Quale scuola per quale società?

Di scuola i media si sono occupati varie volte durante questa torrida estate, con un’attenzione però rivolta quasi esclusivamente ai problemi del personale scolastico, fra immissioni in ruolo, supplenze e mancanza di Dirigenti, piuttosto che a un serio dibattito sulle criticità del sistema di istruzione nazionale, oggetto di valutazioni e proposte contraddittorie ed estemporanee, senza un progetto di lungo respiro condiviso da tutti gli attori sociali sul tema dell’educazione come scoperta di sé, della realtà e del senso della vita. Un professore inglese, esperto di sistemi educativi comparati, studiando la situazione scolastica italiana, dichiara di avere “l’impressione di una barca che procede in ogni direzione contemporaneamente, senza un vero e proprio governo, in preda ad una frenetica agitazione che però non le consente di concentrare le forze verso una precisa destinazione”. La proposta conclusiva, in linea con le migliori tradizioni pedagogiche, è quella “di riconciliare la scuola italiana con la vita”, il che implica la centralità della relazione educativa piuttosto che l’enfasi su strumenti e tecnologie, la necessità di “maestri” motivati e credibili, capaci di suscitare interesse, passione, itinerari di ricerca, proponendo, contro il vuoto del senso, la cultura e le discipline come mappe per comprendere il mondo e partecipare consapevolmente al progresso materiale e spirituale della società. Nell’odierno scenario del continuo cambiamento e dell’incertezza, la scuola ha l’ineludibile compito di promuovere negli studenti lo sviluppo dell’identità personale, l’esercizio di autonomia e responsabilità, la costruzione progressiva di un progetto di vita, coerente non solo con interessi, attitudini e competenze, ma anche con valori di riferimento per orientare le scelte. Gli approcci educativi che prescindono da ogni rapporto con il bene e il giusto, limitandosi agli aspetti tecnici e alle opportunità del mercato del lavoro, “spiegano bene come diventare ingegneri, ma non dicono nulla su ciò che farà l’ingegnere: partecipare allo sviluppo di una regione sfavorita o formulare i piani per un dispositivo destinato ad annientare interi gruppi umani” (J. Guichard).In un contesto nazionale caratterizzato anche a livello scolastico da grandi disparità territoriali, il sistema di istruzione del Friuli Venezia Giulia presenta una serie di indicatori molto positivi per diversi aspetti: il tasso di dispersione scolastica (6,9%) è il più basso d’Italia e significativamente inferiore alla media europea;  la percentuale di NEET è di parecchi punti al di sotto della media nazionale; gli studenti della regione da anni ottengono risultati superiori alla media nelle rilevazioni sia nazionali che internazionali. Ma, aldilà delle statistiche, rimane aperto l’interrogativo “Quale scuola per quale società”, che sottende una richiesta di impegno collettivo per costruire nell’esperienza quotidiana, e non solo sulla carta, il patto educativo di corresponsabilità fra scuola e famiglia e reti territoriali idonee a fondare comunità educanti.Agli studenti e alle loro famiglie, a tutto il personale impegnato nel sistema di istruzione, un grande augurio perché l’anno che sta per iniziare sia davvero un percorso di relazione educativa, un’avventura di ricerca e scoperta, una tappa fondamentale nella formazione integrale di persone capaci di affrontare con speranza, responsabilità e creatività le sfide di una società dell’incertezza, complessa e multiculturale.

(*) referente Ufficio Pastorale scolastica diocesano