocostituita Società per la conservazione della Basilica di Aquileia.

La Grande GuerraDavanti alla guerra scoppiata nell’estate del 1914 Sedej si pose non diversamente dalla maggior parte dei vescovi di allora a sostenere la causa del proprio stato. Anche se fin dalla sua prima Lettera pastorale del tempo di guerra (gennaio 1915) l’arcivescovo non esitò a denunciare con toni molto duri tutta la tragicità ed i guasti della guerra. Nel momento dell’entrata in guerra dell’Italia, Sedej richiamò i suoi sacerdoti al dovere della residenza, ovvero al dovere di stare accanto ai propri fedeli. Saranno però le autorità d’occupazione italiane ad adottare subito provvedimenti di internamento verso gran parte del clero isontino, che si vide costretto ad abbandonare con la forza le proprie cure d’anime: si aprì così una ferita profonda e difficile da rimarginare.Alla fine del 1915, vista la precarietà della situazione della città di Gorizia assediata dalle truppe italiane, Sedej si trasferì per ragioni di sicurezza nel monastero cistercense di Sticna presso Lubiana. Qui riuscì a radunare parte dei seminaristi ed a riorganizzare alcuni corsi teologici.Durante la guerra Sedej non sottoscrisse la “Dichiarazione di maggio” a favore di una soluzione trialista della Duplice Monarchia, perchè pastore di una diocesi dove convivevano italiani e sloveni. D’altra parte non potè fare a meno di gioire a seguito dei fatti di Caporetto, anche perchè con l’allontanamento del fronte si prospettava il ritorno dei molti profughi goriziani nella propria terra. Era la speranza dell’inizio della ricostruzione.

Il rapporto con le nuove autoritàA guerra conclusa, con il Goriziano inserito nello stato italiano, mons. Sedej cercò di mantenere una posizione equilibrata nel difficile rapporto con le nuove autorità, tanto da evitare di essere costretto a lasciare la diocesi (a differenza del vescovo di Trieste mons. Karlin).Davanti alle molte tensioni che si crearono tra le autorità italiane ed il clero locale per ragioni politiche e nazionali, l’Arcivescovo si propose alle autorità pubbliche come un interlocutore autorevole, capace di fondare le proprie richieste sul rispetto del diritto e della dimensione religiosa del ministero ecclesiastico, mostrando di accettare il nuovo stato di cose, anche con la partecipazione alle celebrazioni per l’Annessione; partecipazione questa che venne duramente attaccata dalle fazioni più estreme degli ex-combattenti e dal nascente fascismo.La sua posizione, associata alla forte crescita del movimento comunista nel Goriziano, portò le autorità italiane ad acconsentire al rientro dei molti sacerdoti diocesani internati durante la guerra con l’accusa di austriacantismo.Sedej difese inoltre il diritto di Luigi Faidutti, ultimo Capitano provinciale e leader del movimento cattolico del Friuli orientale, costretto all’esilio ed ostracizzato dalle autorità italiane, a conservare la carica di Preposito del Capitolo goriziano.

La posizione di mediatorePiù volte al centro di attacchi da parte della stampa e delle autorità fasciste, Sedej si spese in un una costante opera di mediazione tra il clero (specie quello sloveno) e lo Stato italiano, che ebbe come punto focale la difesa delle posizioni della Chiesa sul territorio e dei diritti nazionali, senza però cedere a posizioni o richieste estreme.In questa prospettiva nel 1920 non appoggiò il “Memorandum” redatto da alcuni sacerdoti sloveni e croati della Venezia Giulia e presentato alla Santa Sede, che conteneva la provocatoria richiesta di creare di una diocesi “ad personam” per gli “jugoslavi” (sloveni e croati) della regione. Sostenne invece la fondazione nel 1923 della “Goriška Mohorjeva Druzba”, casa editrice e centro di promozione culturale per gli sloveni del Goriziano. A seguito della soppressione dell’insegnamento elementare in lingua slovena (1927) invitò i parroci (lettera pastorale del 1929) a perseverare nell’insegnamento della dottrina cristiana nella lingua materna, dando così fondamento alla costituzione di vere e proprie scuole parrocchiali slovene (“farne šole”).In questi anni l’arcivescovo seguì il nascere ed il diffondersi dell’Azione Cattolica nella parte italiana della diocesi mentre, nel tentativo di mantenere vivo l’associazionismo religioso sloveno evitando ogni tentativo di snazionalizzazione, cercò di far accettare allo Stato le esistenti Congregazioni Mariane come il corrispettivo sloveno dell’Azione Cattolica. Il 14 luglio 1931 emanò assieme al vescovo di Trieste-Capodistria Luigi Fogar (che era stato suo stretto collaboratore) e a quello di Parenzo-Pola Trifone Pederzolli le “Normae ad instructionem cleri curati” nelle quali ribadì il diritto all’insegnamento della dottrina cristiana nella madrelingua del bambino, secondo gli obblighi sanciti anche dal diritto canonico per i sacerdoti e per i genitori.

La rimozione e la morteLe pressioni più volte esercitate sul presule e sulla Santa Sede per la sua rimozione, vennero tradotte in atto appena nel 1931, quando, dopo la ricomposizione sul piano nazionale del dissidio tra S. Sede e Stato fascista sull’Azione Cattolica, a seguito della presenza a Gorizia del visitatore apostolico mons. Luca Pasetto, Sedej rinunciò alla sua carica il 23 ottobre 1931. Un mese dopo la rinuncia, morì a Gorizia, il 28 novembre 1931. La sua salma venne tumulata nel santuario mariano di Monte Santo, meta di pellegrinaggio delle genti di tutta l’Arcidiocesi.