Richiedenti asilo: il momento di cambiare marcia

Don Paolo, vogliamo cercare di quantificare innanzitutto la dimensione della presenza dei richiedenti asilo in città a Gorizia?È importante distinguere fra i richiedenti asilo “in convenzione” e gli altri.Dei primi, 150 sono ospitati all’”Istituto Nazareno” a Straccis, circa 40  all’hotel “Internazionale” in via Trieste.Di quelli “fuori convenzione”, una trentina sono accolti dal dormitorio “Faidutti” e, dalla scorsa settimana, circa una quarantina è presente nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Gradisca. Di essi, in precedenza, si era occupata direttamente la Caritas: insieme ai volontari di varie associazioni, ci eravamo attivati per dare loro un pasto e trovare un posto coperto e dignitoso dove trascorrere la notte. Alcuni di loro sono stati alloggiati gratuitamente nei locali della Caritas, altri gratuitamente nel salone della parrocchia della Madonnina, altri ancora gratuitamente al Pastor Angelicus o a San Rocco; in precedenza per loro si erano aperte, gratuitamente, anche le porte della sede dell’”Arcobaleno” e di quella del “Forum”.

Siamo quindi ben lontani dall’”invasione” prospettata da alcuni?Mi sembra si sia davvero esagerato nelle scorse settimane con alcune prese di posizione che ipotizzavano un’invasione di stranieri richiedenti asilo a Gorizia. Il compito della Caritas, peraltro, è lavorare perché queste persone siano inserite nel territorio e non rimangano “a carico” del solo capoluogo provinciale: siamo i primi ad essere contrari alle grandi concentrazioni come sta avvenendo al “Nazareno”. Certamente tale situazione risponde ad un momento emergenziale, in cui è necessario concentrare le persone, ma poi bisogna favorire modelli quali quello proposto dallo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, n.d.r.) smistandole sul territorio ed impegnandosi per il loro inserimento. In tal senso è davvero significativa l’esperienza attuata a San Canzian d’Isonzo. Qui il sindaco, dottoressa Silvia Caruso, ha attivato l’accoglienza per quindici persone: una situazione gestita direttamente dall’amministrazione comunale di quel paese. Alla Caritas è stato richiesto soltanto un aiuto nell’accompagnamento sociale e nella mediazione culturale. A breve partirà un’analoga iniziativa nella struttura di proprietà dell’”Arcobaleno” a Farra d’Isonzo e proseguirà il nostro impegno, insieme ad altre realtà, per favorire un’accoglienza diffusa stabile.È il momento di “cambiare marcia”. Negli ultimi 25 anni abbiamo rincorso l’emergenza: ora è il momento di renderci conto che quello dell’immigrazione è un fenomeno che fa parte della realtà del nostro tempo. Gorizia e la sua provincia ne sono toccate, oggi, in maniera particolare in quanto sede di una delle Commissioni che sul territorio nazionale sono chiamate ad esprimersi in merito alle richieste dei richiedenti asilo. Ma dei richiedenti asilo ospitati oggi in città, quanti è presumibile abbiano interesse a fermarsi in futuro nell’Isontino?Dobbiamo distinguere fra quanti sono giunti nel sud Italia durante l’operazione “Mare nostrum” e gli afghani presenti oggi nell’Isontino. I primi sono stati smistati nelle varie regioni d’Italia ma da noi è da tempo che non ne giungono. Di quanti sono giunti in Provincia con tre contingenti, dalla fine dell’estate all’inizio d’autunno, nessuno è rimasto in zona. Le statistiche ci dicono che l’anno scorso il 67 per cento degli stranieri coinvolti nell’operazione “Mare nostrum” ha lasciato appena possibile l’Italia alla volta del nord Europa: sanno benissimo che il nostro Paese offre poche speranze per un futuro migliore vista la crisi di posti di lavoro.Il nostro impegno è rivolto all’inserimento nel tessuto locale di quanto scelgono di restare. Il sistema Sprar coinvolge attualmente nell’Isontino 33 stranieri: nei sei mesi di permanenza in zona, vivono in alcuni appartamenti, approfondiscono la conoscenza della lingua italiana e, ove possibile, cercano di apprendere le basi di un mestiere che favorisca un futuro inserimento lavorativo.Completamente diverso è discorso per gli afghani. A loro non interessa assolutamente inserirsi in Italia: sono solo di passaggio nel nostro Paese ed appena ricevono la protezione internazionale quali rifugiati se ne vanno, ritornando magari negli Stati europei da cui proviene la maggioranza di loro e dove, magari, avevano visto in precedenza rifiutare le loro domande di asilo.

