Informazione: con la schiena sempre diritta

Cinque giorni di incontri, dibattito su tematiche urticanti (giornalismo di testimonianza e non a gogo, informazione religiosa, comunicazione nel mondo sloveno e nella globalità, …) un premio prestigioso ad una testimone di quotidianità in nome di una vittima delle persecuzioni contro il giornalismo autentico) e la partecipazione di numerosi colleghi e presenze significative: questo il bilancio del festival del giornalismo promosso a Ronchi –grazie a numerose collaborazioni- a cura dell’associazione “Leali delle notizie”.Al centro il tema urgente della comunicazione e dell’informazione: argomento delicato che riguarda lettori e comunicatori, in uno scambio adulto che non prevede sconti per nessuno e che fa della “notizia” il cuore dello scambio con l’impegno di non accettare nessuno scambio interessato (o peggio, pericoloso) e di anzi rendere più acuto lo spirito di ricerca e più esigente la critica.Tavole rotonde dibattiti e incontri, la stessa serata della consegna del premio, hanno consentito di mettere a tema la condizione del giornalismo e della comunicazione; una condizione precaria anche perché poco e male pagata; una condizione che ha però l’opportunità di misurarsi con la condizione delle persone e delle comunità che sono insieme soggetto e oggetto di comunicazione. Una tematica che ricorda le vittime della informazione (giornalisti o ricercatori come Regeni) condizionata e di parte; che esalta il coraggio di quanti sono a servizio della libertà di pensiero e di azione, ma anche capaci di inquadrare e svelare contesti e situazioni delle notizie.Un giornalismo, quest’ultimo, destinato a essere sempre più indispensabile perchè garante di aiutare i lettori a leggere i fatti, a riferirli e commentarli con rispetto di tutti. Un giornalismo intramontabile.All’occhio dei presenti – non proprio numerosissimi come il tema meritava – la quesione delicata della comunicazione religiosa e della stampa cattolica, ben rappresentata da un giornalista Gianfranco Svidercoschi), dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio , dal vaticanista Giacomo Galeazzi e da Mauro Ungaro, direttore del settimanale diocesano. Una disanima coraggiosa e senza piagnistei, proprio nella consapevolezza che occorre sempre guadagnarsi il posto sul campo. Capacità di dialogo e apertura, atteggiamento conciliare e volontà di non essere mai inutili, le conclusioni di un dibattito che occorre continuare. Altrettanto di rilievo il dibattito sulla comunicazione e i mondi delle minoranze linguistiche: una dimensione che evidenzia proprio la singolarità di una presenza insieme aggregante e arricchente con la diversità, ma dedicata a salvaguardare il diritto di tutti, soprattutto dei più piccoli ed a farci cogliere che,  in fondo, siamo tutti minoranza.Infine il premio andato quest’anno a Federica Angeli, giornalista de La Repubblica, madre di tre figli e sottoscorta da diversi anni, testimone nella sua Ostia: un premio alla professione, alla missione e al coraggio, intitolata alla vittima della violenza Daphne Caruana Galizia.Un bel festival il cui merito va al trio organizzatore e conduttore.

Il commentoGrazie al festival di Ronchi dedicato al giornalismo, abbiamo avuto modo di renderci conto di quanto sia mutato il modo di concepire l’informazione. Non solo dal punto di vista giovanile che aderisce alla rivoluzione tecnologica e digitale dei nostri tempi. Anche il pubblico presente alla manifestazione – inteso come fruitore e lettore – ha apprezzato l’ eccezionalità dei tempi che si raccontano in questo accelerato flusso di notizie. Grazie agli organizzatori e all’amministrazione comunale per il supporto.Come specificato dal direttore di Avvenire, abbiamo potuto apprezzare che la preoccupazione di chi ha duramente lavorato a questo progetto, è stata quella di “essere accanto ai fatti e non sopra” dimostrando così sensibilità alta e una indiscussa cura per mettere al centro una informazione libera e “non di pochi”.La prova di tutto ciò la darà senz’altro anche la stampa cattolica che saprà dimostrarsi sicuramente al passo con i tempi ogni volta che darà prova di lavorare al servizio del dialogo e dell’ unità.