Ascensione

Il Vangelo di domenica 17 maggio

15 Maggio 2015

Nella Festa dell’Ascensione, il tempo liturgico della Pasqua volge al termine… Il Signore ascende al cielo per restare per sempre con la sua Chiesa. Non è una partenza, un distacco doloroso che prelude ad una perdita, ma un compimento che si realizza attraverso una presenza diversa. Che cosa sta, dunque, al centro della celebrazione di questa domenica? Gesù ascende al cielo non per abbandonarci, ma per portare a compimento la sua missione e il nostro futuro.Il brano del vangelo che oggi la Liturgia ci regala, occupa gli ultimi cinque versetti del Vangelo di Marco nella sua attuale stesura. (Il Vangelo di Marco ha, infatti, due conclusioni; lo si capisce dallo stile e dai vocaboli usati in questa aggiunta). Che cosa ci vuole comunicare Marco?Una prima immagine. Questa pagina evangelica ci mostra come “cielo” e “terra” siano strettamente uniti nella logica di Dio. Non sono in contrapposizione ma in Cristo sono coinvolti in un legame strettissimo. Con Gesù, infatti, il “cielo” è venuto a far parte della “terra”: questo è il significato della sua incarnazione. Dio si è fatto coinvolgere fino in fondo nella storia dell’uomo ed adesso, se Gesù sale al “cielo”, non vuol dire che ci lascia al nostro destino di “terra” ma che ci mostra in anticipo qual è il luogo nel quale anche noi sarà possibile abitare per sempre. Ma attenzione: per l’evangelista il cielo non è solo un luogo ma un “modo di essere”… quello di Gesù in quel giorno, il nostro nel giorno della nostra morte. Ed è bello vedere negli occhi degli Apostoli la gioia: Gesù risorto, Gesù che ascende al cielo non è un sogno ma un’esperienza a cui Dio vuole che tutti possano partecipare. Ecco, allora, l’inizio della missione, l’urgenza della buona notizia da predicarla ad ogni creatura.Sì, ora i suoi discepoli diventano testimoni. Potranno, dovranno dire a tutti quello che hanno visto ed ascoltato. Il compito sembra disumano, al di sopra delle loro forze. Come riusciranno a farvi fronte dal momento che hanno già toccato con mano la loro debolezza?Ma la parola che viene loro affidata, non è una parola qualunque. È Parola capace di cambiare la vita, di trasformare i cuori. È Parola in grado di guarire ferite profonde, piaghe aperte, con la misericordia, la tenerezza, il perdono di Dio. Anche di questo saranno testimoni. I segni che hanno visto compiere da Gesù si ripeteranno sotto i loro occhi. E proprio loro saranno gli strumenti che Dio ha scelto per portare gioia e speranza, guarigione e consolazione.Il Vangelo di oggi diventa domanda personale, intima: noi, discepoli del III millennio, ci sentiamo direttamente coinvolti dalla missione che Gesù ha affidato agli apostoli? Non solo con le parole ma soprattutto con i fatti…Di questo voi siete testimoni dicono i Vangeli: “Testimoni”, dunque, significa riuscire a far percepire tutto questo. Attraverso le parole e le opere, nelle scelte di ogni giorno, con uno stile nuovo di vita. Ma non è una missione quasi impossibile? Certo, non è cosa di poco conto. Ma proprio per questo Gesù ci dona il suo Spirito: Spirito che sostiene, consola, incoraggia, riveste di potenza. “Testimoni”: non solo un impegno, un compito, una missione, ma anche una nuova possibilità, grazie al dono dello Spirito, la Pentecoste.