Come superare l’emergenza? L’attivazione di due nuove Commissioni territoriali per richiedenti asilo nel Triveneto potrà modificare la situazione?Partiamo da un dato certo. Il flusso di richiedenti asilo non è destinato a diminuire: l’aumento dei conflitti in tante parti del mondo porta a sempre nuovi sbarchi di migliaia e migliaia di disperati alla ricerca di un futuro per la propria vita. Preso atto di ciò, un primo passo potrebbe essere l’aumento del numero delle Commissioni e degli addetti in esse incaricati di valutare la fondatezza delle domande: attualmente chi ha presentato istanza nell’aprile 2014 richiesta di non essere ascoltato prima del marzo 2015! Ridurre questo tempo, velocizzando le procedure, significherebbe – fra l’altro – per lo Stato un risparmio notevole visto il costo di 35 euro al giorno di cui si fa carico per ogni richiedente asilo.Il futuro dovrebbe vedere l’attivazione anche nell’Isontino di una rete strutturata e diffusa di accoglienza, come peraltro, per non andare molto lontano, avviene già a Trieste. La prefettura del capoluogo giuliano ha siglato una convenzione con il Comune; ed è proprio il Comune ad affidare a Caritas e Ics (Consorzio italiano di solidarietà) un’accoglienza che avviene non per struttura ma secondo i numeri delle persone. Man mano che i richiedenti asilo giungono sul territorio vengono affidati a Caritas e Ics che si impegnano ad immetterli nelle loro strutture ma anche nelle abitazioni messe a disposizione dai privati. Questo è un dato interessante che cercheremo di attuare a breve anche a Gorizia. Il proprietario non ha alcun rapporto diretto coll’inquilino, affitta a Caritas e Ics ed il suo interlocutore per il pagamento dell’affitto è lo Stato: uno Stato che, attraverso la Prefettura, magari pagherà in ritardo ma non porrà mai problemi di morosità.

Perchè spetta alla Caritas l’accoglienza e gestione dei richiedenti asilo? Non dovrebbe essere compito diretto dello Stato?La Caritas in una visione di sussidiarietà può mettere a disposizione la propria esperienza nell’accoglienza. Essa dispone del know-how che non possono vantare altre realtà. Accogliere il richiedente asilo significa essere capaci di mediazione culturale ma anche di quello che si definisce “accompagnamento sociale” avendo, ad esempio, la conoscenza legale che sarà utile a chi chiede lo status di rifugiato.In tutto questo la Caritas può svolgere un ruolo importante ma non può e non deve fare tutto. Lo Stato deve fare la sua parte coordinando il lavoro degli enti locali nell’accoglienza per chi giunge da luoghi lontani; e questo assumendosi le proprie responsabilità e ricorrendo a tutti i poteri a sua disposizione, come ad esempio la requisizione delle strutture necessarie a superare momenti di urgenza, umanitaria ma anche sanitaria, come quello che stiamo vivendo nell’Isontino. L’emergenza si aggrava se non si sanno o vogliono prendono le decisioni giuste. Se noi ed i volontari delle diverse realtà che ci hanno supportato in queste settimane non ci fossimo occupati di quanti rischiavano di passare le notti al freddo nei parchi cittadni, adesso saremo probabilmente qui a piangere qualche morto. Come avvenuto in altre città.

Nelle scorse settimane, la Caritas è stata oggetto di continue campagne denigratorie di esponenti politici ma anche di pesanti insinuazioni sulla stampa locale. A chi da fastidio quello che state facendo?Ho riflettuto a lungo su questo. Certe dichiarazioni sono mosse senz’altro da posizioni ideologiche ma c’è anche chi soffia sul fuoco della polemica perché vede nell’accoglienza dei richiedenti asilo un affare su cui speculare: 35 euro al giorno possono far gola a più di qualcuno. Se altri si assumeranno l’onere dell’accoglienza ai richiedenti asilo a noi andrà benissimo: purchè vengano rispettati i criteri fondamentali per una buona accoglienza, rispettosa della dignità delle persone. In primavera scadrà la convenzione fra Prefettura, Mosaico e Caritas e verrà indetta una gara per la gestione: chi sarà interessato potrà tranquillamente farsi avanti.

Perché questa gara non è stata fatta in precedenza? Perchè è stato scelto il Consorzio “Mosaico”m per gestire questa fase?La domanda andrebbe rivolta alla Prefettura. Chiariamo, ancora una volta, che la convenzione stipulata fra Prefettura, Mosaico e Caritas stabilisce la natura emergenziale dell’accordo, stipulato “nelle more” dell’attuazione di una gara apposita. Tant’è che la stessa convenzione, scaduta lo scorso 31 dicembre, è stata rinnovata per soli tre mesi, sempre in attesa della gara. Meccanismi che sono previsti dalle leggi vigenti. La scelta del “Mosaico” è stata effettuata dalla Prefettura sulla base della specifica esperienza di questo Consorzio nel settore socio-assistenziale e nella gestione di strutture di accoglienza: si tratta, non dimentichiamolo, di una realtà storicamente radicata nel territorio che gestisce numerosi appalti in vari comuni come quello di Gorizia e con l’Asl Isontina. Fra la Caritas ed il Mosaico è in atto da diversi anni una collaborazione proficua a favore di persone svantaggiate.

Perché è stata scelta una ditta di Foggia per fornire i pasti?La Convenzione fra Prefettura, Mosaico e Caritas era immediatamente operativa. Il Mosaico ha dovuto quindi richiedere preventivi e la disponibilità a fornire i pasti sin dal giorno successivo alla sottoscrizione a diverse aziende operanti sul territorio: l’unico disponibile ad attuare da subito il servizio è risultato l’attuale fornitore che ha sede legale a Foggia, sede operativa a Gradisca e che già fornisce il Cara.

Il consigliere provinciale Franco Zotti, tramite la stampa locale, chiedeva notizie su un Zuttion, consigliere della cooperativa Mosaico…Sarebbe bastata una telefonata alla cooperativa Mosaico per ricevere subito una risposta esaustiva. E quello che ho fatto io e la risposta che ho ricevuto è la seguente: né nel consiglio di amministrazione del Mosaico né in quello delle cooperative socie del Consorzio risulta alcun Zuttion. Se Zotti è interessato alle statistiche sui cognomi, credo che il Mosaico potrà fornirgli quelli dei circa 450 soci delle varie cooperative. Magari potrà scoprire anche alcuni suoi omonimi…

Pare impossibile che oggi ci si possa occupare del prossimo se non lo si fa per interesse. In queste settimane la Caritas è stata oggetto di illazioni ed anche di pesanti attacchi del mondo politico e di parte della stampa locale. Non vi viene voglia di mollare tutto, visto che come dicevamo prima, il compito dell’accoglienza spetterebbe ad altri?Se rileggiamo la pagina evangelica della moltiplicazione dei pani e dei pesci, vediamo che i discepoli congedano la folla perché vada a mangiare. Ma Gesù vuole che siano proprio i discepoli a sfamare quelle persone. Dinanzi ai richiedenti asilo che bussano alle nostre porte, la reazione più logica ed umana sarebbe probabilmente quella di mandargli da chi dovrebbe, secondo le leggi dello Stato e gli accordi internazionali, prendersene cura. Però questi soggetti, spesso e per tutta una serie di motivi, non riescono a rispondere in maniera pronta ed adeguata a questa richiesta di aiuto e quindi siamo noi che che proviamo a sfamarli. Non dimenticando che il Signore si è identificato proprio in chi è affamato, forestiero… E se rileggiamo quelle pagine vediamo che la loro conclusione non ammette replica: “Via, lontano da me, maledetti perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato…”